19 luglio 2010

NEL PARCO SUD CI VUOLE ARIA NUOVA. PODESTÀ DEVE SCANSARSI PER LASCIARLA ENTRARE


 

Che il parco Sud soffra di eccessiva inerzia, è da tempo la denuncia dagli ambientalisti: a vent’anni dalla sua istituzione, la struttura del parco continua a essere sguarnita, gli interventi si attuano a rilento, la valorizzazione dell’agricoltura è ancora un pio desiderio, domina il potere di veto esercitato dalla grande proprietà immobiliare. Questi sono solo alcuni degli aspetti da affrontare prima di parlare di una revisione dei confini del Parco, come ha fatto Podestà in questi giorni.

D’altro canto, appare invece un buon proposito quello, messo nero su bianco dal PGT di Milano, di un forte intervento sulle aree agricole con la loro acquisizione al patrimonio pubblico: un tentativo generoso ma forse un po’ troppo sovietico, per rispondere al ricatto della proprietà fondiaria che impone contratti capestro ai conduttori agricoli e poter avere sempre mani libere e sfruttare ogni opportunità di valorizzazione immobiliare.

Ma la ‘pubblicizzazione’ dei terreni agricoli, con quello che ne consegue in termini di generazione di diritti volumetrici in città, non è l’unica modalità possibile: ci si potrebbe concentrare su un progetto di valorizzazione delle aree e delle aziende agricole maggiormente sussidiario, per far sì che esse divengano facilmente accessibili e fruibili dai cittadini in cerca di spazi verdi e di buon cibo: non è così fondamentale che le aree agricole – aree di verde produttivo, condotte da imprese private – divengano proprietà del demanio civico, se le regole d’uso del suolo sono chiare e rigorose e se, contestualmente, il pubblico interviene per dotarle di quel tanto che serve a permettere alle aziende di sviluppare la loro vocazione ricettiva, ricreativa e di ristorazione, anche promuovendo la formazione degli operatori. E per far questo non serve il cemento invocato da Podestà: basta qualche filare che ombreggi la viabilità campestre, qualche siepe o boschetto che diversifichi il paesaggio, un progetto coordinato di segnaletica, comunicazione e percorsi. E qualche intervento, un po’ più robusto, di arredo urbano e riqualificazione delle ‘porte’ di comunicazione tra città e parco, spesso margini urbani degradati e decisamente bisognosi di risanamento.

Parlare di ‘nuova aria’ al Parco Sud, per usare il termine impiegato da Podestà, significa affrontare il conflitto d’interesse che in questi giorni appare in tutta la sua gravità: Podestà è insieme presidente sia del Parco che della Provincia che controlla Serravalle, con le sue autostrade destinate a vandalizzare il parco che poi la stessa persona, in veste di Presidente del Parco, dovrà approvare. Il parco deve operare sul territorio dei 61 comuni che ne fanno parte, ma Podestà guida una provincia che vive in modo competitivo il proprio rapporto con il capoluogo, che è uno dei 61 comuni e anche qualcosa di più, visto che la sua popolazione è il principale bacino di ‘domanda di parco’. C’è bisogno di aria nuova al Parco Sud: Podestà per questo deve dare un segnale, spostandosi dalla presa d’aria. La stessa cosa hanno fatto altri, prima di lui, trasferendo le deleghe del Parco a un assessorato diverso dalla Presidenza. Non basterebbe a cancellare il conflitto di interessi, ma sarebbe un segnale nella direzione giusta.

 

Damiano Di Simine



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