25 maggio 2016

MARCO PANNELLA E LA LEGGE CIRINNÀ

L’ultimo lascito di una lotta per le libertà civili


La scorsa settimana, da queste pagine, scrivevo della difficile approvazione della Legge Cirinnà che, per la prima volta, ha dato riconoscimento ufficiale in Italia alle coppie, anche dello stesso genere, che vogliono trascorrere la vita in comune. Uno strano gioco del destino e della storia ha fatto sì che Marco Pannella, storico leader radicale, a pochi giorni dall’approvazione di tale legge, mancasse. E’ bello pensare che la Legge Cirinnà, simbolo – abbiamo visto anche in parte sfumato e migliorabile – di una normativa sui diritti civili più volte rimandata in Italia sia stata un’ultima, cogente eredità di Pannella. Una traccia luminosa che un grande protagonista della politica ha voluto lasciare a noi che lottiamo perché i diritti di ognuno, anche nella propria sfera personalissima, siano ampliati e non tagliati, in una logica di inclusione complessiva.

10livigni19FBTanto si è scritto e si scriverà in questi giorni su Marco Pannella, da parte di politologi e giornalisti che svilupperanno analisi dell’uomo che dell’attività politica ha fatto la propria ragione di vita, diventando un pezzo di storia d’Italia. Mi piace, però, sottolineare, da giurista impegnata nelle politiche di genere nelle professioni e, conseguentemente nella società, come Pannella sia stato un esempio per tutti, pioniere della salvaguardia dei diritti civili. Senza enfasi retorica, possiamo davvero intravedere nella vita e nell’attività di Marco Pannella un qualcosa di “profetico”, in senso laico e moderno.

E anche la sua laicità – ben sappiamo che le sue battaglie sono spesso state agli antipodi di un certo clericalismo di fondo che ha permeato e continua a permeare la politica italiana – non era contraria a una ricerca spirituale, né peccava di materialismo. Anzi, era una continua ricerca di rispetto per la sfera interiore di ciascuno, sia che la stessa riguardasse scelte sessuali, decisioni sulla propria vita e sulla propria salute, sia che lambisse ambiti di ricerca spirituale e religiosa. Non a caso, nel suo gran numero di “amici” – in senso ciceroniano di persone che condividono la vita di ciascuno, pur mantenendo opinioni differenti su varie tematiche del mondo – vi sono stati almeno due Papi, Giovanni Paolo II e Francesco che volevano bene alla persona e rispettavano il politico, pur nelle differenti vedute su temi dottrinali e sociali.

Scontato e fin superfluo ricordare le battaglie di Marco Pannella negli ultimi cinquant’anni di vita politico-sociale italiana: dall’aborto, al divorzio, dal nucleare al fine vita per concludere con il suo pressante combattimento sulla dignità del trattamento dei detenuti e la questione delle carceri. Tutte battaglie con un filo rosso comune, l’assenza di qualsiasi controinteresse politico, da intendersi come banale gioco di cariche e poltrone e l’attenzione, smodata, straripante, coraggiosa come era il personaggio, per i diritti del singolo, intangibili sia dagli altri consociati sia dallo Stato.

Potremmo dire che Pannella è stato un combattente per “l’individuo” nello Stato, in quell’accezione transnazionale tanto cara a lui e ai Radicali e così attuale in questi tempi di difficile integrazione europea. Mancherà a tutti quelli che, ogni giorno, sono impegnati nell’affermazione dei diritti civili e umani. In coerenza ai suoi insegnamenti, si deve proseguire nell’impegno civile in tutte quelle sfide che, talvolta, sembrano impossibili da realizzare perché spesso controcorrente. Proprio come ha sempre fatto lui.

Ilaria Li Vigni

 

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti