13 dicembre 2010

PREFERENZE, OLIGARCHIE E SOCIETÀ CIVILE


L’abbandono delle preferenze nell’elezione dei membri delle assemblee elettive ha comportato il consolidamento di oligarchie di partito. Esse esistevano anche prima, ma come effetto della democrazia dei partiti e non come oggi, come implicita legittimazione a rappresentare l’offerta politica e programmatica. Il candidato oggi riceve, per effetto della legge nazionale, un via libera alla cooptazione nel gruppo dirigente di partito che lo ha scelto, a seconda della collocazione che ha nella lista. Il cittadino quindi vota una fiducia incondizionata nell’oligarchia di partito che ha formato la lista, sia sul programma politico che sul modo in cui il candidato che verrà eletto lo applicherà.

Al cittadino si chiede quindi una adesione fideistica al comportamento di una oligarchia, che è destinata a perpetuarsi. Anche se ha poco successo, sarà difficile mandarla a casa. Non è quindi strano che a volte questa oligarchia si trasformi in comitato di affari, in chiesa laica, in fondazione, in gruppo etnico, culturale, spartivo etc. Curiosamente, questo sistema non si applica alle elezioni comunali. Che quindi sono fatalmente in contrapposizione con quanto detto prima. La contrapposizione, che deriva dalla pretesa di estendere un meccanismo oligarchico a una prassi che permette all’elettore di scegliere il candidato più adatto, a suo parere, ad applicare il programma della lista ha una conseguenza: il fiorire delle liste civiche in cui la subordinazione alle oligarchie di partito è meno rilevante.

Ma tutti i partiti hanno interesse a farsi guidare da una oligarchia? Certo, quelli che la trasformano in un comitato di affari, che devono tutelare la purezza ideologica, che sono comitati elettorali camuffati hanno assoluta necessità di non favorire l’ingresso della società civile in un sistema così minuziosamente definito. Ma tutti i partiti italiani sono fatti cosi? È qui che si innesta il sistema delle primarie nella politica italiana. Di primarie, con varie tipologie, se ne fanno molte nel mondo. Quelle italiane le fa solo il Partito Democratico, e le coalizioni di cui esso fa parte.

Perché le fa? A voi la risposta. Sta di fatto che però all’originale contenuto delle primarie come apertura alla società civile si è aggiunta una esibizione muscolare di militanti di varie forze, o di varie correnti. In altri termini, all’originaria centralità del candidato, del suo programma, della sua indipendenza di giudizio si è aggiunto un timbro di appartenenza. E allora la società civile si è sottratta da questa competizione non libera.

Il centro-destra di Berlusconi ha vinto così facilmente, quasi venti anni fa, perchè, tra l’altro, ha offerto a un Paese bloccato a uno stadio non più rispondente alle esigenze del periodo storico la possibilità di rivedere modalità di acquisizione del consenso, dinamica dei gruppi sociali, sistema economico, perfino rapporti nord-sud. Solo la scarsa consistenza culturale ed etica del “leader massimo-cavaliere-presidente operaio” ha generato le sue sconfitte, la degenerazione in pluralità di comitati di affari, la rinascita del localismo e della xenofobia.

Ma l’originaria carica di liberazione era una cosa seria! E il centro-sinistra, con molto ritardo, lo ha capito anche organizzando le primarie. Meglio tardi che mai! Ma siamo sicuri che alcuni esiti imprevisti delle primarie non nascondano difetti e colpe? Vendola ha vinto in Puglia e sta governando bene. Quindi, era l’uomo più adatto a competere con il candidato di centro-destra. Che importa se non aveva giurato fedeltà ad alcuno in Puglia? Anzi, spero che in futuro non giuri fedeltà ad altro che al suo programma.

Uno spirito maligno e burlone ha sicuramente convinto un’oligarchia di sprovveduti, a Milano, a violare la “par condicio” tra i quattro candidati a competere con la Moratti come Sindaco di Milano. Risultato: 1) La società civile non è venuta a votare (altro che 100.000 votanti!); 2) Voto giovanile scarsissimo; 3) Un confronto muscolare tra attivisti delle varie componenti del centro-sinistra milanese; 4) Non tutti gli elettori di una di queste componenti muscolari hanno votato il candidato che era stato loro consigliato (o imposto?); 5) L’architetto Boeri, un autentico esponente della società civile progressista e democratica milanese declassato a “apparatnik” (uomo di apparato) e quindi condannato a perdere; 6) L’Avv. Pisapia, candidato eletto dovrà ora creare il legame e avere il gradimento della società civile. Questo doveva avvenire prima, e non dopo!

Essere liberi di scegliere costa l’abbandono dell’arroganza dell’oligarca, ma rende il rispetto, la simpatia e l’adesione della società civile. In fondo, era banale. Una volta, gli oligarchi erano gli altri, e le componenti che oggi si riconoscono nel centro-sinistra stavano sul territorio. Cosa oggi è cambiato? C’e’ bisogno di aria nuova!

Bruno Rindone



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