26 novembre 2014

IL SINDACO DI MILANO DEL 2016


Rieccoci con i problemi della sinistra, non ne sentivamo la mancanza: il sindaco della Milano del 2016. La bomba è scoppiata sabato scorso e da qualche giorno i “posizionamenti” sono cronaca quotidiana. Che il sindaco Pisapia avesse lasciato circolare voci su una sua “stanchezza”, voci prontamente smentite soprattutto dall’assessore D’Alfonso, non è un mistero ma cosa abbia realmente innescato la bomba non è chiaro. Fortunatamente il tutto è successo prima che si sapessero i risultati delle elezioni regionali altrimenti sarebbe stato facile dire che il Pd di Renzi approfittava dell’occasione di aver vinto raccogliendo in Emilia Romagna il 17% (il 44% del 40%) di consensi tra gli aventi diritto al voto, per forzare la mano verso una soluzione milanese tutta Pd. Detto per inciso anche il 20% della Lega vale l’8% e Forza Italia si piazza al 4% sempre considerando gli aventi diritto al voto. Tutti dati all’insegna della sconfitta della politica.

01editoriale41FBMa veniamo a Milano e al sindaco Pisapia. Alla domanda del Pd ha risposto con una frase sibillina: non mi farò imporre l’agenda. Come dire farò la mia scelta quando mi parrà più opportuno. Viene alle labbra una domanda: più opportuno per lui, per la sinistra o per la città? Questo non l’ha detto.

Dobbiamo riconoscergli che questa sortita del Pd è stata quanto meno inopportuna e se, come pare, l’iniziativa è partita da Roma, evidentemente non hanno ben presente la situazione milanese: c’è troppa carne al fuoco. Al posto d’onore mettiamoci l’Expo che per il sindaco rappresenta un rischio altissimo: se andrà senza eccessivi inconvenienti, che è il meglio che possa succedere, nessuno ne attribuirà a lui il merito, non grande anche perché obbiettivamente poco avrebbe potuto fare per rimediare alle malefatte altrui; se andrà male e il nome di Milano ne soffrirà, i suoi compagni di strada lo lasceranno solo, alla mercé di un’opposizione dimentica di essere all’origine dei guai.

Veniamo al dolente tasto dell’edilizia popolare. Questa questione gli è scoppiata tra le mani. Che la crisi economica e il relativo disagio sociale avrebbero aumentato il rischio di occupazioni abusive era ormai evidente: i segnali c’erano tutti e disdire la convenzione con Aler e caricarsi il fardello “casa” sulle spalle in questo momento senza avere l’unica cosa che serviva a risolvere il problema – denari in cassa – è stato forse un errore politico. Al terzo posto metterei la città metropolitana. Forse di tutti i problemi è quello che gli interessa meno ma è pur vero che il 1° gennaio ne diventerà sindaco e si troverà invischiato in quel pasticcio tutto italiano che porta la firma di Delrio. Al quarto posto c’è il Seveso con le sue esondazioni e il difficile compito di dover scegliere una soluzione in un contesto di grandi incertezze tecniche e con il rischio di sceglierne una che assomigli solo a un placebo per l’opinione pubblica. Ultimo, la M4: anche qui scelte difficili, viziate da un pregresso morattiano che pesa come una palla al piede. Questi due ultimi problemi si risolvono dopo aver sentito i “tecnici”. Ma chi sono costoro e da dove vengono? Sarebbe interessante saperlo perché è nello sceglierli che si vede la stoffa del politico. Il prezzemolo su tutto: una situazione finanziaria a dir poco penosa e senza prospettive di un vicino miglioramento.

Con tutta questa carne al fuoco fossi Pisapia ci penserei due volte ad accettare un secondo mandato ma anche da parte del Pd mi guarderei bene dal creare disagio e tensioni – delle quali si vorrebbe volentieri fare a meno – sempreché il desiderio di egemonia, l’ansia rottamatrice e la vecchia maligna litigiosità della sinistra non abbiano la meglio sul disegno di mantenere a Milano una giunta di sinistra: quello che la maggioranza di noi vorrebbe. Qualcuno vuol mandare a casa l’attuale sindaco? Forse sì. Chi culla questo disegno sappia trovare la persona giusta, quella in grado di risolvere i problemi sul tappeto che ho elencato e che nel 2016 saranno ancora lì perché il tempo vola incurante di leggi, burocrazia e tribunali amministrativi.

Una soluzione? Non l’ho. Forse qualche consiglio per chi vuol restare o per chi vuol arrivare: comunicare meglio con la città e rinforzare la squadra guardandosi intorno, magari di là dal cerchio magico, lontano. La città brontola ma da qualche tempo anche propone e si dà da fare e questo è un fatto nuovo. Saperne approfittare.

Luca Beltrami Gadola



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