25 giugno 2014

MILANO CHIAMA MA ROMA TACE. PERCHÉ?


Il decreto che assegna i poteri al magistrato Raffaele Cantone, designato a occuparsi della legalità negli appalti di Expo e non solo, non arriva. L’ultimo sollecito l’ha fatto partire il presidente Maroni. Non sappiamo dunque ancora quando arriverà né quali saranno esattamente i poteri in forza dei quali eserciterà le sue funzioni. Il sindaco Giuliano Pisapia ha scritto a Renzi, temo senza risposta, chiedendo pure lui poteri di deroga alla legislazione vigente per far fronte a ”uno” – e forse nemmeno più importante – dei problemi della nostra città: intervenire su edifici abbandonati, pericolosi, lasciati incompiuti che non solo deturpano ma sottraggono spazi importanti assai meglio utilizzabili; abbandonare al degrado o all’inutilizzo aree o costruzioni perfettamente servite da mezzi pubblici e infrastrutture di servizio è un danno per la collettività.

01editoriale24FBQuesta strategia è pure contenuta nel nuovo regolamento edilizio in corso di approvazione e fortemente invocata dal vicesindaco, nonché assessore all’urbanistica, Lucia de Cesaris. Non ce la faremo mai perché cadiamo nell’art. 42 della Costituzione, quello sulla proprietà, in particolare la proprietà privata (*). Non sono pessimista, sono solo realista. Proprio l’assessore De Cesaris, con il suo passato di noto amministrativista e quindi spesso dall’altra parte della barricata, – che vede e ha visto proliferare i suoi colleghi, più o meno sottili nelle loro comparse, giocando su due fronti: la schizofrenia legislativa e i ricorsi per incostituzionalità – dovrebbe sapere che in questo Paese i proprietari di immobili la spuntano quasi sempre.

Per blindare una deroga alla legislazione vigente o una nuova norma in questo particolare ambito, ci vuole una sottigliezza e un’accortezza che non raggiungeremo mai. Non ce la faremo perché la burocrazia romana dei ministeri che si occupa della stesura letterale di leggi e decreti è più forte e più scaltra di ogni altro ma soprattutto è figlia della destra conservatrice, non solo ma appassionata nel sottile mestiere dello spaccare il capello in quattro, facendo il gioco dell’avvocato parrucchiere.

Anche l’altra richiesta romana di Pisapia – l’affidamento diretto alle imprese per i lavori minori, lavori pubblici e case popolari – non la vedo messa bene e per le stesse ragioni. Ma qui è d’obbligo una chiosa. La lentezza nel processo edilizio pubblico (ma anche privato) non dipende solo dalla schizofrenia legislativa ma anche dalla lentezza della pubblica amministrazione nel produrre documenti d’appalto (progetti, descrizioni, computi e capitolati) e dalla loro pessima qualità, ragione prima di tanti ricorsi. Come si dice: ”La carità comincia in casa”.

Quanto a metter le mani sul demanio militare, l’ultima richiesta del sindaco, è un mio vecchio cavallo di battaglia che vorrei si estendesse anche ai demani ferroviari che, entrambi, non possono certo essere alienati a prezzi di mercato (con quale destinazione d’uso?) senza fare torto alla collettività urbana: il loro valore siamo noi che col nostro semplice esistere abbiamo pagato le urbanizzazioni e costituiamo il “mercato”. Sono aree già nostre. Per le ferrovie poi il paradosso è che ne abbiamo pagati i deficit da sempre. Ma qui il discorso va lontano e coinvolge tutti, privati e pubblici, quelli che hanno goduto di finanziamenti a fondo perduto (comprese la cassa integrazione): perché in cambio non ne siamo divenuti azionisti?

Tornando alla legislazione schizofrenica (e lo è non a caso), quando il nuovo (e giovane almeno anagraficamente) che avanza ci metterà mano? Dobbiamo ancora passare le serate tra vecchi amici discorrendo sul “cui prodest” di tutto questo?

 

Luca Beltrami Gadola

 

 (*) Art. 42

……….

La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.

La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale.

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