26 gennaio 2016

MILANO? LA CITTÀ DI ESTERNI, DAL 1995


È questo il titolo del libro che esterni ha scritto e pubblicato in occasione del suo ventesimo compleanno. Una celebrazione di venti anni di militanza nella produzione culturale indipendente. Ma soprattutto un’opportunità per fermarsi, guardarsi indietro, ripercorrere la propria storia e cercare di analizzarla, nel tentativo – sempre molto difficile – di raccontarsi. Un titolo che in un’unica parola sintetizza i dubbi e le speranze sulla città in cui esterni è nata, e del cui spirito è impregnata. Perché esterni senza Milano sarebbe sicuramente diversa, o forse non sarebbe nemmeno nata.

12evandri03FBI dubbi sono quelli di chi è sempre in equilibrio precario tra un profondo radicamento alla propria città e una vocazione internazionale, tra l’appartenenza alla propria cultura e il desiderio di innovare, conoscere nuovi punti di vista, sperimentare linguaggi e tecniche. esterni come Milano è pratica ma al tempo stesso creativa, critica ma sempre ironica. Il primo dubbio l’hanno avuto i fondatori nel 1995: “Vale la pena provare a portare un po’ d’Europa nella Milano-da-bere?”. La risposta, evidentemente, è Sì.

Oltre ai dubbi, ci sono anche le speranze nei confronti di una città che è stata al tempo stesso vincolo (a volte) e opportunità (altre). Sicuramente esterni nasce come reazione culturale allo scenario degli anni ’90. Quindi se dopo venti anni ci si guarda indietro e si può ammettere con onestà di aver contributo in qualche misura alla crescita culturale di Milano, lo si fa con la consapevolezza che questa città è stata in alcuni casi lo stimolo per azioni di rottura, provocatorie, ironiche ma sempre orientate ad animare una riflessione.

Raccontarsi è sempre difficile. esterni ci ha provato, ripercorrendo la propria storia fatta di idee, progetti, incontri, scambi, amici. Se dovessimo sintetizzare l’attività di esterni in una battuta o in un’immagine, potremo visualizzare il cartello di “Questa è una piazza”, che negli anni, come se fosse un monito o un sigillo, è comparso sotto i ponti della tangenziale, nella Stazione Centrale di Milano, nei luoghi abbandonati d’Europa (uno su tutti, il progetto Esta es una plaza di Madrid rappresenta ancora adesso un modello di successo anche dal punto di vista gestionale) ma anche in tutti i luoghi toccati dal Milano Film Festival, che ogni anno per dieci giorni e dieci notti porta in città il mondo intero per incontrarsi e raccontarsi.

La piazza è un’idea forte, semplice e necessaria, comprensibile da tutti ed è il motivo per cui esterni esiste, è la sua stessa idea di cultura. La piazza intesa come luogo fisico di incontro tra le persone, luogo principe per l’attività sociale, politica, economica delle persone. Ma anche piazza come luogo – fisico o concettuale – di incontro tra culture e di crescita personale. Un luogo pensato per tutti, aperto per definizione, dove l’unica regola che vige è quella del rispetto. Ecco, se dovessimo riassumere venti anni di esterni probabilmente sarebbe questa l’immagine più rappresentativa: persone che insieme provano a costruire un modello, una proposta di vita culturale e sociale.

Si tratta di un obiettivo certamente ambizioso e, se è vero che qualcosa è stato fatto, c’è ancora molto lavoro da fare: i prossimi (venti) anni probabilmente saranno destinati a creare nuove piazze, laddove le città si modificano, non solo architettonicamente ma nella sua composizione sociale. Nei prossimi anni esterni sarà impegnata nella valorizzazione di Cascina Cuccagna e nel recupero dell’area Ex Ansaldo/BASE; entrambe queste esperienze – che senza una reale creazione di reti con altre realtà cittadine non sarebbero state possibili – rappresenteranno per Milano la proposta di modelli alternativi di socialità, di consumo, di produzione culturale. esterni è sempre sfuggita a definizioni troppo strette, che potessero imprigionarla forzatamente all’interno di un campo attività. La “buona notizia” è che ci sarà sempre bisogno di (nuovi) spazi per l’incontro e il confronto a Milano come in altre parti del mondo, dove le persone possano conoscersi, discutere, imparare, lavorare o guardare un film. Ed è lì che sarà esterni.

Giada Evandri

 



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