18 febbraio 2015

LA CONSULTA SUI 5 REFERENDUM: SUL VERDE UN GIUDIZIO SUPERFICIALE


Qualche giorno fa è stata resa pubblica la relazione della Consulta per l’Attuazione dei 5 Referendum Ambientali. La Consulta, nominata dal Sindaco di Milano, ha il compito di monitorare lo stato di attuazione di quelle richieste che i Milanesi hanno approvato con entusiasmo e con voto unanime e di sollecitare l’Amministrazione a intraprendere azioni che le possano portare a compimento.

04grandi07FBPersonalmente, a sostegno del comitato dei referendum, ho speso molte energie per promuoverli e in tutta la faticosa fase di raccolta delle firme necessarie per poterli indire; e tuttora credo fermamente che in quei 5 quesiti siano raccolti temi e idee fondamentali, in grado di rendere la nostra città davvero sostenibile, accogliente, bella e vivibile.

La relazione della Consulta, molto circostanziata (nella sua quasi totalità) e giustamente incalzante nei confronti dell’Amministrazione cittadina, pone l’accento con riferimenti puntuali e oggettivi su quanto è stato fatto (troppo poco) e quanto resta da fare (molto) per l’attuazione dei quesiti referendari: si tratta perciò di uno strumento utile ed efficace che andrà preso in seria considerazione e di cui fare tesoro.

Molte sono le questioni sollevate e per ogni quesito sarebbe interessante (e opportuno) un confronto aperto e costruttivo; ma oggi mi vorrei soffermare sul giudizio espresso in merito all’attuazione del secondo quesito referendario, quello che chiede di raddoppiare gli alberi e il verde pubblico e di ridurre il consumo di suolo.

Qui il giudizio della commissione è molto negativo e, spiace dirlo, senza giustificazione: poiché non è sostenuto da dati oggettivi, presenti invece negli altri capitoli della relazione (dati che sono, disponibili a chiunque si prenda la briga di andare a consultare il sito del Comune e che potevano sempre essere integrati con le informazioni provenienti dai Settori competenti). Un giudizio, perciò, superficiale, frettoloso e, in sostanza, errato.

Il 14 gennaio 2015 ho scritto su queste pagine un articolo dedicato alla positiva metamorfosi del nostro verde urbano. Lì parlavo di come in questi ultimi tre anni sia cambiata non solo la visione del verde urbano, ma anche la sua gestione; e di come si stia incrementando e valorizzando il verde pubblico, promuovendo azioni che vanno nella direzione della tutela del verde e della biodiversità. Con tali affermazioni non si voleva intendere che non vi siano tuttora gravi problemi, la cui soluzione appare ancora lontana; ma si prendeva atto di uno sforzo di miglioramento che non è fatto solo di parole vane.

Ora, se si legge quell’articolo e, subito dopo, la relazione della Consulta, non par vero che si stia parlando della stessa città e della stessa Amministrazione. Da una parte si sente dire della volontà dell’Amministrazione di sviluppare, incrementare, salvaguardare il patrimonio del verde urbano e di restituire alla città aree e spazi oggi sottoutilizzati; dall’altra della totale mancanza di interventi e di progettualità in questo campo. L’affermazione degli estensori della relazione, che dicono di non avere avuto dati utili dal Comune, appare francamente poco credibile (perché mai solo in questa occasione, e proprio da parte del Comune che ha istituito questa commissione?).

Peraltro, il confronto tra l’elenco dei temi su cui non è stato possibile avere indicazioni (aumento delle aree verdi e delle alberature, riduzione del consumo di suolo, preservazione delle aree verdi esistenti, interconnessione fra le aree verdi, disponibilità per abitanti di giardini pubblici e aree attrezzate per i bambini ) e quello dei maggiori rischi (alberature, reimpianti, rischi di urbanizzazione di grandi aree) è la prova di un’analisi piuttosto superficiale, o almeno frettolosa.

Ecco comunque di seguito alcuni numeri, che chiunque può trovare sul sito del Comune con un po’ di pazienza: dal 2011 al 2014 sono stati creati 3 milioni di mq di verde pubblico realizzato su aree sia di proprietà comunale che privata; 7 nuovi parchi di oltre 10.000 mq di superficie; 20.000 di mq in più dedicati agli orti urbani; 10 nuovi giardini condivisi (alcuni dei quali di ragguardevoli dimensioni) e altri in fase di convenzionamento; 50.000 alberi sono stati messi a dimora (non tutti e non sempre in sostituzione di quelli abbattuti); in 32.000 mq di aiuole i fiori e le piante stagionali sono state sostituite da piante perenni (più in linea con il concetto di biodiversità, oltre che meno costose).

Ma non si tratta solo di numeri. L’Assessorato al Verde ha inoltrato (due settimane fa) ai Consigli di Zona per il necessario parere, il testo del nuovo Regolamento del Verde, che si chiamerà Regolamento d’Uso e di Tutela del Verde Pubblico e Privato (e già nel titolo sono contenute le profonde novità del documento rispetto al passato), uno strumento molto importante che trasformerà completamente l’approccio dell’Amministrazione rispetto al patrimonio del verde cittadino: non solo per i fruitori ma anche, e soprattutto, per chi (funzionari, appaltatori, …) il verde lo deve mantenere e curare; e non solo con riferimento al verde pubblico ma anche a quello privato. I futuri capitolati d’appalto per la manutenzione del verde dovranno d’ora in poi tenere conto di queste regole, per quanto sia possibile precise e inderogabili. E non è poca cosa.

La convenzione tipo per i giardini condivisi e quella per gli orti comunitari danno la possibilità ai cittadini di vivere, condividere, lavorare, incontrarsi, in spazi che vengono così recuperati al degrado e ridati alla città.

Sono moltissimi i progetti portati avanti dal Comune con Enti e Associazioni: da Italia Nostra al WWF, da Legambiente all’Università, tutti tesi alla costruttiva collaborazione tra cittadinanza attiva e Amministrazione. Per fare un esempio, è allo studio un grande progetto di connessione tra le aree verdi urbane e periurbane attraverso il sistema dei binari ferroviari (Rotaie Verdi). Si è appena chiuso un bando pubblico (che ha visto la partecipazione di diversi concorrenti) per l’assegnazione di un grande spazio all’interno del Parco Sempione, che diventerà a breve una sorta di enclave del verde cittadino. L’Assessorato all’Urbanistica sta lavorando su diversi piani per recuperare aree sia pubbliche che private e trasformarle in aree a verde (in alcuni casi anche trasferendone l’edificabilità altrove). Alcune diventeranno entro la primavera nuovi giardini condivisi.

Certo, molto c’è ancora da fare ed è evidente che il cammino intrapreso è solo all’inizio e che ancora sussistono forti criticità che dovranno essere risolte (il tema degli abbattimenti degli alberi è certamente uno tra questi: e, difatti, nel nuovo regolamento del verde molti capitoli sono dedicati alla tutela degli alberi esistenti e alla loro cura e salvaguardia; a questo si aggiunga il problema degli utilizzi non opportuni di alcuni parchi, ad esempio per giostre o concerti, e quello delle aree sottoutilizzate, o da bonificare o a rischio di urbanizzazione): per questo chiunque abbia a cuore i temi dell’ambiente non dovrà abbassare la soglia di attenzione. Ma bisogna riconoscere che, a oggi, gli interventi dell’Amministrazione nell’ambito del verde sono stati, e saranno, tanto incisivi da avere, ne sono certa, ripercussioni positive sia a breve che a lungo termine.

In sostanza, credo si possa affermare, che il secondo quesito referendario sia forse, tra tutti quelli approvati, il più prossimo alla sua attuazione: perciò dispiace che, proprio su questo, un organo consultivo della nostra Amministrazione abbia dato un giudizio che appare ingiustificatamente drastico e, soprattutto, espresso senza cognizione di causa.

 

Elena Grandi



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