24 febbraio 2016

LA LISTA ARANCIONE CINQUE ANNI DOPO E “QUELLI CHE SALA MAI”


Stare dentro o stare fuori: dalla coalizione e dal patto delle Primarie, ovvero dall’appoggio a Sala, candidato ufficiale del Centrosinistra. Due posizioni che potrebbero avvicinarsi e trovare punti di contatto, se non ancora di accordo, ma si prospettano invece come l’ennesimo frangente di rottura. Da una parte si va costruendo la lista arancione che non può e non vuole prescindere dal sostenere Sala; dall’altra si delinea un gruppo dai confini ampi con civici, tanti pezzi sparsi di sinistra e soggetti singoli: riflettono su un’alternativa, loro, dal momento che nel vincitore delle primarie non riescono proprio a riconoscersi. Sono due segmenti di città che del centrosinistra fanno entrambi parte, divisi però da una differenza insormontabile che stronca in partenza il dialogo: il dentro e il fuori, appunto.

02poli07FBLa lista arancione dovrà essere, probabilmente sarà, quella che raccoglie l’esperienza collettiva dei ComitatixMilano e di chi da cinque anni li anima. Non è ancora nata ma già i media l’hanno etichettata come “molto di sinistra”, potrà contare su persone decise a influire sulle scelte di programma del futuro sindaco attraverso quei percorsi di partecipazione, inclusione, lavoro nelle periferie e sul territorio portati avanti in collaborazione con le istituzioni e non di rado anche in autonomia. “Alla mia città non rinuncio” è da tempo l’hashtag del progetto. Ma che cosa significherà d’ora in poi, in concreto, questa frase? La scelta, fondamentale e comprensibile, di “stare” con Sala apre due possibilità.

Dato per acquisito che con tutta la buona volontà, se mai ne avesse, la persona in questione non potrà mai diventare e neppure definirsi “arancione”, la lista nasce in qualche modo in opposizione, seppure parziale, al candidato che sostiene; considerata tale evidenza, le opzioni si biforcano. O sarà Sala ad andare loro incontro, per necessità magari, e dovrà un po’ deviare dal percorso e dalla storia già scritti; oppure sarà la “cosa arancione”, così già la definiscono, a dover fare un passo indietro e trasformarsi per poter aderire al programma e alla visione di Sala. Il suo successo alle primarie, prevedibile ma non del tutto scontato, ha spiazzato molti cittadini e gruppi politici che in questa candidatura continuano a non identificarsi: è una realtà, pur se si cerca da più parti di minimizzarla.

Ciò obbliga inevitabilmente a compromessi, parte integrante delle strategie politiche. Non c’è nulla di male ma in questi anni, pur con problemi, errori e mancanze, le avevamo un po’ dimenticate, nell’impressione condivisa di poter essere più se stessi anche facendo politica. Le contraddizioni sono spesso a fin di bene, le mediazioni necessarie, dettate dalla razionalità e dalla speranza di ottenere almeno un risultato, l’affermazione del centrosinistra a giugno. Personalmente la più grande contraddizione che vedo è quella di una lista arancione con cinque anni di ritardo, e in appoggio al candidato sbagliato. Allora, nel 2011, i Comitati rimasero esterni agli schieramenti cittadini ufficiali e non presentarono una lista propria.

Questo venne deciso nel momento di maggiore forza e novità di un movimento genuino, diverso dalla politica tradizionale, e nonostante il leader fosse il loro, quello con cui i Comitati erano nati e avevano lavorato dal primo giorno. La scelta fu di rimanere fuori, prima delle elezioni e dopo, per non identificarsi come “partito di Pisapia” (poi, diciamocelo, che male ci sarebbe stato?). Ora, con un leader vissuto con ineluttabile distacco e diffidenza reciproca, la decisione, probabilmente un po’ obbligata, è invece di esserci, di influire su percorso e risultato, nella continuità dell’esperienza iniziata. Un passaggio per il quale i Comitati arancioni si sentono indispensabili: progetto bellissimo, il loro, forse però nella campagna elettorale sbagliata … . Se questa forza politica prenderà forma, e tutto fa pensare che accadrà, come potranno incontrarsi sugli stessi obiettivi persone con storie, intenti e metodi tanto differenti? Nessuno si può snaturare, e una collaborazione alla luce di tali discrepanze produce inevitabilmente sofferenza. Il percorso non sarà mai indolore, soprattutto nel futuro consiglio comunale.

I Comitati sono tra la gente, sui progetti, ma anche in una sorte di improvvisazione positiva che ha fatto avvicinare alla politica cittadini milanesi occupati in tutt’altro nella vita. Sono nati per sostenere un’idea, una visione in parte realizzata e in parte no, ma rimasta sempre ben presente e viva. Ora sono cresciute, persone e idee, ma cresciute abbastanza per entrare a tutti gli effetti in un cammino tortuoso, questa volta non poco antitetico alla loro indole? Si chiamino Comitati o lista arancione, difficilmente potranno mantenere le stesse prerogative con un Sindaco che ha in mente tutt’altro (ed è nelle sua facoltà che sia così …) ed è abituato a interlocutori del tutto diversi.

Su queste pagine Luca Beltrami Gadola richiamava un concetto fondamentale, al momento abbastanza trascurato: in genere il programma lo fa il candidato sindaco e le liste che lo appoggiano non ne presentano uno proprio… . Nella situazione per molti versi anomala di questo dopo-primarie rischia però di avvenire il contrario. Se il candidato Pisapia riuscì a dare la propria impronta e a rendere apprezzabile un soggetto eterogeneo come la lista civica di allora, non propriamente di sinistra, ora non è scontato che gli arancioni riescano invece a fare digerire Sala a chi non intende votarlo. Sarà difficile rigirare in positivo questa contraddizione. Chi non voleva essere il “partito di Pisapia” come potrà ora amalgamarsi, seppure per via indiretta, al “partito di Sala”? Costerà molto offrire questo sostegno e a Sala riceverlo, e ciò vale sia che Francesca Balzani decida di guidare la nuova lista sia che lo faccia qualcun altro. C’è un’incommensurabilità di fondo tra Sala (e i suoi sostenitori della prima ora) e chi ha dovuto accettarlo in un secondo tempo.

Non meno ostica nel tragitto del prima e del dopo, esiste un’alternativa, soggetti dissimili tra loro si apprestano ad aderirvi con l’istinto e senza troppo ascoltare la ragione: è la possibilità sempre aperta di rimanere fuori dalla coalizione con un candidato sindaco altro da Sala. Incuranti di quanto sia o non sia leale, giusto e utile uscire dal patto delle primarie e di quale percentuale di elettorato potrebbe raccogliersi intorno al nuovo nome, è lungo l’elenco di chi non ci sta, all’interno o all’esterno dei partiti. La sensazione, qui, è opposta rispetto alla lista arancione: in nome di un’idea legittima, spiegabile senza mezzi termini ma per certi versi politicamente riduttiva, purtroppo – il punto focale è “Sala mai” – si abbandona del tutto l’ipotesi di accettare il compromesso di fondo come parte del gioco.

Ciò che lascia perplessi è scoprire che in questa aggregazione spontanea ci sono anche tanti degli scontenti cronici dell’amministrazione attuale e che emergono rancori neanche tanto velati. Un aspetto, spiace riconoscerlo, che toglie un bel po’ di poesia a un progetto giustificato, certo, dalle circostanze. Il rischio, nel compiacersi di essere “duri e puri” è di riuscire a esprimere meglio ciò che si detesta di ciò che si apprezza. Non che questo faccia molto bene, tuttavia, il dissenso sostanziale a Sala andrebbe arginato e guidato. Salvando possibilmente qualcosa: se non del possibile futuro, almeno di quello che stiamo per lasciarci alle spalle. Perché da qualche parte bisogna pur ripartire, dopotutto.

 

Eleonora Poli

 



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