21 settembre 2009

COMUNE, MACCHINA INDIETRO: IL RITORNO DELL’ALER


Non deve essere stato facile per l’amministrazione comunale di Milano decidere di rinunciare ad affidare ai privati la gestione dei 23.480 alloggi di proprietà pubblica e di riaffidarli all’Aler.

La nuova linea gestionale fu intrapresa nel 1999, dal sindaco Albertini e dall’assessore al demanio Verro che dichiarava: “L’obiettivo è migliorare la qualità del servizio ai cittadini, dando una gestione più efficiente e razionale di un patrimonio che per troppo tempo a Milano è stato trascurato.”

Seguì nel 2000 l’appalto concorso con 8 partecipanti e quindi l’aggiudicazione, senza sorprese, per una durata dal 2003 di 6 anni con la promessa di un investimento comunale di 122 milioni di euro.

Lotto 1: Romeo S.p.A., 8.400 alloggi e 580 unità ad usi diversi (commerciale, servizi, ecc.) per un totale di 480.000 mq;

Lotto 2: Edilnord Gestioni S.p.A. in A.T.I., 8.000 alloggi, 370 unità diverse, 475.000 mq;

Lotto 3: Gefi Fiduciaria Romana S.p.A. in A.T.I., 7.080 alloggi, 390 unità diverse, 410.000 mq.

Il TAR aveva accolto nel 2001 il ricorso presentato dall’Aler di Milano, esclusa dall’aggiudicazione, ma il Consiglio di Stato nel 2002, riuniti i quattro appelli del comune e dei tre privati, li ritenne fondati e riformò la sentenza del TAR Lombardia.

Il comunicato stampa del giornale del comune di Milano del 5 giugno 2002 così si esprimeva: “Un progetto innovativo”. “Tra gli obiettivi di progetto, il miglioramento del servizio agli utenti, ottimizzazione delle risorse, conservazione e valorizzazione del patrimonio comunale”. E di seguito il commento del vice sindaco De Corato: “…un altro segnale concreto del cambiamento che questa Giunta imprime a Milano”. “Dopo cinquanta anni, il timone della gestione di oltre 23.000 alloggi di edilizia residenziale pubblica, passa ad imprese private che, in sinergia con il Comune condurranno una nuova politica elevando la qualità e gli standard del patrimonio immobiliare pubblico.”

Ipse dixit e “parola turna indree”, come dicono a Milano.

Ai gestori privati il compito di incassare gli affitti e di effettuare la manutenzione ordinaria ma anche di affrontare i problemi cronici come l’abusivismo, le morosità, le esigenze degli anziani.

Ora si getta la spugna; e i settantamila milanesi che abitano i 23.000 alloggi comunali rimangono con i loro problemi esattamente come prima.

Preso atto di questa esperienza negativa della gestione privata è utile ricordare che a suo tempo era invalsa l’idea che gli Iacp poi Aler dovessero essere sciolti in quanto considerati carrozzoni politici lottizzati e clientelari, inefficienti e spreconi, sperperatori del denaro pubblico mentre il privato avrebbe risolto lavori che il pubblico non sapeva svolgere. Al di là degli slogan la vicenda è più complessa.

La questione della gestione del patrimonio residenziale pubblico esiste e non è un capriccio. E’ sufficiente ragionare su questi dati quantitativi a livello provinciale delle Aler (aziende lombarde edilizia residenziale): Milano 65.793 alloggi, Brescia 9.812, Bergamo 7.627, Varese 6.867, Cremona 5.406, Pavia 4.837, Como 3.849, Mantova 3.411, Lodi 2.223, Lecco 1.806, Sondrio 1.537, per un totale di 113.168 alloggi.

La gestione di poche case e di alloggi disseminati in centinaia di comuni delle singole province potrebbe anche indurre ad avvalersi della facoltà di affidare il compito direttamente ai comuni stessi, più vicini ai bisogni dei cittadini, senza creare particolari problemi economici, con successivi incarichi (immediatamente verificabili) ad imprese del luogo per la diretta gestione pratica degli immobili. È una via percorribile.

Al contrario nell’area metropolitana milanese si rende necessaria la presenza pubblica per le dimensioni sociali del fenomeno, per la quantità del patrimonio immobiliare e per governare aspetti che trascendono il bisogno immediato di case.

Peraltro all’Aler di Milano, anche se nessuno è perfetto, occorre riconoscere di aver maturato competenze e professionalità positive e di alto livello che nessun operatore privato può vantare: non si tratta solo di saper far bene la contabilità, di stipulare contratti o di organizzare il profilo economico e gestionale, ma di misurarsi con le aspettative sociali, le sofferenze della gente, i conflitti, il radicamento territoriale, aspetti di un risvolto umano che non ha prezzo.

La scelta del Comune di Milano di esternalizzare la gestione delle case popolari di sua proprietà si è quindi rivelata un errore politico e sociale che s’inserisce in quell’ideologia per cui la questione casa si risolve con l’ingresso del mercato privato.

Del tutto diversa l’impostazione in altri paesi europei dove l’intervento pubblico è maggiore di dieci volte e non conosce tagli negli investimenti.

L’Aler si colloca con le grandi aziende municipalizzate milanesi che hanno garantito lo sviluppo della città: non deve però compiere l’errore delle società di pubblica utilità le quali pensano che l’unico modo per realizzare profitti e ripagare gli investimenti sia vendere più elettricità o più gas a scapito del miglioramento dell’efficienza e del risparmio.

L’Aler ha una diversa missione: garantire la sicurezza e la vivibilità dei quartieri, assicurare una casa decorosa a prezzi economici in un contesto sociale composto da molte criticità, così come il Comune di Milano deve esercitare il proprio ruolo di proprietario non delegando tutti i problemi al gestore ma assumendosi la responsabilità del controllo nella gestione sociale della questione casa.

Emilio Vimercati

 

 

 

 

 

 

 

 



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