22 giugno 2016

CRONACHETTE DALLA CAMPAGNA ELETTORALE

Come nasce una passione per la politica


Sono stata candidata al consiglio comunale nella lista Sinistra x Milano, la lista civica appoggiata da Pisapia. Per qualche settimana un prestante “C’è la Musacchia!” ha preso il posto del morbido “Ehi ciao Onalim.” Ci sono state due fasi di questa campagna che è stata definita noiosa e che invece io ho amato perché è stata a tratti grottesca e a tratti eroica. E allora, miei prodi lettori, seguitemi!

06musacchia23FBLa prima: la mia candidatura. Quando Lucia Castellano mi ha chiesto di candidarmi non sapevo da dove avrei cominciato e così ho accettato. Ho scritto un programma che puntasse sulla cittadinanza attiva, ho stampato migliaia di volantini, tutti con almeno un refuso, mi sono guardata intorno e ho trovato due compagni d’avventura, civici come me, e con dei refusi sui volantini.

Con Luca Paladini ho organizzato dei picnic elettorali in pausa pranzo e con Marco Mazzei ho inventato il cartellino da appendere dietro le porte con scritto “Sei pregato di disturbarmi” per aiutare i vicini di casa a conoscersi. Me ne sono andata in giro con i 6 cappelli per pensare, rivisitando un noto metodo aziendale, chiedendo alle persone di provare a guardare Milano cambiando prospettiva. E l’agenzia di pubblicità “Da Mario” insieme a Filmaster hanno pensato e realizzato per me l’affissione umana e così ho passato un pomeriggio al parco, dentro una cornice, a parlare con i passanti.

Ho avuto un comitato liquido, per dirlo alla Zygmunt Bauman, ma anche invisibile. Tante persone mi hanno dato una mano, senza palesarsi, mai, a nessun evento. Non ho creato una newsletter, zero budget, nessun gadget. Ho avuto il supporto di un solo volantinatore, ma bravissimo, il mio fidanzato, che si è talmente appassionato al volantinaggio che non mi lasciava parlare.

Sono state 4 settimane di: “Eh ma non è il come il 2011.”- “Eh ma Sala non è Pisapia.”- “Bellissima la tua campagna, forse con 5 anni di ritardo.” Ma anche di persone che mi guardavano e si aspettavano qualcosa da me. E questo era così bello.

La sera dello spoglio sono andata a dormire a mezzanotte rimandando alla mattina dopo la resa dei conti. Mi sono svegliata con 451 buongiorno. E Sala in vantaggio di appena 5000 voti su Parisi. E così miei prodi si conclude la prima parte della storia, seguitemi ancora perché il bello deve arrivare.

La seconda: il ballottaggio. Se la prima fase è stata vissuta in prima persona, la seconda fase è stata molto diversa perché non avevo preso abbastanza voti per entrare in consiglio comunale e Beppe Sala non era il mio candidato sindaco ideale ideale. Per questo secondo motivo ho pensato che continuare fosse importante. In vista del ballottaggio è stata organizzata una serata alla Camera del Lavoro, durante la quale è cambiato qualcosa. Avevamo paura.

Non so se quella sera mi abbia colpito di più sentire Pisapia dire “Slide” o Sala dire “Sarò sorprendentemente di sinistra.” So solo che alla Camera del Lavoro, per la prima volta, c’era da parte di tutti la voglia di venirsi incontro. Indimenticabile Chiara Bisconti e il suo appello al voto, gioioso e appassionato mentre camminava in mezzo al pubblico e guardava tutti negli occhi. Bello l’intervento di Filippo Del Corno che ha usato una metafora calcistica per affrontare il ballottaggio e ci ha ricordato che i voti bisogna meritarseli. Mentre era vietato implorare. Idealmente ci siamo messi maglie, calzoncini e scarpette e siamo entrati in campo. Ognuno con il suo stile.

La mattina dopo è stata aperta una chat di gruppo con assessori, cittadini, eletti, ex candidati e comitati, dove tutti eravamo alla pari. C’erano poche regole: vietato lamentarsi, vietato bocciare un’idea se non se ne proponeva un’altra, un unico un obiettivo comune e carta bianca. La domenica con dei cartelli surreali abbiamo circondato la Darsena tenendoci per mano. Non eravamo tutti convinti convinti ma eravamo tutti per Sala. “E Sala dov’è?” Ah eccolo. Quando è arrivato, ha detto che avrebbe vinto per noi perché eravamo matti.

Lo stesso pomeriggio Pisapia è andato a volantinare a Parco Sempione, mentre il comitato di Sala dove era stato messo su un call center, per ricordare alle persone di andare a votare, non si era fermato. In quel momento ho pensato che meritavamo di farcela. Alla festa di chiusura della campagna di Sala, prima che cantasse Max Pezzali, ho incontrato un amico che mi ha detto “Domenica non voterò Sala per fare un dispetto a Renzi.”

Ho pensato al bellissimo discorso di Filippo Del Corno di un paio di settimane fa e a quando aveva detto “Non bisogna implorare nessuno, i voti dobbiamo meritarceli” e così gli ho parlato del programma, delle differenze con l’altro candidato, della giunta e tante cose belle, senza alcun risultato.

“Allora fallo per me.” Niente. “Sei solo un egoista!”? Niente. E così l’ho implorato. “Ok Isa, lo voto.” Allora ho chiesto il permesso a Del Corno di sdoganare l’implorazione e lui me l’ha accordato. D’altronde è un musicista.

In queste ultime due settimane, mi sono trovata a volantinare per Giuseppe Sala detto Beppe. Mi sono trovata a elaborare endorsement per lui, per tutti i gusti. Mi sono trovata a implorare gli indecisi. E quando ero sola a ripetermi il mantra “E’ la giunta che conta.”

Mi sono trovata domenica a uscire di casa alle 11 di sera, e non mi capitava da quando andavo in discoteca, per andare a Palazzo Marino a seguire i risultati. E quando è stato chiaro che il prossimo sindaco di Milano sarebbe stato Sala, ho pensato che questa vittoria, raggiunta grazie a chi ha saputo trasformare la paura in creatività, impegno, sorrisi, senso dell’umorismo, voglia di vincere, mettendo da parte tutto quello che non serviva, dispetti, rancori, egoismi, ce la siamo proprio meritata.

Ne esce cambiata la sinistra milanese, ne escono cambiati gli elettori, ne esce cambiato anche Sala che ha dichiarato “Ho capito che da solo non posso fare niente” . Un mio collega un mese fa mi ha chiesto un po’ preoccupato “Ma la politica ti cambierà?”. “Ma che dici?” gli avevo risposto e invece la risposta è “Sì.”

 

Isabella Musacchia

 



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