10 dicembre 2014

la posta dei lettori_10.12.2014


Scrive Gianni Zenoni a Ugo Targetti a proposito del Regolamento edilizio – Condivido la Tua osservazione al R.E. specie per quanto riguarda “la libertà” di utilizzazione dell’alloggio, libertà negata anche agli operatori costretti in una ragnatela di adempimenti relativi alle scadenze temporali di PII, Dia, Permessi di costruire, Opere di urbanizzazione a scomputo, Permessi Convenzionati, Cial e Scia sui quali il Comune è di una fiscalità ottusa.

 

Replica Ugo TargettiCaro Zenoni, l’obbiettivo della semplificazione del rapporto Stato / cittadino non è un’operazione tecnica ma politica ovvero bisogna decidere di che cosa si deve occupare lo Stato, magari con più efficienza, e di cosa non si deve più occupare. Nell’edilizia la semplificazione potrebbe essere profonda ma tale assunto non mi pare sia chiaro a chi decide. Altra necessaria modifica di cultura giuridica è che la norma deve essere considerata un mezzo non un fine e che l’amministrazione pubblica ovvero i funzionari devono avere presente il fine non il rispetto formale della norma a tutti i costi anche a dispetto della razionalità degli esiti. Siamo molto lontani da una tale concezione della legge.

 

Scrive Enrica Bonetti a Elena Grandi a proposito di case popolari – Con il nuovo gestore temo che sia solo cambiata l’orchestra ma la musica è sempre la stessa. Infatti circa un mese fa molti inquilini hanno ricevuto una lettera del Comune senza data e senza riferimenti a cui rispondere, richiedente affitti arretrati a partire dal 2003. Tale lettera appare una copia conforme di quella che Aler inviò nel 2012, penso quando subentrò alla famigerata gestione precedente. In molti casi, come ad esempio nel mio, come dimostrai documenti alla mano, era del tutto priva di fondamento.

L’immoralità di tale comportamento è che chi non aveva conservato i documenti dovette pagare, in diversi casi il già pagato. Aggiungo che nel 2012 ricevetti una lettera di Aler che mi notificava un credito di oltre 500 euro. Alle mie richieste di conoscere quando il credito sarebbe stato utilizzato, Aler mi ha sempre risposto che il Comune ancora non ne aveva ancora autorizzato la contabilizzazione. Debiti si e crediti no? Visto l’andazzo ho cautelativamente tenuto in sospeso due bollettini corrispondenti all’incirca al credito. Per concludere, l’ultima richiesta di presunti arretrati è una iniziativa del Comune o il primo atto del nuovo gestore? Grazie per una risposta.

 

Replica Elena Grandi Gentile Signora Bonetti, il Suo caso è solo uno dei tanti che purtroppo sono stati denunciati in queste settimane dagli inquilini. L’indicazione del Comune, che è stata comunicata anche durante gli incontri con gli inquilini che nel mese di novembre si sono svolti in tutte le 9 zone, è quella di sospendere temporaneamente ogni pagamento di affitti arretrati fino a quando non sarà stata fatta chiarezza e ordine (il titolo del mio articolo non era casuale) in quei 1.800 scatoloni di pratiche che nei passaggi di gestione dai gestori privati ad Aler non sono state aggiornate.

Ovviamente ci saranno i casi in cui si riscontreranno pagamenti non avvenuti e altri in cui si avrà prova di errori marchiani dei gestori (il Suo, da come Lei lo descrive, rientra certamente nella seconda categoria).Infine, l’invio di questi bollettini è evidentemente estraneo alla nuova gestione di MM che ha preso avvio tre giorni fa (1 dic ndr). Mi auguro davvero che sia fatta chiarezza su tutto al più presto.

 

Scrive Anita Sonego a Luca Beltrami Gadola a proposito di Cascina Merlata – Innanzitutto la ringrazio per la costante attenzione alle vicende politiche della nostra città e per lo sguardo critico con cui analizza le decisioni delle amministrazioni cittadina e regionale che coinvolgono la vita di tutti noi. Il suo ultimo articolo, relativo all'”Expo 2015 show”, è puntuale nella denuncia dello spreco di denaro pubblico per opere la cui funzione non appare necessaria per la buona riuscita di una manifestazione nata male e proseguita in maniera poco felice. L’articolo pieno di passione civile mi ha ricordato i versi di Foscolo quando celebra l’opera di Machiavelli che “sfronda” gli allori del potere. Il mio entusiasmo si è però smorzato verso la fine del testo quando, a proposito degli intrallazzi per Cascina Merlata scrive: “Alla presentazione dell’Accordo di Programma in Consiglio Comunale la sinistra fece una blanda opposizione“. “Non è possibile!” mi sono detta, conoscendo Basilio Rizzo e gli altri esponenti della sinistra che facevano parte del passato Consiglio Comunale. Ho quindi fatto una ricerca scoprendo che nel Consiglio Comunale del 31 marzo 2011 la sinistra (Rifondazione, Verdi, Lista Fo, Italia dei Valori, Lista Civica) non partecipò al voto per protesta (PdCI votò contro). Il PD si astenne (permettendo così che si mantenesse il numero legale). Di fronte alla palese discrepanza tra quanto da lei affermato e la realtà non ho potuto far altro che dedurre che lei ed io, quando parliamo di “sinistra”, ci riferiamo a gruppi politici diversi! Non voglio assolutamente polemizzare col suo concetto di “sinistra”. Credo, però, che indicando con “sinistra” forze politiche che fanno scelte quasi sempre diverse, forse si contribuisce all’andazzo, tipico dell’antipolitica, che mette tutti sullo stesso piano. Poiché sono certa che lei non vuole alimentare l’antipolitica spero convenga con me sull’importanza di offrire informazioni utili a distinguere e giudicare quanto viene fatto davvero nei luoghi delle decisioni politiche.

 

Replica Luca Beltrami Gadola – Faccio ammenda. Qualche volta quando scrivo per motivi di brevità unisco tutta la sinistra che stava all’opposizione in un unico fascio. Capisco che questo possa provocare qualche reazione. Viste le probabili future vicende del Comune di Milano sarò in avvenire più pignolo.

 

Scrive Alberto Lipparini a proposito della campagna a sostegno di ArcipelagoMilano – Vorrei chiedere ad ArcipelagoMilano quale visione ci sia a monte dell’immagine intitolata “Che tipo di milanese sei?”. Vediamo: ci sono i milanesi consapevoli, coi quali evidentemente la testata s’identifica, tanto da apporvi il proprio efficace logo. E ci sono gli altri, quelli che dicono No, no, no e già così il fotomontaggio (molto ben congegnato, bisogna dire) dispiace: parrebbe che gli “altri” sappiano frapporre soltanto negazioni.

Ma il fastidio che si prova a osservare il testo va più a fondo e solo meditandoci su se ne capisce la causa: i cittadini che non sono tutt’uno con ArcipelagoMilano, e che pertanto fanno di tutto per non vedere quali sono le soluzioni ai problemi, basterebbe che non si prendessero il fastidio di nascondere la testa sotto il prato.

Cioè, questi signori dovrebbero condividere le posizioni della testata, perché altrimenti (attenzione!) fanno solo del Bla bla bla, insomma informe chiacchiericcio: in una parola, blaterano. Detto altrimenti, non è possibile essere milanesi consapevoli se non sulla linea di ArcipelagoMilano: il resto sono soltanto, a seconda dei casi, parole vuote oppure sterili. *Laboratorio Darsena

 

Replica Luca Beltrami Gadola – Gentile Alberto Lipparini, pure avendovi scritto un articolo col quale ella si smentisce da sé (http://www.arcipelagomilano.org/archives/22607), lei non è un lettore troppo attento di ArcipelagoMilano che, ospitando articoli di volta in volta rappresentativi di opinioni assai diverse sui singoli temi, si pone come luogo di dibattito. La “consapevolezza” che indichiamo sta nel partecipare al dibattito,  mostrare la faccia, non compiacere nessuno, esprimere opinioni. La linea di ArcipelagoMilano è proprio quella di evitare il chiacchiericcio, da qualunque parte provenga. Per questo anche lei non ha che da esprimere nuovamente le sue di opinioni che, se ben argomentate, troveranno certamente ospitalità.

 

Scrive Jacopo  Gardella a Nicola Rovere a proposito di casa Tognella – Nel suo articolo lei sottolinea giustamente la “mancanza di attenzione e di strategia” degli Organi preposti alla Tutela Urbanistica e Monumentale; a conferma di ciò ci tengo a far sapere che insieme a mia nipote Edoarda De Ponti ho fatto di tutto per tentare di attenuare l’azione gravemente lesiva dell’edificio, ma invano. Né la Soprintendenza; né l’Ordine degli Architetti; né i proprietari della Casa rappresentati dagli eredi Tognella;  né il loro architetto Belli-Paci ai quali noi non avevamo chiesto di rinunciare all’intervento ma soltanto di apportare alcune piccole modifiche  per ridurne le dannose conseguenze; né infine la Facoltà di Architettura di Milano, nessuno di questi organi ci ha sostenuto per raggiungere quel compromesso che poteva salvare almeno i dettagli esterni della casa, pur sapendo noi con dispiacere che l’interno veniva interamente distrutto dalle totali demolizioni volute per miopi fini commerciali. È giusto che si sappia come i nostri sforzi, anche se intenzionati ad arrivare ad un reciproco accordo e condotti con spirito di comprensione per le intenzioni della controparte, non sono serviti assolutamente a nulla.



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