4 giugno 2015

NORBERTO ACHILLE, I CIECHI DI REGIME E LA POLITICA COLLUSA


Ferrovie Nord Milano (Fnm) è una società quotata in Borsa. Il 18 maggio i Carabinieri hanno notificato al suo presidente, Norberto Achille, un’ordinanza della Procura di Milano comportante “il divieto temporaneo dell’esercizio degli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese ex art. 290”.

03bragantini21FBIl motivo del provvedimento è l’uso disinvolto dei fondi aziendali. Norberto Achille, da 17 anni alla guida di Fnm, riteneva forse che la società fosse un suo personale Bancomat: la Procura gli contesta infatti spese extra – aziendali, per oltre 600 mila euro; si va dall’acquisto di abiti, alle scommesse sportive, al noleggio di auto, all’abbonamento a una pay Tv, alle multe.

Clamorosamente disarcionato, Achille il giorno dopo si è dimesso da presidente di Fnm. La Regione Lombardia l’ha sostituito con Andrea Gibelli, in precedenza Segretario Generale in Regione. Negli stessi giorni si è dimesso anche Carlo Alberto Belloni, presidente del Collegio Sindacale di Fnm. Achille ha ammesso i fatti contestati dalla Procura e si sarebbe detto disposto a restituire il maltolto alle casse sociali.

Secondo le notizie di stampa, le malversazioni di Achille sono state portate alla luce da un dirigente della Società, Andrea Franzoso, dirigente dell’ufficio Corporate Social Responsibility di Fnm e del suo Nucleo, addetto al D. Lgs 231. Franzoso, ex carabiniere, avrebbe segnalato i fatti in azienda, scontrandosi con il presidente del Collegio Sindacale ora dimissionario, che evidentemente non approvava tale segnalazione.

Dopo i fatti, qualche commento. Franzoso ha agito da Whistleblower, parola che la nostra lingua ha qualche difficoltà a tradurre bene. In genere i dizionari definiscono “spia” quel “suonatore di fischietto” che somiglia in verità assai più a un arbitro, quello che assicura il rispetto delle regole. I profittatori del denaro altrui sempre ci saranno; il miele attira le api, si sa e non cambierà mai. Dovrebbero saperlo anche le tre scimmie che pure non vedono, non sentono e non parlano: l’azionista Regione Lombardia, il Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale.

Nessun commento da parte della Regione, dalla quale, pur nel comprensibile imbarazzo, almeno qualche segno ci si sarebbe aspettato; di sorpresa per la buona fede tradita, o fosse pure solo di contrizione per il mancato controllo sull’operato di un uomo che essa da 17 anni teneva al timone di Fnm. Invece, “Gnanca ‘na piega lù l’ha fatt, gnanca un plissé“, per dirla nella lingua madre di Roberto Maroni, che così ci capisce meglio.

Il silenzio del Consiglio di Amministrazione, invece, più che imbarazzato è imbarazzante. Al CdA sarebbe spettato vigilare sul lavoro di Achille; non facendolo esso ha mancato ai suoi doveri. Era lecito quindi aspettarsi le dimissioni degli altri componenti il CdA. Così non è stato. Quanto al Collegio Sindacale, del presidente s’è già detto, ma gli altri sindaci cosa facevano mentre papà Achille dava al figlioletto libero accesso ai fondi aziendali?

Le società quotate possono aderire o non aderire al Codice di Autodisciplina messo a punto dal Comitato per la Corporate Governance; se non aderiscono, devono dichiarare come ritengono di conseguire gli stessi fini che il Codice di Autodisciplina si prefigge. Fnm svicola; non dichiara di aderire al Codice, bensì di adottare “un sistema di governo societario allineato ai contenuti del Codice di Autodisciplina”. Un conto è “aderire” al Codice, altra cosa è dire che il proprio sistema è “allineato” al Codice stesso. Quella che poteva parere una sottigliezza semantica era invece una differenza sostanziale.

Si aggiunga che il Comitato per la Corporate Governance non ha mai voluto dotare il Codice di Autodisciplina di un potere sanzionatorio autonomo, nella convinzione che sia sufficiente il danno “reputazionale”. Di conseguenza, chi dice di applicare regole che invece trascura non ha altre conseguenze se non il danno “reputazionale”. Sarebbe ora che il Comitato doti finalmente il Codice di questo potere sanzionatorio autonomo, indipendente dalle sanzioni Consob, ove applicabili.

La storia ha una morale semplice, purtroppo frequentemente riscontrabile in Italia. Chi manovra fondi pubblici, troppo spesso li ritiene res nullius, e se ne appropria disinvoltamente (Achille), o trascura di vigilare sul loro uso (la Regione), tanto sono soldi di tutti, quindi di nessuno, appunto.

Chi siede nei CdA troppo spesso omette una vigilanza che può essere solo fonte di seccature; chi ama il quieto vivere preferisce non mettersi contro il potente di turno, fosse anche il minimo potere delle povere Fnm, vittima incolpevole di questi furtarelli.

Gli scandali vengono alla luce per il lavoro ostinato di qualcuno che non piega la testa e non si adegua, e per l’azione della magistratura, probabilmente allertata dallo stesso ostinato Whistleblower. I problemi s’incancreniscono senza che nessuno li affronti per tempo; quando poi l’affare s’ingrossa arrivano magistrati e carabinieri, con cui ce la si prende per i loro modi inurbani; diamine, siamo uomini di mondo! Se un pericolo d’incendio evidente a tutti viene trascurato, e alle prime fiamme si dice di star tranquilli, che quello si spegne da solo, poi arrivano i pompieri, che spaccano tutto con le asce e inondano l’appartamento di acqua e prodotti chimici ritardanti. Inutile poi lamentarsi perché i mobili antichi sono da buttare sulle ancora calde braci dell’incendio!

Salvatore Bragantini



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