8 luglio 2015

SALA E IL BALLETTO TRAGICOMICO DEI NUMERI DI EXPO


Già dopo le prime due settimane di apertura si era capito: il numero vero dei visitatori di Expo2015 sarebbe stato un mistero. Chi ovviamente ne dispone, Giuseppe Sala, pensa che siano un fatto personale, quasi che Expo fosse la sua bottega e non un evento nazionale e milanese realizzato con denaro pubblico e dunque dove la trasparenza dei dati non è un optional ma al contrario un atto dovuto.

01editoriale26FBProbabilmente Sala ritiene che il numero dei visitatori sia il termometro del successo di Expo e quindi sia la sua pagella, sua e del gruppo dirigente che ha realizzato la manifestazione, tanto è vero che, preoccupato, ha inventato all’ultimo minuto l’ingresso serale a 5 euro: scelta nemmeno concordata con il Comune di Milano e che ha provocato polemiche e una certa irritazione da parte degli esercenti rappresentati da Confcommercio.

Premesso che il numero dei visitatori non è l’unico indice di successo, si ha l’ennesima conferma dello squilibrio dei rapporti tra Expo e Comune dove la parte assegnata al Comune e alla cittadinanza sia in sostanza subalterna, una sorta padron di casa che affitta l’avita dimora per un “evento”, insomma una bella “location” come si dice ormai da qualche tempo, dimenticando l’italiano. Ma Milano non è solo una “location“, Milano ci ha messo del suo, ci ha messo il suo “brand” indispensabile che, come giustamente continua a predicare Stefano Rolando incaricato del Comune di promuovere appunto il “Brand Milano”, è un patrimonio collettivo della cittadinanza.

Dunque Milano in Expo2015 è, quantomeno, un partner alla pari e di conseguenza sarebbe del tutto legittimo che i dati, tutti i dati, che concernono Expo siano resi noti senza tante storie: quanti i visitatori totali alla scadenza del mese, quanti visitatori per ogni mese, rispettivamente nella fascia dalle 10 alle 19 e dalle 19 alle 23 e fino alle 24 il sabato e i festivi. Contemporaneamente i dati degli incassi: quanti i biglietti venduti direttamente, quanti tramite agenzia e i relativi ricavi.

Tacere è colpevole, dimostra scarso rispetto verso la città, grave anzi gravissimo per chi avrebbe come altri nello zaino il bastone di Maresciallo, la carica di Sindaco, ma che vorrebbe competere avvalendosi della posizione in Expo e della relativa visibilità. Ho avuto modo di accertare che questi dati vengono persino taciuti al Comune: spero di aver capito male e di essere smentito. La miglior smentita saranno la comunicazione dei dati stessi. Qualcuno dovrà anche giustificare tanta “resistenza”.

Ma veniamo alle notizie di altra fonte su Expo e dintorni. Esercenti e taxisti sono i più critici: i primi accusano Expo di averli danneggiati con l’apertura dalle 19 alle 23 e fino alle 24 il sabato e i festivi, i secondi addirittura una riduzione del numero delle corse. Gli albergatori sono appena appena soddisfatti e forse si pentono di aver alzato troppo i prezzi, troppo alti per il turismo famigliare tipico delle esposizioni universali: per questo turismo, che è lo zoccolo duro di Expo, la parte del leone la fa Airbnb e l’ospitalità privata. In controtendenza i pagamenti con carta Visa sono aumentati, il che lascerebbe supporre l’arrivo di stranieri. Anche questo dato, il numero di visitatori stranieri, dovrebbe essere in qualche modo ufficializzato.

Generalmente si nota una ricaduta fiacca sulla città da parte dei turisti di fuori Milano mentre i milanesi sono soddisfatti di Expo in Città, il progetto gestito da Comune e Camera di Commercio, che ha offerto, soprattutto a loro, migliaia di occasioni di cultura e di reciproca conoscenza tra attori culturali ed economici della città. Quel che si dice un effetto collaterale positivo che fa pendere ancora di più la bilancia verso il partner comunale di Expo.

Un solo rammarico. Fin dal 2009 prese avvio un progetto dal titolo Expo diffusa e sostenibile e la prima presentazione del progetto di ricerca avvenne in occasione degli Stati Generali di Expo convocati da Formigoni nel luglio di quell’anno. La presentazione del progetto e della piattaforma di e-collaboration cofinanziata dalla Fondazione Cariplo e dal Politecnico è del dicembre 2010 cui seguì la pubblicazione/atlante di Expo Diffusa e Sostenibile nel febbraio 2011.

Tutti ne parlarono e lo studio dell’architetto Emilio Battisti divenne la sede di un acceso dibattito. L’interesse fu generale e l’attenzione viva in tutti i luoghi di espressione della “cittadinanza attiva”. Un solo sordo in città: la dirigenza di Expo 2015. L’arroganza di chi non vuol dare ascolto a nessuno. Forse molte delle indicazioni emerse dal progetto Expo diffusa e sostenibile avrebbero garantito una maggior ricaduta su Milano e su di un territorio vasto.

A novembre, quando una decisione sarà inevitabile, il destino delle aree del dopo Expo sarà ancora un caso di sordità istituzionale?

Luca Beltrami Gadola



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