23 marzo 2010

DOMENICA NON FACCIAMOCI DEL MALE


La tentazione è forte: domenica li mandiamo tutti a quel Paese e ce ne stiamo in casa, non facciamo nemmeno lo sforzo di andare al seggio per depositare una scheda bianca: quella sorta di sberleffo che l’elettore, consapevole del voto diritto/dovere, riserva a una classe politica per la quale non prova alcuna stima, della quale non condivide né le idee né il modo di fare. E se lo meriterebbero a conclusione di una campagna elettorale senza mordente, senza confronti e senza veri messaggi. Questa volta come mai prima d’ora i partiti e i candidati chiedevano agli elettori di guardare altrove, non certo ai problemi che dovrebbero riguardare le amministrazioni regionali per le quali siamo chiamati al voto.

Il livello della Regione da questo punto di vista è il peggiore perché è intermedio, a metà strada tra le elezioni politiche nazionali e quelle comunali: le une sentite come la sola vera espressione delle opzioni ideologiche e le seconde come l’unico rapporto reale tra amministratori e amministrati. Dunque, tutti a guardare altrove, al livello superiore, quasi un vero e proprio referendum per scegliere tra l’attuale governo e la sua opposizione: spesso, da una parte e dall’altra, con candidati presi a lanciare messaggi tanto vaghi quanto poco entusiasmanti. Non parliamo poi dei programmi di coalizione o di partito: assenza totale. Per gli elettori di sinistra, per i milanesi in particolare, un “trattamento di favore” da parte della dirigenza nazionale: se avevamo il dubbio di essere una provincia della periferia dell’impero, oggi ne abbiamo la certezza. Penso in particolare alla manifestazione di sabato 13 ultimo scorso in largo Cairoli sulla legalità: nemmeno un leader a livello nazionale.

Possiamo essere grati a Carlo Smuraglia, presidente dell’ANPI, per le sue parole pronunciate dal palco e agli altri meno noti: per il resto un megaschermo in collegamento con Roma. Insomma la partita l’abbiamo vista alla televisione del bar. Milano si meritava di più. Se non ne siete convinti riguardatevi la rassegna stampa locale di domenica 14, andate su YouTube e cercate i rarissimi video, una manifestazione, quella di Milano, che non ha lasciato traccia di sé. Ci siamo consolati con don Ciotti una settimana dopo.

Allora, amici della sinistra, malgrado tutto dobbiamo andare lo stesso a votare perché il nostro voto ha due valenze, una nazionale e una squisitamente interna. Sul significato nazionale non sto a sprecar parole ma sul piano locale qualcosa va detto. Dobbiamo votare per non far scomparire per sempre la sinistra a Milano, per non toglierci la possibilità di tornare al governo della città alle prossime comunali, per difendere il nostro territorio dalla destra e dalla Lega. Comunque vadano le cose, il voto strettamente milanese deve essere un segnale che la sinistra milanese esiste malgrado la sua dirigenza, malgrado il disinteresse romano, malgrado tutto.

Comunque vada poi dovremo fare i conti dentro il PD e fuori, con un impegno e una mobilitazione veri, non il fantoccio di modeste comparsate televisive tra reti locali, nazionali e internet. Buon voto! A dopo.

LBG



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