8 giugno 2010

VERSO LE PROSSIME AMMINISTRATIVE


Majorino ha iniziato per tempo a dare alcune indicazioni su quello che dovrebbe fare il PD milanese in vista delle prossime elezioni. Bene parlare di cambiamento radicale e soprattutto porre delle domande alle quali è necessario dare delle risposte. Premesso che la prospettiva dovrebbe essere una lista civica che, come già fatto a Sondrio e Lecco, città senz’altro più difficili per il centrosinistra, cerchi di dialogare il più possibile con la città. Qui si pone il problema più grosso dal punto di vista del rinnovamento per il PD, cioè decidere chi a Milano si vuole rappresentare. In questa città ci sono diverse forze sociali, se è appropriato usare questa terminologia, composte da piccole e medie imprese, professionisti e aziende di servizi, ai quali nessuno ha dato risposte sullo sviluppo della città. Tanto per fare esempi banali gli affitti degli immobili soprattutto in alcune zone, i subappalti per l’Expo, la mobilità che per molte attività sta diventando un costo.

Sono pezzi di società che cercano un interlocutore politico che li possa almeno ascoltare. Apparentemente gli unici che dialogano sono i rappresentanti del centrodestra su un generico discorso fiscale e antiburocratico a parole, ma quando si restringe la redditività un generico discorso antifisco lascia il tempo che trova. In compenso, nel centrosinistra c’è ancora chi pensa che l’autonomia professionale e l’impresa siano malattie sociali, non comprende che il pericolo è l’individualismo, l’isolamento e la mancanza di visione sociale. La solidarietà nuova la si deve trovare sul territorio e nel merito di ciò che si fa. La vecchia solidarietà era assistenziale e redistributiva. Ma questo non è più il tempo di distribuire ma di dire come fare a creare valore.

Dunque troviamo un candidato, cosa non facile e facciamo delle primarie solo se vere. Plebisciti o investiture mascherate purtroppo fanno parte del dna di questo paese. Un altro tema sul quale non possiamo non dare una risposta è quello della sicurezza.

Spesso sento dire nei circoli che il vero problema è la sicurezza stradale e sul lavoro, per il primo caso è vero, a Milano la cosa più pericolosa è attraversare sulle strisce, credo però che una battaglia su questo non sposterebbe nemmeno un voto, sulla seconda -un po’ meno retorica -molti infortuni sul lavoro sono incidenti stradali classificati così perché avvenuti “in itinere” verso o da il posto di lavoro, e molti sono lavoratori autonomi che scelgono il rischio per libera scelta. La sicurezza sarà sempre il nostro punto debole, specialmente quando la si collega all’immigrazione, perché su alcuni principi non si negozia. Grandi presidenti democratici americani come Lyndon Johnson furono messi in difficoltà sulla sicurezza più che sulla guerra in Vietnam.

Johnson diceva che su alcuni principi i democratici dovevano fare delle scelte che gli avrebbero fatto perdere le elezioni per 20 anni, noi perdiamo già da 20 anni. Per cui affrontiamo il problema sicurezza in maniera razionale e con rigore facendo però riferimento a principi di solidarietà. L’importante è saperlo. Penso che società civile sia disposta a mettersi in gioco dipende se il PD ha intenzione di mettere la faccia a disposizione della città invece che a qualche potere “quasi”forte.

 

Massimo Cingolani

 


 



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