4 marzo 2015

LA CITTÀ METROPOLITANA: LE GRAVI COLPE DELLA REGIONE


Con la legge 56/2014 (detta legge Delrio) la Città Metropolitana, realtà istituzionale di cui si discuteva da almeno 25 anni, è diventata realtà. Dal 1 gennaio 2015 è subentrata, con funzioni anche nuove e diverse, alla Provincia, comportando rilevanti innovazioni sui processi di governo e di “sviluppo strategico del territorio” (art. 1, comma 2).

09gastaldi09FBIl testo normativo della legge 56/2014 individua le funzioni fondamentali del nuovo ente di area vasta che dovrà occuparsi di sviluppo economico, promozione e gestione integrata dei servizi, infrastrutture, reti di comunicazione e delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, comprese quelle con altri enti e istituzioni europei. Inoltre, la Città Metropolitana si occuperà di mobilità e viabilità e dovrà assicurare la compatibilità e la coerenza della pianificazione urbanistica comunale nell’ambito metropolitano.

Le Regioni dovevano già a luglio 2014 decidere quali funzioni delegare alle Città Metropolitane oltre a quelle previste dalla legge Delrio, ma per il momento l’accordo si è trovato solo per quelle di tipo amministrativo. L’ANCI e l’UPI, per bocca di Valeria Nicotra e Piero Antonelli, rispettivamente segretario generale e direttore generale, hanno recentemente espresso a proposito dell’operato delle Regioni una valutazione molto critica, affermando che “Le leggi regionali di riordino delle funzioni delle Province verso i Comuni e le Città metropolitane non colgono, allo stato attuale, lo spirito della legge Delrio e che le prospettive di riordino e di semplificazione amministrativa che la riforma propone sono state in gran parte disattese dalle Regioni”.

Rispetto alle Città metropolitane, le Regioni non hanno colto l’importanza della nascita del nuovo ente, non assegnando funzioni aggiuntive tipiche di un’istituzione vocata allo sviluppo economico integrato del territorio. Auspichiamo – concludono Nicotra e Antonelli – che nella discussione in seno ai Consigli regionali, che entro il 31 marzo dovrebbe portare porterà all’approvazione delle leggi regionali, si possano introdurre modifiche anche attraverso il confronto e il dialogo con ANCI e UPI regionali. Se vogliamo raggiungere gli obiettivi della legge 56/2014, dalla semplificazione dei processi al miglioramento dell’efficienza dei servizi ai cittadini, bisogna dar seguito al riordino delle funzioni, rafforzando le Città metropolitane, spostando sui Comuni tutte le funzioni di prossimità e valorizzando il livello di area vasta con funzioni tipiche del governo del territorio”.

La nuova data per la ridefinizione delle funzioni delle città metropolitane e delle province è dunque spostata al 31 marzo, ma le discussioni e le critiche che accompagnano l’iter dei disegni di legge sembrano confermare il dualismo che si è venuto a creare tra le Regioni e i nuovi enti metropolitani che, specie in alcuni casi, hanno un peso assai elevato nelle dinamiche politiche e socio-economiche degli ambiti regionali di appartenenza.

Non estranea alla ripartizione delle funzioni è naturalmente anche la questione della riallocazione del personale provinciale, che in assenza di un quadro certo nella riallocazione delle risorse gli enti sono riluttanti a riassorbire. Questo è certamente un aspetto non secondario che ha contribuito non poco allo slittamento dei termini in cui le funzioni avrebbero dovuto essere riassegnate, permettendo finalmente ai nuovi enti di avviare una programmazione di un certo respiro rispetto a compiti cogenti e pressanti (scuole, strade, trasporto pubblico ecc.).

Proprio le risorse appaiono il nodo attualmente più intricato in quanto le Città Metropolitane ereditano quelle delle Province, che da alcuni anni sono oggetto di pesante decurtazione, mentre vedrebbero aumentare il numero di competenze “pesanti”. Posto che le Città Metropolitane per funzionare necessitano di risorse proporzionate alle funzioni che esse saranno chiamate a svolgere, l’utilizzo dei fondi europei tramite i PON (Piani Operativi Nazionali) si pone così come una importante scelta strategica: lo stanziamento previsto è di quasi 600 milioni di euro tra il 2014 e il 2020, ma riguarda solamente progetti inerenti l’agenda digitale, la mobilità e sostenibilità urbana e l’inclusione sociale.

La Città Metropolitana si occupa di “pianificazione territoriale generale”, comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture, anche fissando vincoli e obiettivi all’attività e all’esercizio delle funzioni dei comuni ricompresi nell’area.

A tale attribuzione si affianca la “pianificazione territoriale di coordinamento”, nonché la “tutela e valorizzazione dell’ambiente” ereditata dalla Provincia; un ruolo di coordinamento tra i diversi temi e soprattutto tra i differenti piani. ll termine “pianificazione generale” sembra far riferimento alla possibilità di previsioni di carattere prescrittivo e cogente selezionando progetti e azioni rilevanti di scala vasta, lasciando così alla strumentazione urbanistica “tradizionale” compiti regolativi di livello comunale/locale.

In un quadro di leggi urbanistiche e di governo del territorio che saranno chiamate a specificare in dettaglio compiti e ruoli delle singole realtà istituzionali, il Piano Territoriale Metropolitano (PTM), sarà quindi chiamato a svolgere tre principali funzioni: strategica, di coordinamento e prescrittiva con efficacia prevalente per ambiti e temi selezionati cercando forme di condivisione e raccordo con i comuni.

Riassumendo, si può dire che il PTM potrebbe quindi avere alcune caratteristiche del piano territoriale e avere una valenza di piano strutturale, non incidente però sui diritti edificatori, e una valenza attuativa limitatamente per alcune funzioni strategiche (infrastrutture e sistemi di livello metropolitano) da gestire tramite accordi di programma con gli enti locali interessati. Ai comuni metropolitani spetterebbero i piani operativi e gli strumenti regolativi. In attesa che siano le leggi urbanistiche regionali a stabilire le prerogative del PTM, sono gli Statuti a farsi carico di tale definizione.

 

Francesco Gastaldi e Sonia Zarino



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