14 luglio 2009

L’OPPOSIZIONE MILANESE E I LIBRI DIMENTICATI


Lo sguardo verso il passato del vostro Giano Bifronte porta questa volta alla memoria di un pomeriggio autunnale, auletta “Paolo Rossi” della Statale di Milano (il nome viene da uno studente morto durante scontri con la polizia a Roma in quegli anni) in attesa di ascoltare il verbo di uno dei miti della sinistra del tempo, il filosofo Herbert Marcuse.
Il teorico del permissivismo come libertà, l’autore di “Eros e società” in un contesto assolutamente consono (lo splendore sotto i maglioncini in lana grossa delle ragazze, magari amplificato dal ricordo, è difficilmente eguagliabile.) rispondeva alle domande di giornalisti “democratici” e, a sorpresa, di quella su quale fosse il principale problema che avrebbe dovuto affrontare la città del futuro rispose: ” I vecchi e i rifiuti”. Sconcerto fra tutti gli ossessionati dall’alienazione del lavoro in fabbrica, guerriglieri urbani e affini: come gli è venuta una riflessione così astrusa al compagno Marcuse?
La difficoltà teorico pratica della sinistra nell’affrontare proprio questi due problemi, l’annaspare alla ricerca fonti d’ispirazione per l’arte di amministrare la città di oggi certificano che l’intuizione di Marcuse, ritenuta evidentemente sedime secondario del pensiero, è stata dimenticata nel magazzino delle tesi scomode e rimosse della sinistra milanese e italiana, perché si occupavano di cose troppo “eccentriche” rispetto alle basi teoriche classiche.
Cercando fra queste scartoffie della memoria, di una Milano curiosa e cosmopolita, di una cultura di sinistra moderna e non succube dell'”indexing” politico e culturale di una destra popolaresca mente pragmatica, ci s’imbatte anche ne ” Il villaggio globale” di Marshall Mc Luhan, un altro del quale per un periodo brevissimo sembrava non potersene fare a meno: il ruolo dei media nella globalizzazione del mondo è descritto con una tale precisione che, a rileggerlo oggi, la teoria della metempsicosi o quella di un alieno in viaggio nel tempo che rivela il futuro al buon Marshall potrebbe riprendere consistenza. Chi avesse la pazienza di fare una piccola ricerca storica, scoprirebbe proprio a Milano, tra l’Università Cattolica (e sì !), il Circolo Formentini (il nome viene dalla via, non dal sonnolento sindaco leghista inflitto a Milano dalla seconda repubblica.) e la rivista socialista “Critica Sociale”, un più che discreto nucleo di elaborazione e ricerca di purissima cultura di sinistra: anche quelli, ahimè, eccentrici, troppo eccentrici rispetto alle regole della sinistra militante, che diffonde la stampa militante sempre meno letta e considera Mike Bongiorno l’oppio del popolo.
Vedendo gli esponenti dell’attuale opposizione di sinistra milanese cercare appigli, orizzonti valoriali e cercare di formare “pantheon” altamente improbabili e mal frequentati, magari per giustificare l’adesione a una o l’altra candidatura a segretario del Pd, vien da chiedersi perché queste, come tante altre felici intuizioni di cui è stata capace in passato, vengono omesse, dimenticate o travisate, come fanno gli studenti della Statale di oggi che pensano che l’aula nella quale parlò Marcuse sia intitolata al centravanti della nazionale italiana di calcio campione del mondo.
Buttare uno sguardo all’indietro nella cultura politica ed essere aperti e attenti agli stimoli da qualsiasi parte arrivino, continuo a pensare, non è un esercizio inutile: se no va a finire che i “nuovisti” di ogni tempo continueranno a vedere Mike in televisione e a non capire come mai non si becca palla a ogni scadenza elettorale.
Franco D’Alfonso



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