23 marzo 2016

FA’ LA SCUOLA GIUSTA. “CARTA PER MILANO CITTÀ EDUCATIVA”


L’impresa collettiva ‘Dire, Fare, Educare’ si chiude con un contributo che l’Assessore Cappelli consegna alla città, la Carta per Milano città educativa, frutto di un percorso partecipato sui temi dell’educazione e dell’istruzione. A fare da cornice a questo momento simbolicamente conclusivo dell’esperienza di guida dell’Assessorato all’Educazione, iniziata nel 2011, le relazioni del professor Massimo Recalcati e del professor Daniele Novara.

08_bramante11FBIl professor Recalcati, nella veste di psicanalista, ma anche di docente universitario, presenta una fotografia della scuola, con un focus sui due sintomi di disagio più evidenti e prepotenti, scientismo e iperedonismo, e sul valore che non ha eguali, di luogo di prevenzione primaria di pensiero critico e di resistenza all’omologazione, dove non si trasmette sapere, ma desiderio di sapere.

Se da un lato la scuola patisce il culto del numero, della valutazione, della medicalizzazione e della classificazione dietro sigle e diagnosi (BES, DSA, ADHD …) e sembra un’autostrada per chi corre più veloce, escludendo chi ha un passo differente; se è vero anche che la scuola rischia di diventare un parco giochi, rinunciando a far sentire lo spigolo duro del limite e a introdurre le soglie che le competono come sentinella sociale; la scuola tuttavia può e deve rivendicare un ruolo di prevenzione primaria, valorizzando l’erotizzazione della cultura, che nasce da un insegnante che per primo desidera il sapere e ne sa accendere il desiderio nello studente e gli dona così il vaccino della cultura (1). Un’istruzione calda, che prende le mosse da come il maestro prende in mano il libro e lo rende vivo agli occhi dello studente. Una scuola che non fa appassire il desiderio e che valorizza le inclinazioni e le attitudini, liberando lo studente dall’obbligo della performance in ogni disciplina.

Il professor Novara, che si definisce pedagogista pratico, affronta il tema dell’educazione ai tempi dei social network, dell’invadenza tecnologica e dei guru del marketing digitale: cellulari under 36 mesi, bambino touch con i tablet già alla scuola dell’infanzia, attività di prelettura e prescrittura con la tastiera. Il suo appello è a un’inversione di tendenza, alla responsabilità degli adulti, alla necessità di mettere limiti, regole e paletti all’invasione troppo precoce dei dispositivi digitali, con regole precise in ordine all’età e alla sostenibilità dell’uso. Non sarà un caso se Steve Jobs non aveva dotato la sua casa di videoschermi, perché i suoi figli erano ancora piccoli! E il cervello degli adolescenti esposto per venti anni a un uso sistematico dei videogiochi si contrae e con frequenza si manifestano disturbi di concentrazione e del sonno (2).

Chiude questa “sarabanda educativa” – così l’Assessore Cappelli definisce la tre giorni che ha visto riuniti soggetti diversi, protagonisti dei diversi luoghi educativi della città – la consegna della Carta per Milano città educativa, non un programma o una lista dei desideri, ma un contributo a tracciare alcune possibili strade condivise per il lavoro dei prossimi anni.

Una città educativa dai grandi numeri: 200.000 bambini e ragazzi che crescono a Milano, 75.000 di origine non italiana (di cui 50% nato in Italia), 10.000 con disabilità; 8.000 bambini (1 su 10) a rischio dispersione scolastica, 78.000 neet, giovani che non studiano e non lavorano; 20.000 educatori e insegnanti. Una città capace di fare rete: un arcipelago educativo fatto di tante isolette, dove gli abitanti di alcune isolette hanno cominciato a conoscersi e a lavorare insieme con energia e spirito di servizio, altri non si conoscono ancora o possono conoscersi meglio per un progetto educativo che potrà continuare ad arricchirsi e rinnovarsi, guardando al futuro.

Stefania Amico e Rita Bramante

 

 

(1) M. RECALCATI, L’ora di lezione, Per un’erotica dell’insegnamento, Einaudi, 2014.

(2) FRANCES E. JENSEN, Il cervello degli adolescenti, Mondadori, 2015.

 



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