6 luglio 2016

SEMPRE PIÙ DONNE ELETTE NEI CONSIGLI E GIUNTE

Cambierà la politica e il modo di farla?


Il lungo cammino delle donne nelle istituzioni nel corso degli ultimi 100 anni è costellato di domande, tante e diverse: perché concedere loro il diritto di voto? Cosa voteranno? Si candideranno? Ma perché poi dovrebbero essere candidate? In quali forze politiche? E ancora: adesso che i diritti ci sono perché dovremmo introdurre azioni positive e meccanismi ad hoc? Quote sì o quote no? Davvero serve la doppia preferenza? E comunque, una volta elette, cosa faranno? Tutte queste domande hanno causato accesi dibattiti e animate discussioni, nei partiti, nell’opinione pubblica, nelle case. Alcune ci paiono oggi lontane, addirittura ridicole. Altre sono più attuali che mai.

06delgiorgio25FBLe recenti amministrative, in questo senso, ci hanno consegnato un quadro inedito e ora che i dati relativi alla composizione degli organismi iniziano a essere, con qualche eccezione, definitivi è possibile fare qualche riflessione in più. La prima riguarda i Consigli Comunali delle grandi città che, a seguito della prima applicazione delle legge 215/2012, mostrano cambiamenti notevoli. A Milano entrano nell’assemblea di Palazzo Marino 19 consigliere su 48 (39,5%) con il gruppo PD che, per la prima volta, ha una maggioranza femminile (13 a 9). Anche a Torino la soglia di 1/3 viene superata con 15 elette su 40 (37,5%), 11 nel gruppo del M5S (composto da 24 componenti) e 4 su 9 nel gruppo del PD. Nessuna eletta, al contrario, nelle fila della destra. Se Napoli, invece, incrementa il numero di donne nell’assemblea ma solo fino ad arrivare a un più contenuto 30%, i numeri di Bologna e Roma sono decisamente rilevanti. A Bologna il neo eletto Consiglio Comunale è composto da 17 consigliere e 19 consiglieri con una percentuale di donne del 47,2%, la più alta nelle grandi città. Come nel caso di Milano è il gruppo del Partito Democratico che traina il risultato con 11 consigliere donne su 21, la maggioranza quindi (2 donne e 2 uomini per il M5S e per la Lega). Anche a Roma la percentuale di rappresentanza femminile è importante: 45,8%, 22 donne e 26 uomini. Nel caso di Roma è però il M5S da solo che porta nell’Assemblea Capitolina 16 elette su 29 componenti del gruppo. Il centro-sinistra elegge 4 consigliere e 4 consiglieri mentre la destra, oltre Giorgia Meloni, elegge solo un’altra candidata (2 su 7) e la Lista Marchini e quella di Forza Italia eleggono solo consiglieri.

Le Giunte già operative, in attesa di quella romana, rispecchiano i dati dei Consigli. A Napoli il Sindaco De Magistris si limita ad attenersi ai dettami della nuova legge con 3 donne e 8 uomini a comporre la Giunta. A Milano, Beppe Sala nomina una Giunta con 5 assessore e 7 assessori e una Vice sindaca, Anna Scavuzzo, donna. A Bologna, in perfetto equilibrio dal punto di vista di genere, sono 4 le assessore e 4 gli assessori con la Vice- Sindaca donna. A Torino, Chiara Appendino ‘sbilancia’ la Giunta al femminile con 6 assessore e 5 assessori. Un discorso a parte e ben più articolato meriterà, in questo senso, la distribuzione delle deleghe e dei budget tra assessori.

Intanto, è utile invece spostare l’attenzione su un livello elettivo poco considerato eppure rilevante: quello dei Municipi. I milanesi hanno votato quest’anno, per la prima volta, per il/la Presidente dei Municipi e i/le componenti dei relativi Consigli. Costituiti nel corso del 2016 al termine di un iter piuttosto complesso, i Municipi hanno sostituito le vecchie Zone divenute, con questo passaggio, enti con maggiore autonomia finanziaria e amministrativa. Dal punto di vista della rappresentanza di genere, tuttavia, il quadro che consegnano i risultati delle elezioni dei Municipi è meno roseo di quello riguardante il Consiglio e, soprattutto, mette chiaramente in luce il persistere di dinamiche escludenti trasversali rispetto al tema della leadership. Basti pensare, del resto, alle candidature alla carica di Sindaco per la quale a Milano si sono confrontati 8 candidati e 1 sola candidata (in rappresentanza di una forza politica marginale). Per quanto riguarda le Presidenze dei Municipi, erano ben 59 i/le Presidenti in corsa nei nove Municipi, 49 uomini e solo 10 donne (16,9%). Anche nelle fila del Centro-sinistra solo 2 su 9 le candidate. Tra i 9 eletti poi, 8 uomini e una sola Presidente, Caterina Antola (PD), nel Municipio 3. Per dare un termine di paragone, a Roma le Presidenti di Municipio elette sono state, invece, 7 su 14. Esattamente il 50%. Due del Partito Democratico e cinque del M5S.

La composizione delle nuove assemblee a Milano, inoltre, pur avvenuta con l’utilizzo delle quote di lista e la possibilità della doppia preferenza mostra dati in controtendenza. In totale, le elette sono 85 su 185, il 31,5%. In due Municipi, 3 e 4 (peraltro quelli nei quali correvano le uniche due candidate del Partito Democratico) si è registrata la percentuale più alta è del 36,6% con diciannove eletti e undici elette mentre quella più bassa, 26,6% (22 uomini e 8 donne) è emersa nei Municipi 1 e 8. Permane, anche a livello municipale, un divario significativo tra centrodestra e centrosinistra (21% le elette nelle file del centro-destra; 40% quelle nelle fila del centro-sinistra). Il centro-destra, per esempio, nel Municipio 2 elegge 15 consiglieri e 3 consigliere e nel Municipio 6, 9 consiglieri e una sola consigliera. Il centro-sinistra, tuttavia, si distingue meno rispetto al Consiglio Comunale. Nel Municipio 8, per esempio sono 12 gli eletti e 6 le elette, 7 e 3 nel Municipio 7 e 7 e 2 nel Municipio 9.

Questi dati possono essere interpretati alla luce di vari fattori. In letteratura, per esempio, ci si è interrogati rispetto alla correlazione tra la dimensione di un ambito amministrativo – di norma quelli più piccoli e di prossimità – e, per questo, la sua capacità di favorire la rappresentanza femminile. I dati di Milano, tuttavia, confermano ipotesi più accreditate che guardano al grado di apertura dei partiti politici, alla distribuzione al loro interno delle risorse usate per le campagne elettorali di candidate e candidati, alla visibilità garantita a entrambi etc. In questo senso, il centro-destra ha riproposto anche nel livello di maggiore prossimità un modello che tende a chiudere e finestre di opportunità per le candidature femminile. Più interessanti da capire sono le discrepanze tra consiglio comunale e consigli municipali nel centro-sinistra.

Un altro aspetto che necessiterà di attenta analisi riguarda il tipo di politiche che, a Milano e nelle altre città, ai vari livelli, verranno portate avanti. La composizione mutata dei consigli porterà a cambiamenti nelle agende politiche? Quanto spazio di autonomia avranno le candidate (e i candidati)? In ultima istanza, cosa faranno? E questo perché, quando si parla di rappresentanza di genere, le domande sono sempre tante e diverse!

 

Elena Del Giorgio

 

 

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