13 maggio 2015

L’ONDATA DI PROFUGHI ERITREI A MILANO E I NOSTRI OCCHI CHIUSI


A Milano sta arrivando un’altra onda anomala di profughi. Arrivano in treno, soprattutto dalla Sicilia, ma anche dalla Puglia, dalla Calabria, provenienti dal porto in cui sono sbarcati. In gruppo, o alla spicciolata, in modo spontaneo. Le cifre sono le seguenti: dal 18 ottobre del 2013, da quando cioè è stata avviata la missione Mare Nostrum, ad oggi sono arrivati 59.590 migranti di cui 40.667 siriani e 14.671 eritrei (e 14mila minorenni). Dall’inizio del 2015 ad oggi, invece ne sono arrivati 5.587, di cui 2.432 siriani e 2.012 eritrei. Solo negli ultimi tre giorni 559, di cui 404 eritrei e 155 siriani.

10giudici18FBIl nuovo esodo della nuova emergenza umanitaria sta cambiando i connotati. Sono soprattutto gli eritrei, ora, a sbarcare in Sicilia.Sono quasi tutti giovani, senza famiglia, e raccontano sempre la stessa storia. E cioè che fuggono dal servizio di leva permanente del regime militare, che li sequestra, sottraendo presente e futuro ad intere generazioni, segregandoli nelle caserme. Oppure, che scappano alla fame. E infatti, a guardarli mentre fanno la fila per ricevere il pasto nel centro di accoglienza di via Aldini, a Quarto Oggiaro, gestito dalla Fondazione Progetto Arca, dove oggi ce ne sono 350, si nota immediatamente che si tratta di giovani denutriti, e molto affamati.

Un altro film, rispetto all’esodo siriano dell’anno scorso, quando a scendere della navi era l’élite di un Paese, dilaniato dalla guerra civile. Con le famiglie, molta disponibilità economica e una professione da offrire ai governi dei Paesi ai quali volevano chiedere rifugio, in Nord Europa. Ora invece l’umanità dolente di questo nuovo esodo, ci mostra un volto affamato e silenzioso.

Gli eritrei parlano poco della loro traversata nel deserto, fino alla Libia. Con il terrore di trovare sul loro cammino i miliziani dello Stato Islamico. Tutti raccontano sempre la stessa storia. Come un ragazzo di 28 anni, accolto nel centro di accoglienza della Fondazione Progetto Arca, a Quarto Oggiaro, che spiega a Linkiesta.it di essere arrivato in Sicilia il 4 maggio, di non ricordare il porto in cui è sbarcato, dopo 24 ore di viaggio in mare. Racconta di avere avuto paura, in Libia, per gli scontri fra milizie armate, di aver temuto di incontrare le milizie dell’Isis. Spiega di aver pagato i trafficanti duemila dollari, grazie ai soldi pagati da suo fratello, che vive in Nord Europa. La macchina comunale dell’assessorato alle Politiche Sociali del Comune si è messa in moto, creando un hub mobile, fra la stazione centrale e l’ex Cie, l’ex centro di identificazione ed espulsione, riconvertito in un centro di accoglienza, per ricevere i profughi.

Dietro il volto denutrito dell’esodo eritreo – che provocherà qualche fastidio ai visitatori diExpo, in cerca di una Milano europea e poco interessata al tema dell’esposizione universale della lotta alla fame nel mondo – esiste, però, un aspetto ignoto, conosciuto da pochi. Perché nel backstage dei porti di approdo, si trova anche l’altra faccia della fame o della paura dipinta sul volti di questi ragazzi arrivati a Milano. E infatti la direzione distrettuale antimafia di Catania ha emesso diverse ordinanze di custodia cautelare, fra il 2014 e il 2015, per associazione a delinquere nei confronti di bande di trafficanti eritrei. Che, mescolandosi fra i profughi, hanno beffato i salvatori, per lucrare sul traffico di esseri umani. Per creare organizzazioni, che dal Sudan hanno condotto migliaia di eritrei fino al Nord Europa. Con basi in Sudan, in Libia, a Roma e a Milano. …. Per continuare a leggere l’articolo su LINKIESTA clicca qui

 

Cristina Giudici



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