11 gennaio 2011

LE IMPOSTE E LE DUE TASCHE DEI CITTADINI


Per fortuna che non si sono messe le mani nelle tasche degli italiani! Fine anno e inizio di un nuovo anno; è il momento di tirare le somme su quanto abbiamo avuto in tasca nel 2010 e di fare il budget 2011 per i più precisi tra di noi. In tale operazione non ci può non suonare nelle orecchie uno dei leit-motiv più ripetuti dai nostri governanti, in linea con l’impostazione “markettara” secondo la quale a forza di insistere su un concetto esso diventa per incanto vero: questo governo ha affrontato la crisi senza mettere le mani nelle tasche degli italiani!

Alcuni dati usciti a cavallo tra il 2010 e il 2011 smentiscono clamorosamente tale asserzione. Innanzitutto a metà dicembre l’OCSE ha pubblicato i dati sulla pressione fiscale dei paesi membri, misurata dal rapporto tra valore delle imposte versate e PIL nel 2009; sulla base di tali dati, ampiamente ripresi dai quotidiani e dai vari commentatori, l’Italia si colloca ora al terzo posto tra i paesi membri per livello di pressione fiscale: siamo terzi dopo Danimarca e Svezia con il 43,5% del PIL, mentre la media dei Paesi OCSE è ben 10 punti sotto (33,7%). Se si tiene conto anche del sommerso il dato rettificato supera il 51% ed è anch’esso superiore a quello dell’anno precedente.

Tale dato dipende in gran parte dal forte calo del PIL del 2009 che è al denominatore rispetto al prelievo fiscale che è al numeratore del rapporto. Resta il fatto che un paese come il Belgio – da anni in crisi politica e istituzionale – ha nello stesso periodo ridotto di un punto la pressione fiscale e che le difficoltà economiche sono state comuni a tutti i paesi occidentali. Le voci – non provenienti peraltro da uomini di governo – sulla possibile introduzione di una patrimoniale per annullare il peso del deficit pubblico non ci rallegrano circa le prospettive future a partire dalla situazione odierna. In ogni caso gli impegni presi con gli italiani all’atto delle elezioni di ridurre le imposte sono stati clamorosamente disattesi dai partiti che le hanno vinte.

Per quanto riguarda gli aumenti di costi attesi per il 2011, stimati in almeno 1000€ a famiglia in media, una parte di essi è legata a incrementi riguardanti tariffe di servizi in concessione, cioè dipendenti da decisioni governative o regionali. Mi riferisco in primis ai trasporti ferroviari e, in particolare, quelli relativi ai pendolari il cui costo in Lombardia è stato aumentato del 10% in gennaio e lo sarà di un altro 10% in primavera, aumento dipendente dal rispetto di alcuni parametri di qualità. Ma anche i trasporti stradali graveranno di più sulle tasche degli utenti.

Le autostrade, infatti, aumenteranno in media di più del 6%, dopo un aumento di poco più del 2% deciso nel 2010. Assai più elevati della media sono tuttavia gli aumenti che riguardano autostrade riguardanti la Lombardia: spicca tra tutti la Torino – Milano, croce dei cittadini lombardi che per circa un decennio hanno affrontato tale tratta in condizioni penose per i lavori in corso senza che ciò impedisse anche in quel periodo la concessione di aumenti tariffari. Nel 2011 tale autostrada ha ottenuto, sulla base delle condizioni di concessione in corso, un aumento di oltre il 12%, dopo adeguamenti tariffari del 15% verificatisi nel 2010. In misura un po’ minore, ma sempre significativa, sono state aumentate le tariffe della tratta Milano – Napoli (+ 5,8%) e la Milano – Venezia (+7,6%).

Anche l’RC auto aumenterà in misura ancora da definire, mentre è atteso l’incremento del prezzo del biglietto ATM a Milano, preconizzato anche da rappresentanti dell’autorità locale per non essere da meno degli incrementi delle tariffe dei pendolari. Sulla base di tali dati, ancora provvisori, il cittadino che ragiona ha poco da consolarsi per le roboanti assicurazioni che gli vengono propinate dai membri del governo circa l’invarianza delle tasse pagate. Ciò che conta per lui è che la sua tasca è sempre più vuota per decisioni che direttamente o indirettamente toccano la responsabilità pubblica. Meditate gente, meditate.

Roberto Taranto



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