13 dicembre 2010

CRONACHE DI UNA PROTESTA ALL’OMBRA DELLA MADONNINA


Le piazze della nostra città si sono riempite di giovani. In questo vortice di proteste e di manifestazioni l’immaginario collettivo ha lasciato spazio a luoghi comuni sui “formidabili” anni del sessantotto. Eppure, nonostante le differenti motivazioni storiche il risultato visibile è stato simile: tanti studenti e ricercatori hanno affollato per settimane strade, stazioni, luoghi del sapere e della cultura.

Milano è uno dei maggiori poli universitari d’Italia e d’Europa. Tra gli atenei di questa città si svolge un segmento importantissimo della formazione e della ricerca italiana. Eppure, nonostante la realtà oggettiva, nemmeno i responsabili dei governi locali hanno saputo mettersi in relazione in maniera efficace e costruttiva con questa risorsa. Una riforma inadeguata unita alla solitudine istituzionale hanno saputo creare una miscela di risentimento esplosa nelle vicende che hanno caratterizzato la cronaca nazionale per oltre un mese.

La nostra città è infatti in agitazione in modo evidente da mercoledì 17 Novembre. Quel giorno, da diversi anni, si festeggia la giornata mondiale per il diritto allo studio e quest’anno, come in molte altre città d’Italia e del mondo, anche Milano si è colorata di striscioni e bandiere. La giornata non è casuale, infatti, il 17 Novembre del 1939 le proteste dei giovani cecoslovacchi che si opponevano alla guerra furono messe a tacere dalla violenza nazista e nello stesso giorno d’autunno del 1973 la stessa sorte toccò agli studenti greci massacrati dai carri armati del regime. Il 17 Novembre 2010 a Milano trentamila giovani hanno sfilato per le vie cittadine e la manifestazione è arrivata al provveditorato degli studi in via Ripamonti. Lungo il tragitto è stata presa di mira una scuola paritaria, il liceo artistico Giovanni XXIII, in corso Porta Vigentina, oggetto di un fitto lancio di uova, petardi e due bombe carta scagliate nel cortile dell’istituto.

Nemmeno dieci giorni dopo, nella notte tra il 25 e il 26 Novembre una trentina di ricercatori è salita sul tetto, una sorta di terrazza, in via Celoria per protestare contro i tagli all’istruzione. Hanno esposto alcuni striscioni e sono stati raggiunti dagli studenti che la mattina del 25 Novembre hanno attraversato in corteo le vie del centro. Protesta, quella di via Celoria, interrotta il 28 Novembre. Il giorno successivo, lunedì 29 Novembre, grazie all’appoggio di alcuni Consiglieri Comunali di opposizione è stato esposto uno striscione, insieme ai ricercatori di fisica, sulla facciata di Palazzo Marino con scritto: “Si a una riforma, no al DDL Gelmini”. Poche ore più tardi un presidio in Piazza San Babila ha dato vita a un corteo diretto in Via Festa del Perdono, sede dell’Università degli Studi di Milano.

La città meneghina, insieme a molte altre città italiane. è tornata a colorarsi il 30 Novembre, in occasione della votazione alla camera del DDL n.1905, sulla riorganizzazione del sistema universitario nazionale. Una giornata che non verrà dimenticata tanto rapidamente iniziata con il blocco di alcuni snodi centrali della città: da viale Monza alla zona circostante la stazione Garibaldi. Striscioni colorati e slogan contro la Gelmini sono stati scanditi dagli studenti e da alcuni ricercatori precari in corteo. Sono state occupate poi per alcuni minuti le stazioni Cadorna e Garibaldi e nel pomeriggio, uno degli otto cortei ha tentato un’irruzione a Palazzo Marino e all’Assessorato alla Famiglia Scuola e Politiche Sociali di largo Treves. Oltre cinquemila studenti, senza una meta, si sono scontrati con la polizia in diversi punti della città, specialmente in via dell’Orso. Infine è stato occupato il tetto di un edificio dell’università Bicocca e i binari della stazione Greco.

Nonostante le proteste e nonostante la difficile discussione, durante la quale il Governo è stato messo in minoranza più volte, il DDL è stato approvato dalla Camera e ora deve tornare al Senato, ma grazie all’intervento della Senatrice Anna Finocchiaro la discussione è slittata a dopo il 14 Dicembre. Insomma, il futuro di questo DDL ora appare ora incerto almeno tanto quanto il futuro di questo governo.

A partire dall’approvazione le proteste non si sono placate. Nei giorni seguenti si sono svolte numerose assemblee, presidi, occupazioni di facoltà e aperture notturne di sedi universitarie. Il 2 Dicembre ad esempio, gli studenti e i professori di Brera si sono riuniti in assemblea. Indetta dal direttore Gastone Marian nell’assemblea si è discusso e dibattuto sui problemi e sullo stato dei lavori per l’antica Accademia di Belle Arti a fronte dei tagli operati dal Governo. Gli studenti hanno poi organizzato un girotondo sulle strisce pedonali, fra via Manzoni e via Verdi. Il gruppo ha poi tentato di raggiungere piazza Duomo in corteo ma gli è stato impedito dalla polizia: gli studenti hanno comunque raggiunto la piazza in piccoli gruppi e hanno iniziato a dipingere.

Di diversa radice politica sono stati invece gli scontri alla Prima della Scala, il 7 Dicembre, dove non più di un centinaio di studenti legati a diversi collettivi hanno manifestato contro i tagli alla cultura e all’università. Durante la carica sono stati esplosi alcuni petardi dagli studenti e lacrimogeni dalle forze dell’ordine e si sono contati una decina tra contusi e feriti. Il 10 Dicembre, durante lo sciopero del trasporto pubblico, centinaia di studenti delle scuole superiori di Milano si sono mossi in corteo da largo Cairoli. In testa alla manifestazione uno striscione con scritto: “Fascismo, razzismo, mafia e bunga bunga. Sedici anni di berlusconismo possono bastare. Blocchiamo tutto. Mandiamo tutti a casa”. Il corteo ha attraversato il centro di Milano.

In questo vortice di proteste e manifestazioni, il voto alla Camera fissato per il 14 Dicembre cade pesante come un macigno sulle teste dei protagonisti di queste vicende. In questi giorni abbiamo assistito a una sommatoria dei problemi all’interno dei cortei: dal diritto allo studio, al DDL Gelmini, agli scandali del berlusconismo, alla strage di piazza Fontana. Se dalla discussione parlamentare di queste ore non dovesse emergere la crisi dell’attuale Governo, visto lo scollamento ormai evidente dal paese reale ai fatti legati alla compravendita degli ultimi giorni, questo sarebbe un ulteriore, forte motivo per riportare tutti nelle piazze e questa volta con conseguenze inedite. Senza contare l’esito di un’eventuale approvazione del DDL in questione.

Giorgio Uberti



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