31 maggio 2017

SCUOLA E MAFIA A MILANO

Il piacere di conoscere, il dovere di ricordare


Chi pensa che l’antimafia sociale a Milano sia un fenomeno recente si sbaglia. E anche di grosso. Basti pensare che l’impegno della società civile nel capoluogo lombardo è pluridecennale, con la scuola che ha saputo svolgere una funzione da apripista. Forse infatti non tutti sanno che Milano è stata la prima città del Nord Italia ad avere un coordinamento stabile di “insegnanti e presidi contro la mafia”, sin dal 1983.

08mazzeo20FBIl contesto allora non era certo favorevole a un movimento che parlasse di mafia e che si schierasse con le istituzioni per la legalità. Viaggiavano a gran velocità, accreditati anche da prestigiosi intellettuali, i pregiudizi che la mafia fosse roba del Sud, che “Milano non è Palermo”, perché non ci sono morti ammazzati e che l’antimafia a scuola “è solo un modo come un altro per perdere tempo”.

Eppure, nonostante un certo atteggiamento di ostilità fosse in qualche misura presente nelle istituzioni politiche e scolastiche, un gruppo di docenti (molti dei quali meridionali, va detto) decideva di sfidare il senso comune. Un coordinamento che negli anni non si è mai sciolto, ma è soltanto mutato per estensione e persino per nome (oggi si chiama Coordinamento delle scuole milanesi per la legalità e la cittadinanza attiva), sull’onda del trauma generato dai drammi “siciliani” (l’uccisione del prefetto dalla Chiesa nel 1982 o il Maxiprocesso a Cosa nostra nel 1986), riempiva i palazzetti milanesi con diecimila studenti.

Folle da concerto rock”, scriveva il Corriere della Sera. Una cosa mai vista prima. I giovani che a scuola leggevano i pochi libri e guardavano i rari film allora disponibili venivano premiati con la partecipazione ad assemblee oceaniche. Premiati, sì, perché erano occasioni in cui imparare dai grandi testimoni della lotta alla mafia: Gherardo Colombo, Giuliano Turone, Nando dalla Chiesa, Antonino Caponnetto, Saveria Antiochia, solo per fare alcuni esempi. E molto altro ci sarebbe da raccontare, a cominciare dalle sinergie costruite con le regioni del Sud, specialmente la Palermo della “Primavera” di Leoluca Orlando.

Ma chi conosce questa storia? Chi la ricorda oggi? E chi raccoglie questa grande eredità? Se una pagina così importante della storia civile nazionale viene dimenticata, è una grave perdita per tutti. Una ferita non sanabile che viene inferta alla memoria pubblica.

Fortunatamente però il movimento antimafia milanese negli ultimi anni si è allargato, si sta irrobustendo e sta crescendo in consapevolezza. Sono sempre di più i volontari e gli studenti che desiderano conoscere la propria storia, e per questa via sapere che si sta correndo il rischio della rimozione: sia della presenza del fenomeno mafioso in città e nell’hinterland “assediato” sia – e forse ancora di più – delle forme della resistenza antimafiosa.

Non è affatto casuale questa sete di sapere. E si spiega cogliendo la matrice del movimento milanese contemporaneo. Esso nasce dentro l’università e ha con questa un rapporto privilegiato di scambio e nutrimento. Soprattutto nelle aule di Scienze Politiche, tra i banchi di Sociologia della Criminalità organizzata con il professore Nando dalla Chiesa, ha preso forma un nuovo atteggiamento “politico” che ne ridefinisce gli obiettivi: non più solidarizzare con il Sud, ma denunciare la mafia “a casa propria”.

Così sono sorte associazioni studentesche, iniziative, opuscoli informativi, tesi di laurea, viaggi di studio. E parallelamente è cresciuta l’offerta formativa: se gli studenti vogliono sapere bisogna fornirli di tutti gli strumenti possibili. E allora i laboratori (di giornalismo antimafioso, di etica pubblica, sulla camorra nella letteratura, sui beni confiscati); i nuovi insegnamenti (Organizzazioni Criminali Globali e Sociologia e Metodi di Educazione alla Legalità); le specializzazioni, le summer school e i corsi di laurea. Ma poi bisogna anche impegnarsi nella produzione di nuova conoscenza: in questa direzione vanno allora la nascita, nel 2013, dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata (CROSS) con la rivista trimestrale omonima per permettere anche ai giovani ricercatori di pubblicare in tempi mediamente più veloci, e, nel 2017, la partenza del primo Dottorato nazionale in Studi e Ricerche sulla Criminalità Organizzata, definito “altamente innovativo” dal Ministero dell’Istruzione.

In un simile contesto è maturata l’esigenza, colta dal Miur, di studiare la grande storia dell’educazione alla legalità nella scuola italiana. Per recuperare, valorizzare e tramandare una così rilevante parte del patrimonio storico e culturale nazionale; ma anche perché è giusto rendere onore, attraverso la conoscenza e la ricerca, a chi ha inventato l’educazione antimafia che oggi – in così differenti luoghi e tempi – da molti viene praticata.

Martina Mazzeo

Osservatorio sulla Criminalità Organizzata – CROSS; Università degli Studi di Milano



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti