14 settembre 2016

AMBIENTALISMO E MODELLI DI SVILUPPO

Due giornate di incontri promossi da Condividi la Conoscenza


La XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano-XXIT ha svolto il tema “Il design dopo il design”. A metà del secolo più del 70% della popolazione mondiale sarà inurbata, con aumento dell’alienazione sociale e della dissipazione energetica. Il design, l’architettura, l’urbanistica, sono più che mai chiamate a pensare il possibile più che a gestire e riprodurre l’esistente insostenibile. Il mondo è diventato più piccolo, omologato e standardizzato, ma questa riduzione semplificata è turbata dai neo tribalismi e dalla metastasi integralista, nella sua dimensione sociale, così com’è turbata dagli squilibri atmosferici e ambientali.

10cortiana29fbLa Hybrys, la presunzione di un modello di sviluppo fondato sulla crescita quantitativa illimitata, sulla disponibilità infinita di risorse naturali e sulla capacità dell’uomo di trovare dentro questo modello gli espedienti in grado di ovviare ai problemi creati, presenta per intero i suoi limiti. La deriva finanziaria dell’economia con l’attribuzione di valore nominale, non è risultata un altrove bensì un generatore di bolle speculative il cui scoppio ci obbliga a fare i conti con la realtà.

Nessuna chiusura, nessuna commiserazione, nessun fatalismo penitenziale, nessun capro espiatorio, nessun muro, costituiscono la risposta a una domanda di senso per chi vuole essere abitante e non residente in questa piccola Terra. È quindi significativo che la Triennale abbia ospitato, a chiusura della sua Esposizione Internazionale, due giorni di incontri, esposizioni e performances, promossi da Condividi la Conoscenza su “Abitare la città, abitare la Terra-dalla cellula all’universo, dall’atomo al bit, la metropoli come spazio per un nuovo urbanesimo glocale”.

L’obiettivo era condividere la consapevolezza della conoscenza come Bene Comune, come Commons, attraverso un processo di confronto tra differenze, tra una pluralità di sguardi, in cui il valore concertativo ha costituito una modalità determinante. Così il 3 e il 4 settembre nell’Expogate2 persone di differenti esperienze accademiche e disciplinari, di differenti settori professionali, caratterizzate da un approccio transdisciplinare, aperto e curioso, hanno confrontato i loro sguardi su Abitare la Città Abitare la Terra attraverso la relazione informazionale.

In campo suggestioni e soluzioni informate alla sostenibilità, alla consapevolezza, alla bellezza e alla qualità del vivere sociale. Utilizzando tutti i registri e le modalità espressive in modalità collaborative inedite come la realizzazione delle simulazioni in un gazebo 3D sugli scali FS dismessi di Milano con la Cattolica e il Politecnico unite alla tecnologia della Apicella Sistemi. Un esempio da rendere costantemente accessibile nell’Urban Center. Anche il cibo era in coerenza colturale e culinaria con il senso della due giorni grazie a Un Punto Macrobiotico. Ci sono un catalogo e un libro digitale.

Come specie umana su questa piccola Terra non ci salveremo perché un disastro ancora più grande di quelli che stanno attraversando i nostri paesi convincerà istituzioni e stakeholders a cambiare strada. Ci salveremo in virtù di una scelta di valore, convinti che la Terra ci è data in prestito dai nostri figli. Dialogo, confronto, informazione, esempi concreti, senza alcuna pretesa di esaustività ma con la ambizione di proporre una continuità di condivisione e di conoscenza che trova nella rete digitale un moltiplicatore virale. I nodi critici venuti al pettine all’inizio di questo terzo millennio sono in gran parte figli della separazione e anche della antinomia tra sapere e sapienza, cioè tra la dimensione calcolabile e codificata del lavoro cognitivo e quella legata a pratiche ed esperienze dell’attività umana la cui efficacia era verificata nella quotidianità di comunità.

Come fa notare Ervin Laszlo “È impossibile dire, anche in linea teorica, quando un sistema complesso raggiungerà il suo limite – ci sono talmente tante retroazioni, talmente tanti meccanismi di auto-correzione all’opera. Ma se la sollecitazione continua ad aumentare, presto o tardi si giungerà sull’orlo del precipizio o a un punto di biforcazione, e tutto a un tratto il sistema semplicemente non sarà in grado di correggersi.”. Non si sopravvive se l’umanità non trova il modo di riorganizzare, con la massima efficienza, il proprio sistema di vita sulla base dell’abbondanza delle risorse e non più sulla base di una penuria che richiede una mercantilizzazione esasperata, per poter distribuire i beni scarsi. La dimensione metropolitana del risiedere non costituisce solo un fatalistico destino, la Città Metropolitana si presenta come una straordinaria opportunità per contribuire alla definizione di un Sistema Territoriale Qualitativo: qualità dei servizi-qualità delle infrastrutture-qualità ambientale- qualità sociale- qualità della ricerca- qualità nella partecipazione informata alla cosa pubblica. E’ possibile cogliere questa opportunità se sarà disponibile e diffusa la possibilità per tutti i cittadini e residenti di partecipare alla sua definizione attraverso procedure e piattaforme interattive.

L’opinione pubblica avvertita è costituita dalla condivisione di responsabilità attraverso la cittadinanza attiva. Marshall McLuhan definì “il medium” con la sua natura relazionale come “il messaggio” della comunicazione. E’ significativo che McLuhan concludesse quella pubblicazione con questa considerazione “…gli schemi sociali e didattici insiti nell’automazione sono quelli del lavoro indipendente e dell’autonomia artistica. La paura dell’automazione come minaccia di uniformità su scala mondiale non è che la proiezione nel futuro di standardizzazioni e specializzazioni meccaniche che appartengono ormai al passato”.

McLuhan aveva la piena consapevolezza di ciò che è sotto i nostri occhi, le nostre dita e le nostre orecchie. In questa relazione olistica troviamo oggi la concretizzazione della domanda suggestiva che, proponeva Gregory Bateson: “Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei noi con l’ameba da una parte e con lo schizofrenico dall’altra?”. È l’esercizio della cittadinanza che permette di abitare invece che risiedere: la responsabilità della partecipazione quindi.

Per Aristotele “La polis come dimensione naturale dell’uomo come animale sociale, la città come ambiente artificiale ove esperire la propria rete.” La condivisione dello spazio pubblico insieme alla valutazione degli attori in competizione. È la reputazione a definire il peso degli attori con una ridislocazione costante del potere “prendendo il meglio da dovunque venga”. Lo spazio pubblico come spazio aperto nel quale sono la qualità e l’autorevolezza a definire il peso di ognuno. Demos, come la comunità politica cui ogni cittadino può partecipare. Lo spazio agibile, individualmente e come comunità di pratiche, nella/della città diviene un bene comune: la partecipazione alla definizione delle sue forme, dei suoi tempi, dei modi d’uso, fa degli abitanti dello spazio urbano dei cittadini indifferenziati.

La questione centrale diviene il comune riconoscimento culturale della necessità del cambiamento. Ci sono condizioni urbanistiche, architettoniche e di design, che permettono protagonismo, relazioni e contaminazioni. Ci sono un’architettura e un design delle infrastrutture digitali che permettono disintermediazioni, condivisioni e possibili combinazioni. Ci sono modelli e modi logici che permettono di pensare come pensa la natura e di parlare con la natura costitutiva del vivente in modalità per lei comprensibili. Ci sono condizioni che creano ambienti fecondi e fertili per la produzione di valore sociale, culturale, economico, estetico e politico.

Sono condizioni inquiete che richiedono e permettono a ognuno un protagonismo fondato sulla partecipazione informata e consapevole ai processi collettivi dentro un equilibrio dinamico. Sono condizioni che superano la divisione del lavoro e della produzione di valore tra produttore e consumatore, di design come di paesaggio, di salute come di arredo, di format comunicativi come di informazioni. È il prosumer, sono i prosumers in connessione a ridefinire la relazione domanda/offerta, sono loro i protagonisti della rivoluzione gentile che parte dal cambiamento dei consumi e dei costumi e risignifica gli oggetti come gli spazi.

Sono loro che abitano il loro territorio e la Terra in un’affermazione glocale. Che utilizzano la propria competenza disciplinare per il dialogo curioso con le altre, così da definire la propria identità attraverso un processo evolutivo e non per alterità omeostatica e per contrapposizione. Dal dialogo tra le differenze si definiscono i caratteri degli ambienti perché siano fertili e abilitanti.

 

Fiorello Cortiana



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