13 luglio 2016

I CINQUE ERRORI CON CUI IL CENTROSINISTRA HA PERSO 5 MUNICIPI SU 9 A MILANO

No, non è solo senno di poi. La fretta e l’improvvisazione non pagano


Lo straordinario successo di Beppe Sala (di cui va dato merito a lui in primo luogo e a tutto il centrosinistra milanese) ha messo in secondo piano la sconfitta del centrosinistra nei municipi/zone cittadini (5 su 9). Forse è il caso di fare qualche riflessione per fare come dice il Dalai Lama: “Quando perdi, non perdere la lezione”.

06antoniazzi26FBIl primo errore del centrosinistra milanese è essere arrivato alle lezioni con una sopravvalutazione delle proprie forze, dopo il successo del 2011 in ogni zona e i cinque anni di amministrazione Pisapia (qualcuno ha detto: “Abbiamo un’autostrada davanti …” !). In realtà a Milano da ventanni centrodestra e centrosinistra sono quasi alla pari e la vittoria si gioca su elementi contingenti e occasionali.

Secondo errore cambiare il meccanismo elettorale rendendolo diverso dalle contemporanee elezioni comunali. Non è di per sé sbagliato il premio di maggioranza al primo turno per chi supera il 40%, è sbagliato non tenerne conto! Intanto essendo in contemporanea alla “madre di tutte le battaglie” (la competizione a Sindaco) è logico che chi corre in quella contesa (esempio Basilio Rizzo) preferisca non sfrangiarsi in alleanze locali diverse (anche se istituzionalmente sono ambiti diversi e le coalizioni possono essere diverse).

Peraltro il centrosinistra (tranne che in zona 8) non si è peritato nemmeno di cercare alleanze coi radicali con cui poi l’ha fatto al secondo turno in comune. Abbiamo cosi il paradosso che i radicali che sono alleati ed esprimono un assessore, non sono stati alleati nelle zone dove forse sarebbero bastati a far vincere il centrosinistra dappertutto!

Il terzo errore è stato mantenere in capo ai partiti e alla coalizione la scelta dei candidati prosindaco/presidente. Anche in questo caso un meccanismo diverso che per il comune. In uno le primarie con largo anticipo, nelle altre un accordo partitico all’ultimo momento. Si sa poco della trattativa nelle segrete stanze tra Pd, SEL, Sinistra per Milano, Lista civica Sala e di quella più rilevante tra le diverse componenti interne al Pd. L’unica cosa certa è che i nomi sono usciti a poco meno di un mese dal voto!

E questo è il quarto errore: non aver tenuto conto che si trattava di una elezione diretta di una carica monocratica e richiedeva candidati conosciuti dal territorio, che lo attraversassero con idee, relazioni sociali, ascolto. L’unico criterio che è sembrato emergere nelle scelte (a parte le appartenenze politiche) è stato puntare sulla giovane età: non è bastato o non è arrivato nemmeno nella comunicazione.

Una selezione con primarie avrebbe dato almeno un percorso più partecipato. Si è voluto evitarlo, prima con la motivazione di non sovrapporla alla scelta su Sala, poi con la scusa dei tempi stretti, in realtà, da sempre, le zone sono una camera di compensazione di quel che resta dei circoli e militanti di partito. Un modo di sostenere e tener viva una rete di “quadri” intermedi.

Quinto errore e riassuntivo non c’è stato un vero investimento politico sui municipi in rapporto all’area metropolitana. È stata fatta una “riformina elettorale” per poter forse arrivare tra qualche anno all’elezione diretta del sindaco metropolitano (altra carica monocratica da aggiungere al Presidente della Regione e forse in sostituzione del sindaco urbano), ma non si è pensato che per sviluppare decentramento e governo del territorio occorreva un salto di qualità nella scelta della classe dirigente.

Con tutto il rispetto per un gruppo dirigente che ha vinto la battaglia principale, bisogna dire che oggi forse Sala sarebbe meno solo se si avesse avuto più attenzione, più coraggio, più apertura e meno gestione dell’esistente nella battaglia per i municipi milanesi.

 

Efrem Antoniazzi

 



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