12 novembre 2014

TELERISCALDAMENTO: LO SCERIFFO DI NOTTINGHAM


Il teleriscaldamento nasce dall’esigenza di smaltire un sottoprodotto della combustione dei rifiuti, ovvero l’acqua di raffreddamento che viene impiegata negli inceneritori e, in quanto sottoprodotto, è gratuito e permette di distribuire riscaldamento e acqua calda alle utenze cittadine, peraltro a seguito di cospicui investimenti nella rete e nelle sotto-centrali localizzate nei singoli condomini.

11santagostino39FBLa progressiva espansione delle reti di distribuzione ha richiesto di integrare l’originaria fonte di produzione, evidentemente non più sufficiente, con impianti aggiuntivi basati sulla cogenerazione da combustione del metano: la cogenerazione è una macchina che impiega la combustione del metano per produrre corrente elettrica e genera contestualmente una quantità pressoché equivalente di caldo, un sottoprodotto come negli impianti di incenerimento: sostanzialmente un kW di gas combusto arriva a raddoppiare la sua efficienza energetica producendo un kW elettrico e un kW termico e in questo modo per i nostri scopi attuali, possiamo dire che il nostro kW termico ci costi la metà di quello prodotto da una normale caldaia a gas. Da ultimo molti impianti di teleriscaldamento impiegano direttamente grosse caldaie a gas metano, che producono a costo pieno soltanto il calore integrativo richiesto.

Abbiamo così tre tipologie di generazione di energia termica con differenti costi di produzione: gratuita (quella che deriva come residuo dal raffreddamento dei camini degli impianti di trattamento termico dei rifiuti). a costo di produzione praticamente dimezzato (quella che origina dalla cogenerazione) e a costo pieno (quella che deriva dall’impiego di caldaie).

Il vantaggio principale per la collettività sia della cogenerazione che della produzione diretta, è quello derivante dalla concentrazione della fonte di produzione che consente diversi vantaggi legati alle economie di scala, a una maggiore efficienza degli impianti e, soprattutto, a un controllo della combustione e dei fumi derivanti di gran lunga superiore a quello ottenibile dagli impianti individuali: il caldo così prodotto è sicuramente più sano per la collettività rispetto alla stessa produzione frazionata.

Per contro, come è noto a tutti coloro che impiegano energia così prodotta, il teleriscaldamento è tutto fuorché economico, specie se raffrontato con lo stesso servizio offerto da un qualsiasi gestore privato che impieghi impianti localizzati a gas a condensazione: dove sta allora il trucco per cui un’energia che dapprima non costa nulla, alla prima integrazione costa la metà e solo da ultima viene prodotta in termini tradizionali, debba risultare così poco conveniente per chi la impiega?

Vi sono ragioni tecniche, ragioni politiche e vincoli di bilancio da rispettare che determinano questo assurdo; da un punto di vista tecnico distribuire caldo ad alta temperatura ha dei costi notevoli sia nella realizzazione che nel mantenimento in temperatura della rete, per ciò più questa si espande, maggiori risultano sia gli investimenti richiesti sia i costi di esercizio.

Il costo pagato alla politica è in linea con la generale concentrazione del potere energetico perseguita in Italia prima da Mattei con gli idrocarburi (che a sua volta la ereditò dal fascismo) e successivamente dai governi di centro sinistra con l’energia elettrica: l’ASM di Brescia, poi fondatrice con AEM di A2A, è l’ideatrice della concentrazione nella distribuzione di energia termica quando, sfruttando proprio la sinergia con il legislatore, ovvero il Comune di Brescia suo proprietario, ha imposto alla città l’impiego della rete di teleriscaldamento a valle del grande inceneritore dei rifiuti. Analogamente l’assoggettamento forzoso effettuato sulla gran parte degli stabili di edilizia popolare in Milano e provincia, anche a costo di prolungare le reti oltre la soglia della convenienza economica, origina da questa politica di potenza.

A ciò si somma il fatto che il Comune di Milano, complice la caduta degli oneri di urbanizzazione per la crisi del mattone e con bilanci ingessati in assenza di politiche incisive sui propri costi di gestione, si ritrova sempre più a dipendere dagli utili distribuiti dalle società partecipate, dall’incremento delle tasse e delle multe, quando non a vendersi i gioielli di famiglia: per questo, pur di tutelare se stesso, non esita così a rubare ai poveri, specie se si considera che l’utente tipo del teleriscaldamento è proprio colui che abita in case di edilizia popolare o ex-tali.

I ricchi invece, al termine di procedure molto complesse che elevano un notevole sbarramento e riducono le possibilità d’ingresso, vanno sempre di più verso l’impiego della geotermia da falda, che consente costi di gestione (ed emissioni di CO2) inferiori alla metà di quelli tradizionali, con ciò risparmiando in proprio e facendo del bene all’ambiente.

Perché una Giunta e un Sindaco votati dichiaratamente alla causa dei più deboli, non si sono ancora resi conto che il costo maggiore grava sugli immobili ed è proprio quello relativo al riscaldamento e che, se una missione nel loro operato deve esserci, questa sarebbe quella di alleviare proprio questa categoria, visto che il venditore è di loro proprietà?

In ciò si possono individuare dei limiti tipici, sia culturali che caratteriali, che impediscono di prendere qualsiasi iniziativa incisiva, quasi fossero novelli Don Abbondio di fronte al Don Rodrigo dell’energia, ma c’è pure il timore di disturbare la gallina dalle uova d’oro che impedisce al Comune di Milano (e a tutti i comuni dell’hinterland che vivono la stessa felice contingenza) di darsi una dimensione più giusta e meno onerosa per la cittadinanza (che già soffre di una pesante situazione complessiva, aggravata per di più da questo apparato obeso e assai poco produttivo, che banchetta pure sulle bollette, in ciò secondo solo allo Stato, che da sempre persegue questa ‘politica’ energetica).

Dai Promessi Sposi, col loro curato di campagna alieno dalle complicazioni e succube dei potenti, ci ritroviamo così ai bordi della foresta di Sherwood, dove lo sceriffo di Nottingham e i suoi sgherri derubano i poveretti con il caldo a caro prezzo, per dare a se stessi: pioveranno frecce prima o poi?

 

Giuseppe Santagostino



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