25 novembre 2015

PIAZZA CASTELLO NON È UNA PIAZZA


Piazza Castello non è una piazza, non ne ha le caratteristiche fisiche, non ne ha l’aspetto e neppure le funzioni. Piazza è un luogo tendenzialmente chiuso, unitario, in cui i comportamenti e gli interessi dei fruitori sono concentrati sulla permanenza e la sosta. Piazza Castello invece è un luogo aperto, senza confini evidenti, uno spazio semicircolare tendenzialmente chiuso da un solo lato, un luogo di passaggio e di svincolo di funzioni diverse che non invita alla sosta ma solo al passaggio: l’ingresso al Castello, i viali circolari, la prospettiva verso Largo Cairoli, questa si veramente Piazza, per la sua forma circolare “limitata in tutto o in parte da costruzioni all’incrocio di più strade”, come da dizionario Devoto Oli, unitaria, con un bel monumento centrale a ribadirne il punto focale.

05monici41FBForzatura era stato chiamare Piazza, piuttosto che Viale o Piazzale, il percorso circolare che ruotandovi attorno rende visibile il cosiddetto Castello Sforzesco, opera Ottocentesca di fantasia medievaleggiante che, proposta oggi, incontrerebbe gli strali dei puristi del contemporaneo, ma che per fortuna è stata realizzata quando ancora si riteneva che l’architettura fosse arte del costruire secondo uno stile coerente e non invece un mezzo di auto celebrazione dell’architetto di turno. Bisogna allora chiedersi che senso abbia avuto la chiusura al traffico della Piazza Castello e lo spostamento di tutte le funzioni ad esso dedicate, traffico pubblico e privato, sostenibile e motorizzato, sul vicino Largo Cairoli, che da potenziale meta conclusiva del percorso pedonale di via Dante è stata declassato a snodo di traffico caotico e isterico.

Ci chiediamo se una scelta così traumatica sia stata l’esito di un ben meditato processo di valutazione delle rispettive vocazioni dei due luoghi, così vicini e così diversi? su ciò esprimiamo forti dubbi considerando lo stupore di Maria Berrini di AMAT quando la cosa venne proposta al CAM di corso Garibaldi, e la sua richiesta di ulteriori verifiche ed approfondimenti per verificarne la fattibilità. Oppure sia stata la alzata di ingegno di un giovane assessore che voleva lasciare qualcosa a perenne ricordo della propria opera, essendo la gran parte delle altre sue attività in prosieguo di iniziative ereditate dalla giunta precedente? Tra le due ipotesi propendiamo per la seconda.

I risultati lo dimostrano: il Largo Cairoli, luogo di scambio tra mezzi pubblici per eccellenza, è stato riempito di corsie, isolette, semafori, piste e percorsi obbligati per svincolare, con la sensibilità tipica dei progettisti di autostrade, gli innumerevoli flussi di veicoli, tram, biciclette, pedoni e cani che si accalcano in questa che era una piazza ed è ora una bolgia dantesca rotante di condannati alla ricerca del proprio percorso riservato. I flussi del traffico privato si accavallano a quelli dei mezzi pubblici ed entrambi ne subiscono le conseguenze con ritardi e soste a motore acceso che elevano il livello degli inquinanti e del rumore.

Per contro nella vicina Piazza o meglio Viale del Castello, i pedoni e i turisti vagano in un percorso vuoto da cui cercano di uscire rapidamente e a cui le misere installazioni della nevicata non portavano neppure il ristoro di un poco di ombra nei caldi pomeriggi dell’estate expo-meneghina. Sembra che l’assessore nostro, invece di valorizzare le reciproche funzioni e le naturali vocazioni dei due luoghi abbia voluto forzare la storia, lo spazio e le architetture nella direzione opposta a quello per cui sarebbero state idealmente predisposte, come un allenatore di calcio che volesse trasformare l’attaccante dribblomane in un rude marcatore di centrocampo.

Largo Cairoli liberato dal traffico privato e ripavimentato in modo unitario, avrebbe potuto essere lo sbocco ideale del percorso pedonale di via Dante, una bomboniera architettonica con la vista del Castello attraverso lo slargo ombroso di Via Beltrami, di cui si sarebbero potuti recuperare i progetti ottocenteschi; allo stesso tempo la piazza-viale del Castello sarebbe stata il punto privilegiato di transito dei percorsi turistici e il naturale proseguimento dell’anello di traffico dei navigli, almeno fino alla eventuale chiusura dei percorsi di attraversamento del centro, secondo lo schema dei loop dalla cerchia dei Bastioni che approvato con Goggi assessore, mai è stato accettato e perseguito, e che avrebbe portato finalmente chiarezza alla tormentata vicenda del traffico milanese.

In un Largo Cairoli riservato solo a loro, i mezzi pubblici avrebbero trovato il naturale punto di interscambio e ne avrebbero fatto il punto di partenza della mobilità pedonale e pubblica, mentre sulle ali del viale di piazza Castello avrebbero trovato spazio e logica i mezzi privati e turistici che anche oggi utilizzano le ampie banchine che affiancano la pista ciclabile. Pista ciclabile costruita con molti soldi proprio in previsione di queste funzioni e che oggi, in una piazza pedonalizzata e vuota perde completamente di senso e rimane solo uno spreco ingiustificato di denaro pubblico.

Dovremo allora mantenere questa scelta solo perché inserita nel PUMS o sarà opportuno inserirla tra tutte quelle scelte inspiegabili a cui la nuova amministrazione dovrà porre rimedio? Benché l’abitudine e il conformismo rendano spesso accettabili anche le situazioni più anomale, credo che questa del Castello sia una delle prime azioni che si dovranno compiere per riportare un po’ di logica nel caos del traffico: Largo Cairoli pedonalizzato e riservato ai mezzi pubblici, foro Buonaparte riservato ai residenti e al traffico locale, e i viali di Piazza Castello riaperti al traffico, rimetterebbero in rapporto la logica con la funzione e consentirebbero notevoli risparmi di tempo, di stress e di inquinamento.

 

Walter Monici



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