1 aprile 2015

ARIA DI LOMBARDIA: LUPI DIMESSO, RAFFAELE CANTONE SANTO SUBITO?


Eccoci nel bel mezzo di nuovi scandali, non facciamo in tempo ad archiviare il caso Lupi che dal cilindro di prestigiatore degli inquirenti compaiono di nuovo le cooperative rosse con un intreccio d’affari con lo sdegnato Massimo D’Alema. Raffaele Cantone scoperchia il caso della Pedemontana: di nuovo calati nella “terra di mezzo” dell’Italia dei Lavori Pubblici. Di nuovo spunta la sempre nutrita schiera dei sepolcri imbiancati e la sfacciata coorte di quelli che “oggi” dicono: tutti lo sapevano. E tutti tacevano conniventi, incompetenti e, a esser buoni, solo stupidi. Sia ben chiaro: Maurizio Lupi è una figura minore, solo emblematica dei tempi di Comunione e Liberazione, Massimo D’Alema da ieri è all’inizio del suo calvario mediatico ma la storia comincia da lontano e non manda assolto nessuno, destra, sinistra, centro sinistra, sinistra centro.

01_editoriale13FBIl gigante che emerge tra tutti gli amministratori disonesti e i boiardi di stato è al momento Ercole Incalza, il disonesto servitore dello Stato, il prototipo del burocrate alto dirigente, l’uomo per tutte le stagioni. Ha cominciato nel 1988 con Claudio Signorile, l’uomo della “sinistra ferroviaria”, quest’ultimo nato all’ombra di Riccardo Lombardi che si volta ancor oggi nella tomba pensando a lui e ad altri suoi giovani allievi: Fabrizio Cicchitto, per esempio, ex piduista e passato dalla sinistra socialista a Forza Italia e, come vediamo, lo stesso Claudio Signorile che ricompare nelle intercettazioni della magistratura fiorentina. Ma di chi è stato “fedele servitore” in tanti anni al ministero il nostro buon Incalza? Dal 1992, mentre il nostro occupava la sua poltrona di dirigente, abbiamo avuto 12 ministri (1) dei Lavori Pubblici (ora chiamati ministri delle infrastrutture) e più del doppio di sottosegretari. A quale delle tre categorie – conniventi, incompetenti o stupidi – li assegnereste questi ministri?

Possibile che, salvo Di Pietro il quale cercò di sbarazzarsi di Incalza – e la sua provenienza dalla magistratura forse ha contato – tutti gli altri non si siano accorti di nulla? Questa è la “terra di mezzo” dell’Italia dei lavori pubblici e delle infrastrutture. Quanti di loro siedono ancora in Parlamento o sono stati incistati in aziende controllate o amiche? Quanti come il ministro Lupi “escono a testa alta” e magari pensano a candidarsi sindaco?

Teniamo conto, tra le altre cose, che il Ministero delle infrastrutture, già dei Lavori pubblici, gestisce l’ANAS , società per azioni di proprietà statale, con un unico socio, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ma di fatto gestita sotto la vigilanza tecnica e operativa proprio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ossia la rete stradale e autostradale italiana. Capite ora qual è l’intreccio perverso che tra l’altro ha permesso tutti i pateracchi di vendite e rinnovi di concessioni autostradali ai privati per i quali ANAS addirittura stabiliva il prezzo dei pedaggi? E tutto questo in mano a Ercole Incalza. Ora a chi dopo di lui? Forse all’insostituibile Raffaele Cantone che arrivato dal sud a respirare la salubre aria di Lombardia tra Expo, Pedemontana, Brebemi e chissà quanto altro ancora, ormai ha assunto il ruolo di salvatore della Patria corrotta.

Che si invochi sempre lui e solo lui è un pessimo segnale per il Paese: cercare un “onesto” tra funzionari pubblici, tecnici, politici sembra un’impresa disperata come cercare l’ago nel pagliaio. Ma quello che desta ancora maggior stupore è che, malgrado grida manzoniane, nessuno si sia messo a rivedere la legislazione sugli appalti e sulle forniture allo Stato, la vera terra di cultura della corruzione come da tempo vado dicendo. Anzi. Non ci crederete ma il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare tanto per non sbagliare emana un decreto il 5 febbraio 2015 dal titolo Criteri ambientali minimi per l’acquisto di articoli per l’arredo urbano nel quale all’articolo 34 dice “…. La forma di aggiudicazione preferibile è quella dell’offerta economicamente più vantaggiosa prevista dal Codice dei contratti pubblici”. Non vi annoierò descrivendo ancora una volta di che si tratta, dirò soltanto che lo stesso Raffaele Cantone recentemente indicò in quel sistema di aggiudicazione la condizione propiziatoria ai fenomeni di corruzione. Dobbiamo aggiungere altro? Quanto dobbiamo aspettare perché gli stessi ministri e i loro uffici legislativi si adeguino e smettano di essere supinamente conniventi con corruttori e corrotti? Qualcuno ci sta prendendo per i fondelli? O sbaglio?

 

Luca Beltrami Gadola

 

(1)  Ecco qua l’elenco: Francesco Merloni, l’artefice della prima legge sugli appalti madre di tutte le corruzioni (DC XI legislatura Governi Ciampi e Amato), Roberto Maria Radice (Centro desta XII legislatura Dini Berlusconi) e Paolo Baratta (area socialista medesima legislatura), Antonio Di Pietro, Paolo Costa (Margherita), Enrico Micheli (Partito Popolare Italiano), Willer Bordon (allora Italia dei Valori, Democratici e in fine Margherita) Antonio Bergone (PC-PDS citato nell’inchiesta Fiorentina), Nerio Nesi (PSI) questi quattro tutti nella XII legislatura che vide quattro governi. Veniamo alla XIV legislatura, qui troviamo sempre con Berlusconi 2 governi e due ministri: Maurizio Lupi e Pietro Lunardi, quest’ultimo più volte inquisito. Nella XV legislatura, e siamo ormai nel 2006 abbiamo una breve ricomparsa di Di Pietro al ministero delle infrastrutture presto sostituito da Paolo Costa (Ulivo poi Partito Democratico Europeo) coinvolto nell’affare MOSE. Durante la XVI legislatura (Monti Berlusconi IV) ecco in nostro Lupi, imperituro ministro, che sbarca anche nella XVII legislatura pronubi Letta e Renzi.



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