29 ottobre 2014

VARIANTE AL PGT? PUÒ ESSERE UNA BUONA IDEA


Nel DUP 2014-2017 (Documento Unico di Programmazione) approvato a inizio di settembre dal Comune di Milano, si legge che fra gli obiettivi di sviluppo del territorio c’è anche, avendo “verificata l’opportunità di avviare una “messa a punto” del PGT basata sulla valutazione delle principali “criticità” riscontrate oltre che sull’approfondimento di alcune tematiche particolari”, quello di una variante al PGT. Se fosse davvero fatta, sarebbe un’ottima idea. Come noto, infatti, il PGT di Milano ha alcuni gravi difetti d’impostazione, in gran parte certo ereditati dalla precedente amministrazione, ma comunque da correggere e rivedere. I problemi principali sembrano essere:

07praderio37FB– mancata verifica della sostenibilità finanziaria degli interventi pubblici, sia per una sottostima dei costi, sia per una sovrastima delle entrate e delle possibilità di superamento del deficit evidenziato in fase di negoziazione attuativa degli interventi; questa mancata verifica può poi avere importanti riflessi sulla sostenibilità complessiva delle previsioni di Piano (che presuppone ad esempio nella VAS (Valutazione Ambientale Strategica) la completa realizzazione delle infrastrutture pubbliche di trasporto previste):

– stima poco plausibile degli andamenti demografici e della domanda abitativa (in particolare, di quella non solvibile sul libero mercato); di converso, probabile sottostima della capacità insediativa di Piano;

– nel Piano dei Servizi, poca attenzione al tema dei grandi servizi di scala metropolitana, tema difficilmente affrontabile tramite le valutazioni locali dei cosiddetti NIL (Nuclei di Identità Locale) (a proposito, come staranno andando gli approfondimenti e gli aggiornamenti dinamici?).

Per avere un’idea dell’ordine di grandezza di questi temi, si ricorda che il deficit dichiarato dal PGT per la realizzazione di opere pubbliche (solo verde e infrastrutture di trasporto) è di oltre due miliardi di euro, oltre al doppio della stima degli oneri dovuti; a questo andrebbero aggiunti i costi delle altre opere di urbanizzazione necessarie (servizi, ecc.) per un totale molto probabilmente insostenibile per qualunque negoziazione attuativa (essendo di misura paragonabile al valore stesso della Slp da realizzare).

Sugli andamenti demografici, anche le stime più ottimiste parlano di un massimo di 100.000 abitanti aggiuntivi nel decennio (la maggior parte però riconducibile alla domanda fuori mercato), quelle più realistiche di circa la metà, se non addirittura di una “crescita zero”, mentre il PGT dichiara di prevedere quasi il doppio delle stime ottimistiche. Sembra poi che tali previsioni siano state effettuate con riferimento solo alla Slp di nuova edificazione, e non anche ai cambi d’uso di aree già edificate (diversi milioni di metri quadri di aree dismesse).

Oltre a tali problemi, ci sono altri aspetti che forse necessiterebbero di una vigorosa “messa a punto”:

– la tutela paesaggistica e storico-culturale degli ambiti periferici, oggi alquanto debole;

– l’apparato normativo, al momento poco chiaro e abbastanza farraginoso in diversi passaggi (ad esempio sul tema innovativo della trasferibilità dei diritti volumetrici);

– in generale, la “sostenibilità amministrativa” dell’attuazione del Piano (per fortuna, nello stesso DUP si parla di “riorganizzazione dei processi gestionali e amministrativi del Comune mediante la riforma della macchina amministrativa del comparto Urbanistica e Edilizia” – forse, però servirebbe qualcosa di più di quanto poi descritto).

Insomma il lavoro da fare sembra davvero tanto, e il tempo prima delle prossime elezioni amministrative forse non molto, soprattutto se non ci si limiterà a una “aggiustatina”. Ma che questo PGT serva poco a rilanciare l’attività edilizia, nonostante le notevoli volumetrie previste, dovrebbero oramai averlo capito tutti. E che all’opposto abbia distolto risorse finanziarie a favore di progetti di sviluppo poco verosimili, è un’ipotesi che forse andrebbe maggiormente valutata.

Gregorio Praderio



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