15 aprile 2015

STAZIONE CENTRALE – MAGAZZINI RACCORDATI – ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE


Non si sa molto del progetto, anzi project, di Giugiaro Architettura per i Magazzini Raccordati della Milano Centrale Station. Per chi non li conosce, i Magazzini Raccordati sono un enorme complesso edilizio Novecento (hanno compiuto 100 anni nel 2014) di circa 40.000 mq, una volta sede di attività commerciali e distributive ma da quasi 15 anni in uno stato di crescente abbandono via via che la proprietà chiudeva i contratti d’affitto in vista di una sempre imminente ristrutturazione.
 
03cappellina14FBIl complesso, 130 magazzini a volta con tutte le serrande sbarrate tranne una decina, è situato nel grande rilevato ferroviario lungo 1,5 km che porta in Stazione Centrale un fascio di una quarantina di binari: nella zona centrale un terrapieno, affacciati sulle due vie Aporti e Sammartini i “mezzi tunnel” che costituiscono i Magazzini. La proprietà del complesso, che molti credono del Comune, è in realtà di Ferrovie dello Stato; ma dal 2000 circa è in concessione quarantennale alla Società Grandi Stazioni, la cui mission sarebbe di rilanciare e rivalutare le 14 maggiori stazioni italiane.
 
Per contrastare il degrado del grande complesso e dei quartieri circostanti, associazioni e gruppi di cittadinanza attiva si mobilitano da anni con ogni sorta di iniziative, anche in dialogo con Consiglio di Zona 2 e Comune. In una di queste associazioni, Gruppo FAS (Ferrante Aporti Sammartini) è impegnato chi scrive.
 
L’attraente video sulla pagina Facebook dei progettisti, presentato al MAPIC 2014 di Cannes, è un’animazione di rendering a livello di concept, rivolta soprattutto agli investitori del real estate: Grandi Stazioni ha dichiarato che “gli ex Magazzini Raccordati, immensi spazi … in disuso da 15 anni, saranno ridisegnati in modo da ospitare 130 nuovi locali con una superficie media di 300 metri quadrati, con sei diverse aree tematiche“.
 
Vista la genericità delle informazioni disponibili, quando il 31 marzo scorso Grandi Stazioni ha promosso un incontro pubblico per presentare alla città il progetto, l’affluenza è stata notevole: circa 150 persone, dei quali circa 15/20 esponenti politici cittadini; tutto il resto, cittadini comuni raggiunti dal tam tam delle associazioni (Grandi Stazioni aveva inviato solo inviti mail alle autorità). Ma anche qui non c’è stato approfondimento. Oltre al video, e all’affermazione di essere aperti al confronto e alle proposte, qualche slide sulla destinazione dei sei blocchi di Magazzini: Media & Service, Retail & Fashion, Entertainment & Clubs, Art & Design, Fitness & Sport e perfino Culture & Education. Inoltre, nella zona più vicina alla stazione, un grande parcheggio.

Unica notizia interessante per i cittadini, l’avvio del restauro delle facciate esterne, circa 3 km: doverosa dato il livello di degrado, e che senz’altro migliorerà un po’ l’aspetto della zona.
 
Ma un progetto di questa portata, che implicherebbe una profonda mutazione urbanistica, richiede anche qualcos’altro, come all’incontro hanno fatto rilevare i numerosi, puntuali, e probabilmente inaspettati, interventi non solo degli amministratori ma di decine di cittadini.
 
Trasporti: attorno alla Stazione Centrale si attestano in modo un po’ sovrapposto e scarsamente coordinato parcheggi taxi, tram, bus urbani e interurbani, pullman per gli aeroporti; e di fronte a nuove zone commerciali e di ritrovo dovranno arrivare postazioni di BikeMI e di mini auto a noleggio. Non sarebbe il caso di prevedere un riordino generale di questo interscambio, magari al coperto e collegato ai binari? Qui entrano in gioco le competenze del Comune con la sua Atm, ma anche della Regione se si tratta di una infrastruttura di trasporti.
 
Energia: le necessità energetiche di 40-50.000 mq di ambienti ad alta frequentazione saranno enormi, e inoltre potrebbero interessare il microclima delle vie di affaccio. È necessario che si studino soluzioni sostenibili, guardando alle risorse energetiche disponibili: dal sottosuolo per gli aspetti geotermici, alle superfici a piano binari per il fotovoltaico … Anche qui, le competenze ambientali pubbliche dovranno dire la loro.
 
Per questo, e più ancora perché un complesso di queste dimensioni non sia una “astronave calata dall’alto” ma un elemento di rivitalizzazione e – come si dice oggi – “rammendo” di quartieri, da anni tagliati da un muro che ne ha condizionato la vita e la (non) mobilità locale, pensiamo che sia necessaria una sorta di tavolo di progetto. Devono essere messe a confronto tutte le parti e i portatori di interessi: proprietà, governi locali, cittadini attivi (e ormai più informati e competenti di chiunque altro sulle necessità di servizi della loro zona). Alcuni la chiamano progettazione partecipata, ma già ascoltata e dialogata sarebbe un bel passo avanti.

 

Angelo Cappellina
 



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