12 aprile 2010

FUORISALONE E DESIGN. MILANO CITTÁ APERTA


Sono due le occasioni nelle quali Milano sogna di essere grande: la settimana della moda e la settimana del design. Ciò che queste due settimane hanno in comune è l’essere da anni il fiore all’occhiello dell’amministrazione comunale, per il resto sono due eventi profondamente diversi fra loro. Entrambe sembrano rispecchiare le due anime della città: una ricca ed esclusiva, l’altra aperta e coinvolgente.

Se il grande circo della moda non portasse con sé un incredibile incremento del traffico e di belle ragazze che sfilano sui nostri marciapiedi, un normale cittadino difficilmente riuscirebbe a percepire un’atmosfera diversa dagli altri giorni. La Moda, in un certo senso, non fa che dar credito alla cattiva fama di Milano: la città nei giorni delle sfilate non offre ai cittadini la possibilità di sentirsi parte attiva di questo grande evento, così importante per le casse del Comune. Tutte le iniziative della “fashion week” hanno come destinatario un pubblico ben preciso, esclusivo, ricco. In quest’occasione la città si dedica completamente ai VIP che possono indossare i capi firmati dai grandi stilisti, raccogliendosi attorno ai pochi, lasciando fuori i molti. Il cittadino non è “invitato” a partecipare. L’aspetto migliore dell’essere una delle capitali del fashion è l’aumento dell’offerta di lavori ben pagati: la settimana della Moda diventa per i giovani milanesi una sorta di gallina dalle uova d’oro, portando con sé l’opportunità di diventare pony express, driver, o maschere per l’intera durata dell’evento. Sono “lavoretti” a breve scadenza, ma sono tanti i ragazzi che approfittano di quei giorni per racimolare qualche risparmio.

Nei giorni del Fuorisalone e del Salone del Mobile (quest’anno dal 13 aprile il Fuorisalone e dal 14 il Salone fino a lunedì 19) emerge una Milano completamente diversa. La città viene scossa dalle centinaia di eventi organizzati su tutta la sua superficie: dall’esposizione a Rho-Fiera (più di 300000 visitatori nel 2009) alla “zona Tortona”, a Brera, passando per i Navigli, piazza Ventiquattro Maggio, fino a Lambrate. Per le strade, ogni anno, si riversano centinaia di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo, la città si offre a chiunque la voglia scoprire e si apre a chiunque la voglia arricchire. Luoghi chiusi al pubblico durante l’anno diventano location perfette per ospitare esposizioni e aperitivi low-cost aperti a tutti, senza che sia necessario alcun invito. I giovani hanno la possibilità di vivere la propria città in modo differente, come se non si trovassero nello stesso posto di sempre. Quando Milano ospita quest’evento, si ha la sensazione che ci venga mostrato ciò che la città potrebbe essere: una città aperta, stravagante, senza pregiudizi, libera.

La settimana del design è, oltretutto, un’importante occasione per molti studenti: grazie a iniziative come That’s Design (evento di Fuorisalone che ospita le più importanti scuole internazionali di design) i ragazzi hanno la possibilità di mettersi in gioco e di esporre i propri progetti in uno spazio a loro dedicato. Da ricordare anche i giovani fotografi “arruolati” da Fuorisalone.it che dispongono del sito internet per mostrare la settimana del design vista dalla loro prospettiva. Sono lavori non pagati dai quali, però, possono nascere serie opportunità professionali per il futuro, una merce sempre più rara che in pochi sono disposti a offrire.

In questa bella atmosfera di cooperazione generale si segnala un unico neo, che ci riporta alla mentalità un po’ ottusa e provinciale della Milano del resto dell’anno. A riconsegnarci alla realtà di tutti i giorni è la decisione del Politecnico di Milano di non sospendere le lezioni per gli studenti di design durante questa settimana, privandoli così di una grande occasione di arricchimento del proprio bagaglio culturale e professionale. La curiosità è che il Politecnico collabora con alcune iniziative del Fuorisalone. Oltre al danno anche la beffa.

Giovanni Zanchi



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