10 febbraio 2016

IL POPOLO DELLE PRIMARIE VISTO DA VICINO


Le primarie milanesi del centro-sinistra si sono concluse con un risultato che conferma le attese. Ha vinto Giuseppe Sala, con il 42% dei consensi, seguito da Francesca Balzani con il 34%, Pierfrancesco Majorino con il 23% e Antonio Iannetta con l’1%. Sono state primarie partecipate (hanno votato più di 60.000 mila persone), che hanno permesso al centro-sinistra milanese di mobilitare i propri sostenitori nella scelta del candidato Sindaco a Palazzo Marino, ma che sembrano destinate a produrre inevitabili strascichi e polemiche fra le diverse anime dello schieramento.

03fasano05FBIl tema che più ha occupato le pagine dei giornali degli ultimi giorni, risultati a parte, è stato quello della lealtà. Un classico tema degli studi sulle primarie nordamericane, dove a tale proposito si fronteggiano due ipotesi parimenti credibili ed empiricamente fondate. La prima ipotesi vuole che i sostenitori di candidati usciti sconfitti dalle primarie facciano mancare, al momento delle elezioni, il loro supporto al candidato che le ha vinte. La seconda ipotesi, al contrario, vuole che i sostenitori dei candidati usciti sconfitti alle primarie si rechino comunque alle urne per votare, nelle elezioni propriamente dette, il candidato che le ha vinte.

Dalle analisi che abbiamo condotto sugli elettori delle primarie milanesi, risulta un 63,3% di intervistati che dichiara la sua intenzione di votare comunque per il vincitore della competizione, chiunque esso fosse. A fronte di questi selettori (così si chiamano gli elettori che partecipano alle primarie) per così dire leali, vi è però un 32,7% che si dice incerto, lasciando dipendere la sua scelta da chi vincerà le primarie (15,5%), oppure sospendendola fino al momento in cui dovrà andare a votare per Palazzo Marino (16,2%).

Se cerchiamo di scandagliare un po’ più a fondo questo dato, andando a verificare il grado di lealtà presente rispettivamente fra i selettori di Sala, Balzani e Majorino, si osserva chiaramente come fra le fila dei due sconfitti vi sia una percentuale di incerti significativamente più elevata di quella che contraddistingue i supporter del candidato vincente: 74% fra chi ha votato Sala, a fronte del 65% fra chi ha votato Balzani e del 64% fra chi ha votato Majorino. La maggiore lealtà fra i supporter di Sala può considerarsi in larga parte motivata dalla forte aspettativa che costoro avevano rispetto alle reali chance di vittoria del proprio candidato. Infatti, ben l’83% degli intervistati riteneva che le primarie le avrebbe vinte Sala, mentre percentuali più contenute accreditavano rispettivamente una vittoria di Balzani (12%) e di Majorino (5%). Tuttavia il 32,7% di incerti, come orientamento che riguarda il 53% dei selettori, rappresenta in ogni caso un campanello di allarme.

Se consideriamo gli studi condotti sulle primarie in Italia, soprattutto nell’ambito delle primarie nazionali (di coalizione e per l’elezione del segretario Pd), è facile osservare come dall’età dell’oro delle primarie di Prodi (2005) alle cosiddette primarie che hanno permesso a Renzi di conquistare la segreteria del Pd (2013), la percentuale dei selettori leali rispetto al responso della gara sia andata progressivamente diminuendo, seppur attestandosi sempre al di sopra del 70 per cento. Possiamo quindi concludere che questo segnale d’allarme, pur da tenere in considerazione, non necessariamente debba considerarsi il presupposto di una fuga di elettori dalla candidatura di Sala.

Resta comunque vero che nell’elettorato milanese di centro-sinistra, per come un suo attendibile spaccato si possa desumere dai selettori che hanno partecipato alle primarie di domenica, qualche elemento di eterogeneità tenda a manifestarsi. Anzitutto, per fare un esempio piuttosto significativo, nel giudizio sul governo Renzi. Sebbene nel complesso il giudizio possa considerarsi positivo, almeno questo è il parere del 70% degli intervistati, se andiamo a vedere come la pensano i supporter di ciascuno dei tre candidati scopriamo che fra gli elettori di Balzani e Majorino non riesce a raggiungere la sufficienza, con punteggi medi rispettivamente pari a 5,37 e 5,2, mentre fra i supporter di Sala il giudizio è nettamente più positivo, raggiungendo una media del 7,1.

In altri termini, sembra che la vittoria di Sala debba essere associata al permanere nel campo del centro sinistra milanese di un forte dualismo fra un centro-sinistra che guarda con la convinzione delle proprie ragioni a sinistra e un centro-sinistra che volge più decisamente il proprio sguardo verso il centro. Qualcosa di simile si registra anche rispetto alla collocazione politica. Richiesti di collocare se stessi, i candidati e il Pd su una scala di dieci valori da sinistra a destra (dove 1 corrisponde all’estrema sinistra e 10 all’estrema destra), la media dei selettori si colloca in posizione 3 (un valore che identifica tipicamente una posizione di centro-sinistra). E se il PD viene comunque identificato con una posizione chiaramente di centro-sinistra (4), così come la stessa Balzani (3,3), mentre Majorino è accreditato su una posizione relativamente più di sinistra (2,7), Sala è indicato come un candidato di centro (5,1).

Si tratta peraltro di un elettorato il cui consenso si indirizza stabilmente verso i partiti di centro-sinistra, dato che se nel 2010, in occasione delle primarie vinte da Pisapia, veniva da un voto alle elezioni politiche 2008 per il 72,5% a favore del Pd e per l’11,1% di Sinistra Arcobaleno, oggi proviene da un voto alle elezioni politiche 2013 per il 75% a favore del Pd e per il 12% di SEL. Scarsa invece è la consistenza dell’elettorato che alle ultime elezioni politiche ha votato per un partito di centro-destra (1%). Come del resto si registra in ogni indagine demoscopica condotta sui partecipanti alle primarie di centro-sinistra, sia a livello nazionale sia a livello locale.

Un ultimo dato di un certo interesse, che fa il paio con l’immagine di un elettorato che assegna la vittoria al candidato più moderato fra quelli in lizza, pur riconoscendosi su posizioni relativamente più di sinistra, è quello relativo alle motivazioni che hanno condotto alla scelta del candidato votato. Se il 39% del campione ha votato il candidato più vicino ai propri valori, ben il 32% dei selettori ha scelto di votare il candidato che ritiene più efficace per il futuro di Milano. In questo senso, il successo di Giuseppe Sala è stato decretato da un popolo delle primarie che pur riconoscendosi in un centro-sinistra di stampo più tradizionale ha deciso di puntare sul candidato che ritiene maggiormente in grado di guidare la città di Milano guardando al futuro.

 

Luciano M. Fasano

 

Fonte dei dati: Sondaggio del Dipartimento di Scienze sociali e politiche dell’Università di Milano, in collaborazione con PomLAB (Laboratorio sull’Opinione Pubblica e i Social media) e con CLS-Osservatorio sulle primarie in Italia della Società italiana di Scienza politica, condotto nel corso della giornata di domenica 7 febbraio, attraverso la somministrazione di oltre 3.000 interviste in 51 seggi, in tre diverse fasce orarie di rilevazione, su un campione rappresentativo ponderato a livello di sezioni elettorali e di zone del decentramento.



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