16 luglio 2014
Non possiamo passare il tempo a intristirci, meglio sperare che la plasticità sinaptica che sta alla base della nostra memoria prenda un po’ il largo e faccia galleggiare i ricordi. Sentendo e leggendo quel che i “politici” dicono sulla Città Metropolita mi risalgono ricordi anni’60, un libro e un film: Il libro è Zazie dans le métro di Raymond Queneau e il delizioso film che ne fu tratto da Louis Malle, con Catherine Demongeot (Zazie) e Philippe Noiret (Gabriel).
Tra gli altri personaggi c’era un pappagallo – Verzure – che, incurante, apostrofava tutti i personaggi strillando: “Tu causes, tu causes c’est tout ce que tu sais faire” (chiacchieri, chiacchieri è tutto quello che sai fare). Non me ne vogliano gli amici politici ma questa è un po’ la mia impressione sentendoli parlare della Città Metropolitana. La legge Delrio è molto pasticciata e dunque il compito non è certo reso più agevole per chi in concreto deve dar corpo a questo nuovo livello amministrativo.
Su ogni altra considerazione ne prevale una: siamo di fronte a un’occasione irripetibile e che mai si è presentata per la nostra Repubblica: creare un nuovo livello amministrativo che, proprio perché nuovo, tenga conto da un lato dell’esperienza passata e dall’altro dei cambiamenti sociali e politici in forte accelerazione negli ultimi anni, senza trascurare l’avvento di nuove tecnologie informatiche sia sul versante dell’e-governement che sul versante della diffusione dell’informazione (internet, giornali online, Facebook, Twitter e social network in genere … ).
Possiamo dunque pensare a un livello amministrativo efficiente, efficace, condiviso e partecipato. Dunque eccoci ai tre salti.
-Si è detto che una delle ragioni fondamentali dell’abolizione delle Provincie fosse da ricercare nella spending rewiew. Che il nuovo assetto con l’arrivo delle città metropolitane ci porti lì, ho i miei dubbi e comunque, conoscendo perfettamente il costo delle Provincie, dedotti gli oneri legati direttamente o indirettamente agli organismi elettivi, il confronto non sarà difficile.
– Si è detto che la Città Metropolitana ci avrebbe consentito di risolvere molti dei problemi che affliggono soprattutto il capoluogo, problemi di natura infrastrutturale, urbanistica e ambientale. Qui, come ho già detto la settimana scorsa, il problema del Seveso – di cui parla Salvatore Crapanzano in questo stesso numero – ma anche del Lambro e perché no dei Navigli, saranno la prima cartina al tornasole. Anche altre questioni non sono da poco, dal verde al prezzo dei trasporti urbani. Ma se per la Provincia e i suoi costi un termine di paragone l’abbiamo a portata di mano, come per il Seveso o il Lambro, per le altre questioni il confronto non è facile.
– Si è detto che uno dei problemi del nostro tempo, sempre più acuto nel presente, è il distacco della gente, soprattutto i giovani, dalla politica. La ragione principale? La distanza tra eletti ed elettori. Milano sta facendo sforzi notevoli per raccorciarla, spesso più a parole che nei fatti, e qualche risultato lo si sta ottenendo. Per la città Metropolitana questo è un compito molto arduo e la mancata elezione diretta dei rappresentanti del popolo non va in questa direzione, eppure non è un problema insormontabile.
Se la definizione dei compiti che la Città Metropolita si dà nei confronti dei cittadini sarà chiara e precisa e soprattutto il “front office” verso il cittadino sarà accogliente, non elusivo ed esauriente (frutto di una struttura burocratica di nuova generazione e non il riciclo di quella provinciale), allora la terza prova la daranno le prime elezioni amministrative, non tanto e non solo nel risultato specifico per i singoli partiti ma con l’indice di affluenza alle urne. Gli scontenti e i disillusi sono quelli che oggi ingrossano le fila dell’astensione. Ma di quest’ultimo problema che forse avrei dovuto mettere in cima all’elenco, nessuno parla. Speriamo in bene.
Luca Beltrami Gadola