12 settembre 2017

DEL VOTO UTILE E DEI SUOI EFFETTI COLLATERALI

Oltre le definizioni, come sta il Pd?


Renzi e con lui i suoi alleati dentro e fuori il Pd sembrano aver scelto, anche sulla base delle elezioni siciliane, la strategia della prossima campagna elettorale: il voto utile. Non proprio un’idea originale, in passato ne ricordo diverse: quella frontista “se voti per me voti per te”, quella montanelliana “vota Dc turati il naso”, quella di Craxi “il Psi vota per te” e quella di Ingroia “un voto utile. Per te”. Ma richieste di desistenza elettorale hanno caratterizzato il centrosinistra per tutti gli anni berlusconiani.

02marossiFBCon il termine “voto utile” si suole indicare un “voto strategico” solitamente contrapposto al “voto sincero” come modello di comportamento elettorale. In pratica, un elettore esprime un “voto sincero” quando vota per la lista che ha la proposta più vicina ai suoi desiderata e alla sua visione del mondo, indifferente alle conseguenze post elettorali e di governo.

Esprime invece un “voto strategico” quando sceglie chi votare con l’obiettivo di ottenere un risultato elettorale il più vicino possibile alle proprie preferenze tenuto però conto di una sua previsione su ciò che fanno gli altri; nel nostro caso avere un governo “meno peggio”.

Il termine è oggetto di ampi studi da parte dei cultori della teoria dei giochi, ma escludendo che Renzi abbia letto il nobel Lloyd Shapley penso che ne abbia fatto la sua strategia comunicativa ed elettorale semplicemente perché è l’unico ragionamento che può convincere il 40% degli elettori a votare Pd, unica chance di ritornare a essere Presidente del Consiglio.

Non è però così semplice definire il voto utile, esso è infatti un voto condizionato da:

1 – la legge elettorale. Intuitivo il voto utile contro qualcuno quando si tratta di elezioni presidenziali a doppio turno (vedi Le Pen ma i francesi più aulici la chiamano Union Sacrée) meno intuitivo nel caso di elezioni proporzionali con sbarramento come nel caso delle politiche, oltretutto con sbarramenti diversi tra Senato e Camera. Paradossalmente l’elettore che volesse dare un voto utile potrebbe in primavera con le regionali, scegliere anche tre simboli diversi;

2 – le leadership dei partiti. La personalizzazione della politica favorisce un voto contro, esemplare quello nei confronti di Berlusconi negli anni passati, ma necessita di competitor perlomeno di qualche punto meno antipatici; il che non mi sembra il caso di Renzi. In parole povere, un voto antiberlusconiano oggi potrebbe essere un voto renziano? E Gori si gioverà di un voto anti Maroni? Ammesso che i lombardi si siano accorti del fatto che Maroni ha sostituito Formigoni;

3 – il numero dei competitor. Se i contendenti sono due è semplice verificare il meno peggio, se sono tre già è più complesso ma se sono una mezza dozzina come nel caso delle prossime regionali siciliane?

Il voto utile non è però solo un voto contro, è anche un voto per, dove il per può intendere un programma minimo come meschine clientele. Antesignano del voto utile per eccellenza fu un geniale editore che alle elezioni del 1953, presentò la lista Nettista o del Partito della Bistecca il cui programma in 12 punti oltre a obiettivi raggiunti negli anni successivi quali: “punto 4 – Grammi 450 di bistecca a testa assicurati giornalmente al popolo, frutta dolce e caffè”; “punto 2 – Assistenza medica e medicine (comprese le specialità) gratuite per tutti”. Prevedeva poi al punto 8 “l’abolizione di tutte le tasse”. I nettisti non presentandosi in tutte le regioni, ottennero nella circoscrizione milanese lo 0,08%.

Il voto utile porta con sé anche il candidato utile che a sua volta genera altri effetti collaterali, tra i quali:

1 – il venir meno del vincolo del numero di mandati. In effetti se s’ha da votare il meno peggio, vivaddio riconosciamo l’utilità dell’esperienza o per dirla come un mio vecchio amico, “meglio un vecchio marpione che un giovane coglione”. Si pensi che nello statuto del Pd (capo V, art. 21.3), si legge: «Non è ricandidabile da parte del Partito Democratico per la carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati», quindi al momento sono incandidabili oltre a Franceschini, Orlando, Minniti, etc. anche i milanesi Fiano, Pollastrini, De Biasi, come il neoacquisto Maurizio Bernardo.

2 – il frazionismo correntizio. Perché il voto utile funziona anche all’interno dei partiti quindi meglio non esporsi o esporsi moderatamente. È l’apoteosi del “né aderire né sabotare” che lascia il leader nazionale solo. Che spiega anche il successo nel Pd delle sotto correnti come quella di Maurizio “sughero” Martina oggi sinceramente renziano domani scialuppa di salvataggio verso il post renzianismo, ma del resto sulle navi le scialuppe di salvataggio sono obbligatorie.

3 – il frazionamento geografico. Infatti se il voto utile serve a battere l’oppositore non sempre l’oppositore è lo stesso in tutti i luoghi. Ad esempio per Sala, art 1 – Mdp (Articolo Uno – Movimento Democratico e Progressista) non è un oppositore ma un alleato, così come per Maroni i fan di Alfano in terra lombarda non sono oppositori ma alleati. A sua volta il frazionismo geografico porta con se il notabilato localistico: Sala quindi diventa autonomo da Renzi ed è già in campagna elettorale per sé, così come Maroni tende a sostenere i candidati congressuali contro Salvini.

4 – il frazionamento nelle liste. Così al Senato il voto utile obbligherà ad ampliare l’inserimento di candidati utili provenienti da aggregazioni politiche che non prevedono di raggiungere l’8% ovvero a dare vita a coalizioni se i minori sperano di passare il 3% regionale, mentre alla Camera dove non sono previste coalizioni i candidati utili dovranno necessariamente entrare nella lista più forte. I non cooptati tuttavia potranno presentarsi autonomamente o in altre liste. Creando un bel casino.

5 – la guerra delle preferenze. Infatti accanto al voto utile occorre soffermarsi anche sulla preferenza dannosa, nel senso che forti portatori di voto utile hanno anche numerose preferenze e potrebbero sovvertire le gerarchie ipotizzate, generando una competizione con corsa alla preferenza e con incroci senato/ camera/ regionali/ comunali/ genere come non si vedeva dai lontani anni settanta. Sia detto per inciso le preferenze sono la parte più costosa delle campagne elettorali.

6 – inoltre, il candidato utile cioè colui che porta un vantaggio elettorale non lo è necessariamente per tutti allo stesso modo anzi l’utilità è una interpretazione molto soggettiva. Prendiamo il caso degli alfaniani, che sono sicuramente utili a Maroni ma dannosi per Salvini, e Fratelli d’Italia in che lista andranno? E il corteggiamento che Gori fa ai moderati cercando di evidenziare le positività di Formigoni e del referendum maroniano sarà utile alla sua lista o la ridurrà a un taxi con “gente che sale e gente che scende”? e l’adesione dell’utile Maurizio Bernardo al Pd (paragonabile all’adesione di Totti a un Lazio football club), visto che potrebbe sembrare la conferma della berlusconizzazione del renzismo, a vecchi elettori di centrosinistra suonerà utile o dannosa?

7 – rende superflue per non dire controproducenti le primarie che tendono a privilegiare i candidati identitari. Tuttavia, come spiegare che per le regionali si fanno le primarie magari insieme con Civati, pur sapendo già chi le vince e non si fanno le parlamentarie?

8 – provoca la radicalizzazione degli esclusi o inutili. Se ti dico votami perché votare quelli là è inutile anzi dannoso è poco probabile che l’oggetto di questa attenzione resti fermo. Tanto più che il voto inutile lascia prefigurare un elettore inutile, il che non è bello nei sistemi democratici. Ergo l'”inutile”, probabilmente metterà in atto ogni sforzo per dimostrare che al contrario proprio il voto utile è all’origine di ogni male perché significa abbandonare idee e programmi.
Come ha scritto Ilaria Cucchi: “Il voto utile è un voto contro qualcuno. È un voto di odio. È un voto di sopraffazione delle minoranze e di spreco del contributo positivo che comunque le loro idee possono dare. È un voto cinico e di cinismo”.
Difficile pensare che in campagna elettorale i toni non si alzino, difficile pensare che dopo le elezioni quando nessun presumibilmente avrà una maggioranza parlamentare questa campagna resti senza effetto. Difficile pensare che negli stessi giorni si potrà dare dell’idiota a Renzi (D’Alema lo fa già oggi) e chiedere i voti per Gori in regione.

9 – Buon ultimo il voto utile rende inutili (sic) i mediatori, i pacieri, gli indecisi, i compromessisti, i sostenitori dei bei tempi andati, tradotto Pisapia & Co. Premesso che mi sembra improbabile che un ex sindaco che non è riuscito a indicare un suo successore possa indicare una mediazione praticabile rispetto alle centinaia di candidature del consultellum, tuttavia Pisapia per quanto politicamente ciclotimico rappresenta un mondo che è l’incarnazione del voto utile. Nel senso che potrebbe per l’appunto aderire all’appello renziano ovvero astenersi ovvero votare liste minoritario radicali, diventando presumibilmente un voto utile per il centrodestra.

In conclusione potessimo dare un suggerimento a Gori per le elezioni regionali gli diremmo di non entusiasmarsi troppo per il voto utile renziano proprio perché diversamente da Roma in Lombardia basta avere un voto in più dell’avversario e si governa.

Walter Marossi



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