4 giugno 2015

FRANCA VALERI LA LEGGEREZZA DELL’IRONIA


Il cambio dei cavalli, l’ultima commedia di Franca Valeri, è andata in scena al Teatro San Babila in collaborazione con Piccolo Teatro e Teatro Franco Parenti. Un’artista così originale, che ha attraversato la storia dello spettacolo italiano e che rappresenta un caposaldo della cultura italiana, non ha certo bisogno di presentazioni. Per lei parla una carriera unica, durata oltre sessant’anni, fra teatro, radio, cinema e televisione, caratterizzata da uno stile inconfondibile, basato su un uso intelligente e sottile dell’ironia.

10livigni21FBAttenta lettrice della società e delle sue dinamiche, associa al valore dell’attrice quello dell’autrice e dell’intellettuale che ha modernizzato il linguaggio, inventato maschere e coniato autentici prototipi di comicità, Franca Valeri non ha mai smesso di essere innovativa, pur rimanendo sempre fedele a se stessa e al suo linguaggio colto, raffinato, denso, ma anche incredibilmente popolare.

Nata a Milano, romana d’adozione, Franca Valeri (cognome d’arte scelto in omaggio allo scrittore Paul Valéry) vanta una carriera eccezionale: attrice, sceneggiatrice, regista, autrice. E’ un pezzo, ancora vivente, della nostra storia artistica italiana. Approda in teatro quasi per caso. Dopo aver rivelato le sue doti satiriche nei salotti mondani e intellettuali milanesi, dove si diverte a dare vita a personaggi ispirati al costume contemporaneo, fatto di frivolezze e ipocrisie, specchi della borghesia d’allora.

In principio era la radio, quando nei panni della “signorina Cesira” imperversava in trasmissioni come Il rosso e il nero, palestra per gli attori della “commedia all’italiana” anni ’50. Poi, con l’avvento della televisione, è stata la “signorina Snob” e ha raggiunto la popolarità come “signora Cecioni” (per la precisione “la figlia della sora Augusta, quella maritata Cecioni”). Nel 1951 esordisce a teatro (con la compagnia dei Gobbi, da lei fondata insieme ad Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli) ed anche al cinema, con una particina in Luci del varietà di Alberto Lattuada e Federico Fellini.

Da allora ha recitato accanto ai “mostri sacri” del cinema italiano: Totò (bellissima interpretazione in Totò a colori nel 1952), Vittorio De Sica, Alberto Sordi e Sophia Loren ma il teatro rimane il suo elemento naturale: vastissima la sua attività negli anni che non va dimenticata. Un piccolo elenco di opere che ha interpretato per invogliare i lettori a ricercare qualche informazione o immagini di repertorio: Mal di Madre di Pierre Olivier Scotto, regia di Patrick Rossi Gastaldi, Alcool scritto e diretto da Adriana Asti, Possesso di Abraham Ben Yehoshua, regia di Toni Bertorelli,  Il Giocatore di Carlo Goldoni, Carnet de Notes da lei scritto e interpretato e Les Bonnes di Jean Genet.

Ne “Il cambio dei cavalli” Franca Valeri racconta la storia di una vecchia signora ironica e raffinata, di un ricchissimo imprenditore (figlio dell’amante storico, morto da alcuni anni) e di una giovane arrampicatrice sociale. La vecchia signora ha sempre svolto nella vita dei suoi due uomini (l’amante e il “figliastro”) un ruolo confortante e insieme chiarificatore, che è il senso della vera complicità. Sono queste le ragioni per cui l’imprenditore ha bisogno di passare a trovarla, soprattutto quando ha bisogno di una sosta, “il cambio dei cavalli”, appunto: in lei trova il conforto di una quasi madre improbabile, ma comprensiva e molto perspicace nel dare intelligenti consigli di vita. Ecco, quindi, Franca Valeri calarsi magistralmente nei panni di Anne Marie Dalcò, personaggio che molto le assomiglia nel gusto per la battuta sottile, la provocazione spregiudicata e la libertà di pensiero.

Il cambio di cavalli” è dunque la rappresentazione del rapporto generazionale, padre e figli, fatto di silenzi, incomprensioni, sfiducia. Tutti elementi che ritroviamo nella famiglia e nella società contemporanea. La metafora è chiara, l’anziana eccentrica signora rappresenta quella sosta allora necessaria per far riposare i cavalli, ed ora rifugio psicologico per Oderzo, indolente, ricco, noioso e annoiato imprenditore che cerca una risposta alle sue vicende esistenziali legate al difficile rapporto col padre.

C’è infine Babel una giovane donna senza eccessivi scrupoli morali, una cocotte d’alto bordo, sicura di sé che vuole ottenere i benefici patrimoniali facendosi sposare dall’ondivago cinquantenne. E quei benefici li otterrà. “Oderzo – dice la Valeri – la sposa perché tutto sommato gli serve … lei che sa vivere istintivamente lo tira un po’ fuori dalla sua apatia”.

Raffinata anche la spiegazione del titolo della commedia: «Il cambio dei cavalli è stato nei secoli quello che oggi si chiama far benzina. Il viaggio riprende, i cavalli sono freschi, il serbatoio è pieno, si può ricominciare a correre lungo i percorsi accidentati della vita».

Ilaria Li Vigni

Franca Valeri – Il cambio dei cavalli – Collezione di Teatro – Giulio Einaudi editore



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