29 maggio 2018

MILANO CELEBRA 20 ANNI DI GIUSTIZIA RIPARATIVA

La cronaca quotidiana è un segnale allarmante


Bramante_20Una giornata di studio e approfondimento con esperti internazionali a Palazzo Marino per tirare le fila del triennale progetto ‘Mediando’ e più in generale per celebrare vent’anni di ricerca e sperimentazione di laboratori di giustizia riparativa nelle politiche educative del Comune di Milano. È stata tracciata una strada a favore di un investimento collettivo sul legame sociale, da coltivare fin dalla più tenera età. I diversi attori si sono spesi e misurati con audacia sui temi della mediazione e della soluzione del conflitto: ne parla con orgoglio la vicesindaco Scavuzzo, che sottolinea l’impegno profuso a continuare la tradizione ambrosiana sul tema della giustizia, centrale nelle politiche educative e di welfare dell’ente locale. Un investimento educativo che fa di Milano una città di eccellenza, che si impegna fin d’ora a rilanciare nuove azioni di mediazione e riparazione anche nell’ambito del VII piano dell’infanzia e dell’adolescenza.

Due i livelli di intervento dell’attività di mediazione: quello della prevenzione nelle scuole con azioni che hanno lo scopo di aiutare i giovani a affrontare situazioni di conflitto e a riparare comportamenti disfunzionali, antisociali, trasgressivi e di offesa, bullismo e cyberbullismo nei confronti di coetanei. E quello della presa in carico delle situazioni più complesse in relazione a condotte devianti e a reati suscettibili di particolare allarme sociale, lavorando in una logica di costruzione di nuovi patti di cittadinanza all’interno del Centro per la Giustizia riparativa e la Mediazione Penale, del Comune di Milano, avviato nel 1994 e coordinato dal prof. Adolfo Ceretti.

Il conflitto a scuola, e più in generale nella vita, non va negato, ma utilizzato come risorsa e occasione esperienziale; è un elemento di crescita e di evoluzione, pertanto è compito educativo degli adulti aiutare i bambini fin dall’infanzia a litigare bene e a stare nella tensione relazionale con autoregolazione emotiva. Adulti educatori e genitori devono essere attenti a individuare e interpretare i bisogni educativi, a rielaborare il senso dei comportamenti e a progettare attività riparative; i mediatori non devono avere un ruolo eccessivo, né esercitare troppo controllo, ma prendere per mano e accompagnare.

Dal conflitto alla riparazione. Come vasi che si rompono e con la tecnica giapponese vengono riparati con fili d’oro: sono forse più belli di prima, ma diversi. Lo stesso vale per la riparazione di un torto, di un danno o di un reato subito. Giustizia riparativa è ricucire una ferita e responsabilizzare chi ha procurato quella ferita. L’odio è una palla al piede! E’ cruciale cercare di fare emergere i vissuti di disagio e di dolore, ‘fare giustizia’ anche in modo informale, creando capacità, spazi e condizioni per l’ascolto e la catarsi, per la presa in carico sia della vittima sia dell’autore dell’offesa o del reato.

Dal micro conflitto all’atto di violenza vero e proprio la giustizia riparativa induce a saper alzare lo sguardo, a saper accogliere l’altro con rispetto e senza pregiudizi, con linguaggio mite, al formarsi del”noi”, nella ricerca di soluzioni che sappiano guardare avanti e non indietro, senza gettarsi nel chiuso del rancore e del livore. Le pratiche di giustizia riparativa vanno incoraggiate e estese, applicate in maniera diffusa, a partire da questo magistrale esempio di lavoro di rete poliedrico sul territorio che tanti soggetti – dal Comune di Milano, alle cooperative sociali, al Tribunale e ai magistrati minorili, al mondo della scuola e alle istituzioni accademiche – hanno saputo sviluppare all’insegna dell’accoglienza, della solidarietà e dell’umanità, valori cruciali per la sostenibilità delle democrazie del XXI secolo.

 

Rita Bramante

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