10 maggio 2010

MOBILITA’ PEDONALE PER TUTTI ?


La vivibilità degli spazi urbani è un argomento complesso, parte di una problematica che ha assunto un’importanza strategica a livello internazionale: considerare il pedone come attore principale della scena urbana, e pensare la città in sua funzione. I pedoni sono utenti “deboli”, la cui sicurezza in città è costantemente in pericolo, ma contemporaneamente la loro presenza incrementa la sicurezza delle aree frequentate. Le esigenze dei pedoni sono variabili a seconda dell’età, delle abilità fisico-percettive, del personale approccio psicologico e culturale alla fruizione della città. Deboli siamo più o meno tutti a seconda delle diverse fasi della nostra vita, ma sempre aspiriamo a muoverci in autonomia. Soprattutto per gli anziani, i bambini, le persone cieche e ipovedenti, mobilità autonoma significa la possibilità di orientarsi, ossia avere la capacità soggettiva di conoscere la propria collocazione nell’ambiente in senso assoluto e rispetto al punto di partenza e a quello di arrivo: è un complesso processo cognitivo-percettivo di raccolta ed elaborazione d’informazioni sensoriali provenienti dall’ambiente e dal proprio corpo.

Si pensi anche agli stranieri, i quali hanno bisogno di riferimenti legati a diversi “backgrounds” cognitivi e culturali, per orientarsi. Quali sono le soluzioni progettuali adottate per favorire quest’orientamento nella nostra città? Riferimenti utili sono i materiali usati per la pavimentazione: si è sperimentato che quando vengono utilizzati materiali poco percettibili in presenza di minimi dislivelli, si creano situazioni di rischio. I progettisti potrebbero usare almeno sei diversi codici (colore, pezzatura, etc), ma in realtà questi non vengono utilizzati per differenziare funzioni diverse e ostacoli, ma lasciati al gusto estetico.

In Ergonomia per mobilità autonoma s’intende la possibilità di spostarsi nell’ambiente senza che sia necessario uno sforzo psico-fisico di adattamento eccessivo rispetto ad abilità umane che possono essere molto diverse: la potenzialità di cammino diventa il comune denominatore. Quante scale mobili e ascensori si vedono negli spazi urbani della nostra città, quanti mezzi elettrici per gli spostamenti all’interno delle aree commerciali e pedonali?

In questi giorni si parla del progetto di Renzo Piano, di rendere più attrattivo e vivibile un percorso che è già gradevole e fruibile, ma come mai non si parla di dare continuità al percorso, di ridisegnare le pericolose interruzioni, di prolungare il network da piazza Castello a Corso Sempione, e da Corso Garibaldi a Via Paolo Sarpi? Non abbiamo aree pedonali sufficientemente vaste, gli interventi di moderazione del traffico sono limitati, Milano non è conosciuta come una città facile per i pedoni: siamo ancora lontani dalla realizzazione di una rete di percorsi sicuri casa-scuola, di piste ciclabili, di “greenways”.

È interessante osservare anche come in mancanza di adeguati manufatti, sia frequente l’uso improprio degli elementi costitutivi lo spazio pubblico: come i gradini, i dissuasori di sosta e i parapetti alle fermate dei mezzi pubblici siano spesso utilizzati per il riposo, e popolati da turisti affaticati o da giovani, che eleggono determinati luoghi come loro punto di ritrovo. È interessante notare come sia difficile trovare una panchina o sedile in città con un bracciolo, dettaglio che aiuterebbe diverse persone a sedersi e alzarsi con maggiore agevolezza. Di questi temi abbiamo trattato anche nel Laboratorio di Progettazione Architettonica e Urbana del Prof. Alberico B. Belgiojoso, con il corso integrativo “Aspetti economici del costruire: l’approccio Design for All”. Design for All è un approccio inclusivo adottato dalla Comunità Europea, a livello internazionale si parla sempre più spesso di fruibilità per tutti.

Le soluzioni progettuali non devono fornire necessariamente risposte a tutti i bisogni, ma sono articolate in termini di compatibilità con le esigenze del maggior numero di persone possibili. Gli aspetti economici di quest’approccio sono evidenti: basti pensare a quanto sia più economico progettare e realizzare subito ambienti “for all”, anziché adattare a posteriori l’esistente con soluzioni speciali (quali montascale o percorsi tattili) o anziché realizzare spazi riservati (quali bagni per disabili).Questo è particolarmente d’attualità specie nel settore turistico-ricettivo, anche in vista di Expo 2015, in occasione del quale progettisti e decisori saranno chiamati a realizzare nuovi ambienti e infrastrutture che dovranno essere pensati in particolar modo tenendo conto di un afflusso di un considerevole numero di persone, soprattutto stranieri.

Nella giornata del FAI ho visitato il nuovo parco del Portello, non ancora aperto al pubblico: la bella collina disegnata dall’arch. inglese Charles Jencks, un “view point” notevole, ha una ripida rampa a spirale con pavimentazione in ghiaietto non agevole per persone con difficoltà motorie o con passeggini: com’è possibile che in un luogo che sarà aperto al pubblico, di nuova realizzazione, ci sia una rampa in deroga alla normativa vigente? Mi ricorda un amico che, molto prima che si parlasse di ovovia per il discusso ponte veneziano di Calatrava, con bellissime quanto sdrucciolevoli pedate in vetro, ha chiesto come mai tale ponte non fosse progettato in modo da essere accessibile anche alle persone in carrozzina: Calatrava gli ha risposto che non era fatto per loro!

 

Isabella Tiziana Steffan



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