21 ottobre 2015

SANITÀ: PRESTAZIONI ALLE PERSONE GIUSTE NEL MOMENTO GIUSTO


L’atteso Decreto del Ministero della Salute che individua le condizioni di erogabilità e le indicazioni di appropriatezza prescrittiva di alcune prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale è oggetto in queste settimane di un acceso confronto e dibattito. La valutazione prevalente delle organizzazioni sindacali mediche è critica, sia per il principio di definire per decreto una serie di indicazioni cliniche sia per l’assunzione di responsabilità richiesta ai medici nel momento della prescrizione, con possibili sanzioni in caso di comportamento prescrittivo non conforme alle indicazioni.

10peduzzi36fbLa bozza del Decreto, che prevede 208 prestazioni tra odontoiatria, laboratorio, radiologia diagnostica, dermatologia allergologica, medicina nucleare, terapia fisica, che resterebbero a carico del Servizio Sanitario Nazionale solo per specifiche categorie di destinatari e/o per particolari indicazioni cliniche, ha avuto il 14 settembre il parere positivo del Consiglio Superiore di Sanità e dovrà essere oggetto di intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni.

Una valutazione serena sull’opportunità del Decreto, che sgombri il campo da timori di tagli alle prestazioni per gli assistiti e di atteggiamenti punitivi nei confronti dei medici, non può prescindere da alcune considerazioni di contesto e di merito:

– Il nostro servizio sanitario, ai primi posti per la qualità dei servizi erogati in rapporto anche ai costi contenuti, riesce a essere sostenibile per la comunità grazie ad una costante ricerca di un equilibrio tra una domanda di prestazioni, in costante crescita per l’invecchiamento della popolazione e l’aumento della prevalenza delle patologie croniche, e l’offerta di prestazioni sanitarie efficaci nei limiti delle risorse disponibili.

– In particolare le prestazioni per la diagnostica ambulatoriale sono cresciute in questi anni in rapporto anche alla diminuzione dei tassi di ricovero, che tendono a spostare parte dell’assistenza dall’ospedale al territorio, all’aumentata offerta di prestazioni diagnostiche e all’aumentata attenzione dei cittadini alla propria salute. La spesa per le prestazioni di diagnostica ambulatoriale in Lombardia rappresenta circa il 20% della spesa sanitaria totale; nel solo territorio dell’ASL di Milano nel 2013 sono state erogate 33,3 milioni di prestazioni per una spesa parti a 676 milioni di euro e una quota di compartecipazione dei cittadini di 115 milioni.

– L’analisi dei consumi, e quindi dei comportamenti prescrittivi, evidenzia differenze significative tra diversi ambiti territoriali e tra diversi medici, a parità di patologie trattate, testimoniando che esistono ampi margini di miglioramento dell’appropriatezza. Ormai da vari anni le Aziende sanitarie e i professionisti di molte regioni sono impegnati a migliorare l’appropriatezza dei percorsi di diagnosi e cura dei cittadini, con particolare attenzione a quelli affetti da patologie croniche, condividendo indicazioni diagnostico terapeutiche tra i medici dei diversi livelli di cura, con esiti positivi nel migliorare l’efficacia e l’efficienza delle prestazioni, la continuità di cura per il cittadino, la crescita professionale dei medici.

– Provvedimenti simili, presi negli anni passati sulle prescrizioni farmaceutiche (note AIFA), hanno prodotto risultati positivi in termini di contenimento della spesa, dimostrando l’efficacia di normare con precise indicazioni la prescrizione di particolari farmaci, contenendo la spesa derivante da prestazioni inappropriate, e disponendo in tal modo delle risorse necessarie per rispondere ai bisogni crescenti degli assistiti anche nel settore dell’assistenza farmaceutica.

I cittadini per primi dovrebbero sostenere tali provvedimenti, nella consapevolezza che aiutano lo Stato, e quindi la comunità di cui fanno parte, a mantenere un servizio sanitario pubblico in grado di rispondere ai loro bisogni.

Per i medici l’agire in scienza e coscienza e l’attenzione al rapporto medico paziente, come rivendicato correttamente dai loro sindacati, non sono in contrasto con l’appropriatezza. Disporre di precise indicazioni per la prescrizione di indagini diagnostiche, motivate e condivise dalla comunità professionale, mantenendo in capo al medico la responsabilità della decisione clinica e della conseguente motivazione in rapporto alle indicazioni, non lede l’autonomia professionale esercitata all’interno di regole trasparenti che facilitano il rapporto con l’assistito.

Paolo Peduzzi



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti