18 giugno 2014

IL TRITACARNE DI PAPA FRANCESCO: MA DI QUESTO NON SI PARLA


Qualcuno ricorda il nostro agente all’Avana di Graham Greene, con la sua micidiale arma segreta, un gigantesco aspirapolvere? Gli oggetti più banali, se di proporzioni inaudite e fuori dal contesto abituale, non si riconoscono più, se non c’è capacità di ragionare. È quanto accade oggi con la crisi.

08gario23FBLa crisi politica di un’Europa che ancora non ha dimensione politica annovera una gita in barca di premier: inglese Cameron, tedesca Merkel, olandese Rutte e svedese Rainfeldt. Gita significativa, perché Merkel cerca una via d’uscita al veto inglese su Juncker presidente della Commissione Europea, candidato naturale quale leader del partito popolare europeo, cui appartengono i premier che non lo vogliono, uniti nella politica di austerità dei bilanci pubblici (i bancari e privati sono altra storia). È il solo punto in comune, perché Cameron vuole che la City resti il perno del mercato finanziario europeo alle sue (della City) condizioni. Merkel conta sulla Gran Bretagna per tenere saldo l’ancoraggio atlantico dell’Europa, anche in vista del trattato di libero scambio con gli USA. Modesti vincitori delle elezioni europee, i premier conservatori fanno lobbismo nazionale a spese della credibilità politica dell’UE, specie nell’Eurasia di Putin che, Ucraina a parte, nel 2006 ebbe in dono di compleanno l’assassinio di Anna Politkovskaïa. I killer hanno ora avuto l’ergastolo, ma i mandanti restano ignoti, anche se sono già stati condannati a gravi pene due membri della polizia moscovita, che all’epoca teneva sotto stretta sorveglianza la giornalista.

Il tratto comune est-ovest è la politica ridotta a lobby, più o meno sanguinaria. Lobby per fare che? Soldi, naturalmente, a scala quasi metafisica. La giustizia francese e belga ha messo sotto inchiesta la svizzera HSBC Private Bank non solo perché favorisce l’evasione fiscale e il riciclaggio, ma li offre come servizi particolarmente competitivi e, in alcuni casi, anche contro la volontà dei clienti stessi, alla cui serenità fiscale è preposta la sacralità del volume d’affari e delle corrispondenti commissioni (moltiplicate in inesauribili filiere-ombra). Gli affari illegali di HSBC sono stati denunciati da un dipendente, e questa è la sola differenza con tutte le altre banche globali, che fanno ciò che vogliono come vogliono quando vogliono perché nessuno lo impedisce, anzi, pur se alcuni Stati, per istinto di sopravvivenza e calcolo, promuovono azioni di giustizia con sanzioni (pecuniarie, non penali) apparentemente enormi, ma relativamente irrilevanti.

Soldi per fare che? Le cronache da Wall Street raccontano una strana fase digestiva. In maggio i volumi scambiati sono caduti al livello del 2007, vigilia della crisi finanziaria, e nel 2013 erano già diminuiti del 37%. L’indice Dow Jones quell’anno ha superato la soglia del 2% una volta, contro le dieci del 2010 e le trentatre del 2009. Nel 2013 persino il trading ad alta frequenza è diminuito in volume del 3%, ma del 52% rispetto al picco del 2009. I mercati sembrano avere fatto indigestione di denaro, fornito gratuitamente dalla Federal Reserve americana, e sono in sonnolenza digestiva. Ma, dice un trader intervistato dal Wall Street Journal, “La peggior cosa per il trading è la lentezza. Il lavoro è duro quando rallenta, perché c’è tempo di analizzare troppe cose”. Troppa riflessione fa male alla salute mentale del trader, meglio l’istinto, droga alimentata e misurata coi soldi.

La stabilità è pericolosa, lo ha dimostrato l’economista americano Hyman Minsky: i moderati profitti dei periodi di calma cedono prima o poi il posto a rischi sempre più sconsiderati, fino a mettere in pericolo il sistema mondiale. È quel che si dice l'”indice di Warren Buffett”, il rapporto tra la capitalizzazione totale di borsa e il prodotto interno lordo americano, oggi al 124%, ben oltre l’apice raggiunto nel 2007, vigilia della grande crisi finanziaria.

Tutto ciò fa pensare alla metafora del tacchino che, ben nutrito fino a Natale, non sospetta il colpo di scena mortale della vigilia: il pericolo è massimo quando sembra trascurabile. Nei venticinque ultimi anni le crisi finanziarie si sono ripetute con la regolarità di un metronomo, alla cadenza dei biblici sette anni: 1987, 1994, 2001, 2008.

Queste informazioni – dalla gita in barca alle crisi finanziarie – vengono da Le Monde (mercoledì 11 giugno, p. 2, 5, 6; per Wall Street, p. 7 dell’allegato Économie & Entreprise). È la cronaca di un giorno normale in un mondo che ha divinizzato il denaro, sottraendolo al ruolo di umile strumento a servizio del lavoro produttivo di beni e servizi reali, che migliorano la vita di un numero crescente di persone al mondo. Questa cronaca descrive alcuni elementi – tanto enormi da essere invisibili nelle loro dimensioni e nel loro insieme – del tritacarne globale che sta facendo a pezzi il nostro benessere e la nostra libertà, indirizzandoci verso la prova di forza (l’elenco dei conflitti si allunga, l’Ucraina chiude solo provvisoriamente la lista) voluta come giudizio di dio, cioè di se stessa, soprattutto della forza del denaro, senza cui non s’è mai potuta combattere alcuna guerra.

In grande, è il tritacarne di cui ha avuto esperienza diretta e dato testimonianza papa Francesco, quando era arcivescovo di Buenos Aires, chiamandolo appunto così. Anche ora è il solo a parlarne e denunciarne gli effetti disumani. Ha ragione Manzoni, la c’è la provvidenza.

La gh’è, ma perché provveda bisogna almeno saperla ascoltare.

 

Giuseppe Gario

 



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