23 marzo 2010

LA COMMISSIONE PER IL PAESAGGIO


Il Presidente della Commissione per il Paesaggio, nei recenti incontri tenuti con gli operatori del mondo delle costruzioni ha sempre iniziato i suoi interventi con una pesante critica sulla qualità dei progettisti, illustrando in seguito il programma di lavoro della Commissione: il “Manifesto degli indirizzi e delle linee guida della Commissione per il Paesaggio del Comune di Milano.”

Sull’iniziale reprimenda verso i progettisti, (sulla sostanza della quale sono parzialmente d’accordo, mentre non lo sono sulla sua virulenta esposizione), il Presidente dimentica due aspetti: il primo è che il campo dei progettisti è, come formazione culturale, caso unico in Europa, di provenienza quantomeno eterogenea; il secondo è che a Milano la Facoltà di Architettura ha la responsabilità di aver formato una classe di architetti in cui alla quantità, non corrisponde un analogo livello di preparazione professionale.

Il programma di lavoro da’ l’impressione di essere stato scritto da più mani non sempre in coerenza tra loro, generando un’evidente incertezza su quale disciplina, tra Architettura e Urbanistica, (e questo è il problema) sia più importante per ottenere una buona qualità del disegno urbano. Per avere una bella città.

Per capire partirei dal passato, e dalla constatazione della disastrosa espansione delle città nel dopoguerra: periferie dove manca del tutto il disegno della scena urbana e dove, anche se esistono decorose architetture, queste non sono sufficienti a garantire ai siti dove sono collocate la qualità urbana della città.

Il problema è che la legge Urbanistica del 42, all’articolo 13 del Titolo secondo, indicava che l’attuazione dei Piani Regolatori doveva avvenire “esclusivamente” tramite i Piani Particolareggiati Esecutivi (PPE) predisposti dalle Amministrazioni Comunali. Ebbene, tutti i Comuni Italiani indistintamente hanno violato questa normativa, lasciando che la più parte del territorio si espandesse senza un disegno prestabilito.

Il perché di questa “debacle urbanistica” nazionale si può spiegare con la cronica inefficienza delle Pubbliche Amministrazioni nel garantire agli operatori la predisposizione e l’approvazione dei PPE in tempi ragionevoli. Fino al punto di spingere gli stessi operatori ad accontentarsi, per costruire subito, di volumetrie modeste e di ristrutturazioni alla “meno peggio” delle costruzioni esistenti per non affrontare i tempi biblici, e comunque sempre incerti, dei PPE.

Da queste considerazioni emerge che la città può avere buone possibilità di essere piacevole, come imponeva la Legge Urbanistica del 42, solo se realizzata attraverso i PPE, ma dobbiamo anche constatare che l’architettura di qualità non è sufficiente a riqualificare da sola un paesaggio indistinto e non è comunque indispensabile per la qualità di un buon PPE.

Applicando questi principi al nuovo PGT di Milano, la Commissione del Paesaggio si troverà sul tavolo progetti singoli o PPE.

Nel primo caso lo strumento necessario per valutare il progetto singolo dovrà essere la “Contestualizzazione “, documento dove il progettista racconterà la genesi del progetto e indicherà le scelte fatte per inserire al meglio il nuovo edificio nell’esistente. Elementi da valutare saranno: storia del sito, ricerca degli allineamenti, morfologia edilizia prevalente, dimensione del lotto edificabile, materiali e colori delle costruzioni circostanti. I dettagli delle facciate, quando la Contestualizzazione è corretta, non sono importanti.

Nel secondo caso, e cioè nei Piani Esecutivi, sarà determinante dapprima la “Continuità” con il tessuto edilizio circostante e poi la formazione di una nuova Scena Urbana con la valorizzazione di preesistenze naturali, edifici storici o di particolare valore, creazione di cortine edilizie utilizzando anche varietà tipologiche, formazione di fondali e prospettive, con l’utilizzazione di tutte quelle opere minori, ma decisive per la qualità urbana, come le stazioni metrò, i corpi tecnici dei parcheggi interrati, le cabine elettriche, gli spazi vuoti destinati all’incontro, le fontane, i monumenti, i gazebo, le edicole, le alberature e le aiuole.

Per concludere direi che il compito della nuova Commissione del Paesaggio per migliorare il disegno della città è di non insistere sui dettagli architettonici dei progetti singoli, sui quali oggi sembra accanirsi in modo particolare, in favore di una convincente “Contestualizzazione” del progetto, e di esaminare a fondo i Piani Esecutivi, cercando in essi la “Continuità” con il tessuto edilizio circostante e spronando l’operatore a non pensare solo al più redditizio sfruttamento edilizio ma ad affrontare con generosità l’impegno a creare un dignitoso brano di città arricchendolo anche con opere minori.

 

Gianni Zenoni

 


 



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