3 settembre 2014

80 EURO E POI? TRA ME E ME, ALTROVE, AL DI LÀ


Tra me e me, che farei con gli 80 euro mensili del governo Renzi? Continuerei come prima a pagare i debiti e, se fossi così fortunato da non averne, risparmierei spendendo lo stretto necessario. Non ho patrimonio ma in casa mia, pur se in affitto, vorrei restarci, perciò seguirei una logica patrimoniale perché, con tante buone persone, se non bado a me stesso, nessuno baderà a me. Come disse trent’anni fa un conoscente, per comprare casa devi capire quanto gli amici possono prestarti, e fidarsi. Il mondo del commercio e dei servizi non ha registrato alcun aumento dei miei consumi perché, pagati affitto e bollette (sempre più care), vado per mercati e ONLUS. Potrei fare una vacanza a modo mio, ma fuori statistica, che è per i ricchi che possono scegliere.

03_gario29FBVoto di (s)cambio o no, i soldi del governo servono anche perché non sono spesi come ci si aspetterebbe, e così confermano che questa è una depressione patrimoniale, dove la priorità è la difendere ciò che si ha (dignità inclusa: meglio far invidia che pena, come si dice). Per la ripresa economica è lo Stato che deve spendere, dando lavoro e reddito: le statistiche se ne accorgerebbero. Certo, da noi il problema è che i soldi dello Stato non sai dove finiscono, deviati in modi spesso disonesti anche se legali. Dato che si ruba soprattutto nei lavori pubblici, lo Stato deve allora spendere in ricerca, istruzione, beni culturali e ambiente; sono le nostre materie prime, ma anche qui siamo molto indietro in Europa. Inoltre, in questi ambiti rubare è molto meno facile (e legale) che nel mattone.

L’investimento statale è necessario per innovare, come ricorda e dimostra Marianna Mazzucato, docente all’università di Sussex, nel libro Lo Stato innovatore. Il privato investe se ha ritorni a breve, meglio se immediati, mentre lo Stato ben governato guarda lontano. Internet è nata con investimenti della Difesa USA; il Web e lo schermo tattile, nei laboratori CERN con i soldi UE; il sistema di scorrimento “multitouch” nell’Università del Delaware con i soldi pubblici USA. «L’Italia sembra aver rinunciato all’innovazione, nonostante la fase migliore della sua economia sia stata generata, nel dopoguerra, proprio da questa» (Filippo Astone, recensore del libro, Il Sole 24Ore, 10/8/14, p. 25). Oggi, invece, «un’intera generazione ha investito più nella casa che nell’istruzione dei figli, con risultati che ormai si vedono chiaramente» (Mario Deaglio, Il Sole 24Ore, 17/8/14, p. 33). Eh già.

Altrove, a Londra dove sono stato a giugno e luglio, in un mese ho visto tante persone a passeggio col cane quante in un’ora a Milano. Ma in quel mese sono stati incriminati, giudicati, condannati, incarcerati l’assistente per la comunicazione del premier Cameron e un lord, stella tv per decenni. Uno è stato riconosciuto colpevole di cospirazione (intercettava e falsificava comunicazioni elettroniche), l’altro di pedofilia. Cameron è stato redarguito dalla Corte per essersi scusato, dopo la sentenza, della scelta (ma era stato messo in guardia e, comunque, ai politici non è lecito parlare di sentenze che li riguardano). Il caso dell’ex lord, autore di un famoso ritratto della regina, ha dato luogo alle dimissioni della presidente della commissione d’inchiesta, voluta da Cameron, dopo che la si è scoperta parente di un altro grande del regno indagato per pedofilia.

I politici britannici non si tengono bordone, chi si fa cogliere con le mani nel sacco non è degno di essere dei loro: errare è umano, ma aiutarlo a perseverare è diabolico, peggio, un errore. Questi politici sono rispettati perché dimostrano di rispettare la giustizia, non si coprono l’un l’altro e curano il loro standard di qualità (è il loro brand) scaricando i condannati in giustizia, arroganti e vittime della loro stupidità. Questi politici sanno che tutti sanno che le mele marce mandano in malora l’intero cesto della politica.

Al di là dell’Atlantico un altro economista italiano, un giovane in USA prima per studi e poi per lavoro, individua le maggiori debolezze italiane nella mancanza di legalità e di innovazione. Le due cose si tengono: dove non si può fare conto sulla legge, soldi e idee non girano, perché facilissimi da rubare. Da noi il peggio non è che i politici si coprono le spalle e i condannati in giustizia condannano le sentenze, ma che gli italiani ancora li ammirano e votano, a conferma che si hanno i politici che si meritano anche (anzi, soprattutto) quando le cose vanno male.

Il giovane economista esprime in linguaggio corrente quanto scrisse oltre due secoli fa il filosofo Adam Smith: l’economia di mercato funziona solo in società ben governate perché, se ognuno è il miglior giudice dei propri interessi, la giustizia non esiste quando ognuno è il giudice di se stesso. Il mercato stesso non esiste se il governo non garantisce la concorrenza (leva dell’innovazione) e la giustizia (tutela dell’innovazione).

Giuseppe Gario




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