3 febbraio 2016

PRIMARIE MILANESI: E DOPO?


I candidati alle primarie hanno sparato le ultime cartucce? Si sono detti le ultime ruvidezze? Ci sono ancora quattro giorni e il livello dello scontro sembra destinato ad alzarsi ancora. Certe parole lasciano il segno, certe accuse non sarà facile dimenticarle e nemmeno i rapporti tra i sostenitori dei diversi candidati torneranno a essere quelli di prima. L’evocazione delle “più belle primarie” non tiene più tanto, a meno che non s’intenda che le primarie siano belle perché vi è contesa: se è così queste milanesi sono bellissime. Bellissime sì ma renderanno difficile il poi.

01editoriale04FBLa domanda che è legittimo farsi riguarda il “patto di lealtà”, quella sorta di preambolo alla Carta dei Valori – il documento del Consiglio degli 11 – sottoscritto dai partiti del centrosinistra che avevano dato vita alla Giunta Pisapia, preambolo teso a rafforzare quel che già era già detto nelle Carta: La scelta sovrana della cittadinanza, esercitata attraverso le primarie convocate domenica 7 febbraio 2016 dalle forze politiche e civiche del centrosinistra, verrà fatta propria dalle singole personalità che confronteranno i loro programmi con lealtà e spirito unitario.”.

Il patto di lealtà e la Carta dei Valori partivano dal presupposto che le differenze tra i candidati riguardassero essenzialmente i programmi, forse il modo di darvi corpo e dunque la possibilità, a primarie avvenute, di dar vita a un programma comune tra tutti i candidati perché divenisse la piattaforma di confronto con il centrodestra.

Già solo nel definire i soggetti del confronto – centrosinistra versus centrodestra – c’è molto imbarazzo, visto che Giuseppe Sala e qualcuno dei suoi sostenitori rifuggono, anche ideologicamente, dal connotarsi di destra o di sinistra come se questa doppia negazione, anche se i linguisti la considerano un’affermazione, affermasse qualcosa che in realtà non c’è. La confusione terminologica spesso nasconde la confusione delle idee o la loro mancanza.

La realtà è che ci troviamo di fronte uno scenario relativamente imprevisto: è vero che i programmi dei singoli candidati non divergono a tal punto da renderne impossibile una sintesi, nemmeno i modi di attuarli sono così distanti: quel che è impossibile è conciliare personalità tanto differenti, personalità che sono diventate il criterio di scelta per l’elettorato delle primarie. Passiamo da una personalità portata al decisionismo del fare – Giuseppe Sala – a una politicamente molto strutturata e con qualche rigidezza – Pierfrancesco Majorino – a quella più flessibile e più interprete della “forza gentile” di Giuliano Pisapia, ossia Francesca Balzani.

Fare sintesi a questo punto sembra difficile soprattutto tra Sala e Majorino e tra Sala e Balzani, meno in salita una sintesi tra Balzani a Majorino, meno che mai praticabile una soluzione del tipo ménage à trois, resa impossibile dalla pressione renziana a favore di Sala da un lato e dal recente endorsement di Pisapia a favore di Francesca Balzani, fatto anche nel nome dei Partiti che si riconoscono nel centrosinistra milanese della Giunta uscente, in aperto antagonismo con il “partito della città” che si è radunato sotto le insegne di Sala e del suo renzismo: una sorta di filiazione locale del “partito della nazione”.

La percezione che l’elettorato delle primarie avrà di questa difficile sintesi si vedrà con l’esito del voto delle primarie che, comunque vadano, vedranno un vincitore con una percentuale di poco superiore al 50% e dunque le domande da porsi sono: quanto i risultati delle primarie saranno indicativi rispetto al voto delle successive amministrative? Quanti elettori del centrosinistra adotteranno loro pure nel proprio comportamento all’urna una sorta di patto di lealtà come quello sottoscritto dai propri Partiti di appartenenza in novembre dello scorso anno? Quanti poi nello stesso Pd si piegheranno a questa sorta di reinventato centralismo democratico monco, dove il principio “libertà di discussione, unità d’azione” vede molto ridotta la libertà di discussione sprezzantemente classificata come “gufismo”?

Da qui alle amministrative di giugno ci sarà modo di meglio capire il panorama ma con un’ultima domanda: quanti e quali saranno gli attori in campo a quel momento?

Luca Beltrami Gadola

 



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