17 novembre 2015

TRACCIAMENTI DEL JOBS ACT: CREDITI AL CONSUMO


Il Jobs Act non ha portato un solo posto di lavoro in più, tuonano le varie opposizioni: interne ed esterne. Probabilmente è anche vero, ma il mercato automobilistico in luglio, in particolare a Milano è aumentato del 14,54 % e a far volare questi incrementi è l’aumento di domanda dei privati principalmente giovani, cresciuta del 20%. Ma non solo, sono in aumento anche i consumi di materiale tecnologico come telefonini, computer e piccoli elettrodomestici. Secondo il Centro Studi di Confcommercio un trend di questo tipo potrebbe portare a un aumento del PIL al 2% alla fine del quarto trimestre dell’anno, dando una definitiva accelerazione alla crescita del paese.

09cingolani40FBApparentemente questi due elementi del Jobs Act, aumento del mercato auto e dei consumi in generale sembrano non essere collegati, ma non è così. Il Jobs Act indica una riforma del diritto del lavoro in Italia, promossa e attuata in Italia dal governo Renzi, attraverso diversi provvedimenti legislativi varati tra il 2014 e il 2015. Il termine deriva dall’acronimo “Jumpstart Our Business Startups Act“, riferito a una legge statunitense, promulgata durante la presidenza di Barack Obama nel corso del 2012, a favore delle imprese di piccola entità. In Italia il termine è stato invece usato per definire un insieme di interventi normativi in tema di lavoro a carattere più generale.

Eccoli i primi effetti del Jobs Act. Secondo i dati sui rapporti di lavoro, tratti dal sistema informativo delle comunicazioni obbligatorie, lo scorso marzo ci sono stati circa 21mila contratti di lavoro in più rispetto alle attivazioni registrate nello stesso mese di un anno prima con un saldo positivo di ben 92 mila unità rispetto alle cessazioni. Significativo (+54mila) il balzo compiuto dai rapporti a tempo indeterminato, ora fortemente incentivati, e la cui quota sul totale sale così dal 17,5 al 25,3%. Mentre la quota dei contratti a tempo determinato cala dal 63,7 al 59,4%.

Significativo anche il dato delle trasformazioni della tipologia dei contratti, che segnala un miglioramento della qualità del lavoro: a marzo sono state infatti 40.034 le trasformazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato contro le 22.116 nello stesso periodo del 2014.

La stabilizzazione dei contratti produce un effetto virtuoso: l’accesso al credito, un aspetto a lungo dibattuto, ma che aveva bisogno di una novità del genere per ripartire. Le auto e quasi tutti i beni sono venduti nel più del 70% dei casi attraverso sistemi di finanziamento. Con il consolidamento del contratto di lavoro, anche i giovani hanno potuto accedere alla rateizzazione , senza dover ricorrere alla garanzia di parenti o amici con buste paga a tempo indeterminato.

Secondo i dati forniti dagli operatori del settore l’aumento di mutui e prestiti e del 50% in più rispetto all’anno precedente e la tendenza è ancora in crescita. Infatti un finanziamento è in vigore mediamente 36 mesi, quanto la durata di un contratto a tutele crescenti e anche nel caso non fosse rinnovato, il trattamento di fine rapporto, cioè la liquidazione garantisce la rata finale. Questo dimostra che un mercato del lavoro più stabile e competitivo non può che rilanciare l’economia.

Storicamente la crisi dell’auto è sintomo di crisi generale e stagnazione, basti pensare che una delle prime operazioni della prima presidenza Obama fu quella di rilanciare l’auto, con il sostegno del governo federale all’operazione Fiat/Chrysler e non solo. Inoltre, secondo una previsione del “Salary budget planning study” di Towers Watson nei prossimi mesi i lavoratori del nostro paese beneficeranno di un aumento dei salari fermi al palo negli ultimi anni.

A partire dal 2016, i lavoratori potranno beneficiare di una crescita degli stipendi. La combinazione di un discreto aumento dei salari e un’inflazione vicina a livelli record negativi saranno un fattore determinante per i dipendenti italiani, i quali inizieranno a vedere un reale incremento del loro reddito dopo anni di crescita zero. La ricerca, condotta nel luglio 2015 con 8.000 questionari ricevuti da 110 aziende del settore privato, rivela che lo stipendio medio italiano è cresciuto del 2,5%: questo, unito alla bassa inflazione annuale del 0,4%, porterà a una crescita in termini reali delle paghe che non si registrava da molti anni.

Aumento dei salari e aumento dei consumi potranno generare una crescita generalizzata dell’economia, che non potrà che generare nuova occupazione. Analizzare il Jobs Act in questa prospettiva evidenzia che certe polemiche appaiono solo strumentali e contingenti, soprattutto quando a farle è chi sostiene di essere un riferimento per il mondo del lavoro.

 

Massimo Cingolani



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