14 maggio 2014

RETI FERROVIARIE E INCULTURA URBANISTICA: NUOVE PROSPETTIVE


I tracciati delle FF.S. all’interno delle città italiane non solo hanno inciso in maniera determinante sulla predisposizione dei Piani Regolatori, ma ne hanno influenzato negativamente la mobilità pubblica e privata, causando l’allungamento dei percorsi nella circolazione tra le varie zone della città separate dalla rete ferroviaria. Queste infrastrutture, realizzate quasi tutte nella prima metà del secolo scorso, fanno emergere l’indifferenza delle FF.S. verso una corretta pianificazione della città, facendo correre i binari su semplici terrapieni continui con pochissimi passaggi o addirittura, nelle città più piccole, a quota zero con la deprecabile presenza dei passaggi a livello nelle zone urbanizzate.

07zenoni18FBNelle nazioni europee più avanzate sul piano della cultura della città (e delle infrastrutture) nello stesso periodo o anche prima che da noi, le linee ferroviarie venivano posate su veri e propri viadotti in ferro o muratura che garantivano una forte permeabilità tra le zone attraversate. Trovando poi, in caso di dismissioni dei servizi di trasporto interessanti soluzioni per il disegno urbano. I terrapieni ferroviari nostrani, con i loro risicati passaggi sulle radiali storiche, hanno contribuito a creare, anche in zone ormai centrali per la città, aree intercluse o di difficile accesso che sono spesso oggetto di degrado o di utilizzazioni con funzioni di bassa efficienza, stante la difficoltà dei collegamenti con il resto della città.

Il dialogo tra le Amministrazioni locali e le FF.S. è sempre stato difficile e ha visto sempre perdente l’Ente locale. Solo in questi ultimi anni, dato il nuovo assetto societario delle FF.S., si è notata una certa attenzione alle zone interessate dal passaggio della ferrovia, ahimè però, solo al fine di sfruttare al meglio le nuove stazioni dal punto di vista commerciale. Nel frattempo l’allungamento dei percorsi e le lunghe soste in colonna, provocate dal superamento delle barriere ferroviarie nell’ambito delle zone urbanizzate, avevano raggiunto livelli da far considerare tangibile l’aumento dell’inquinamento atmosferico da loro provocato.

Ma, se tutto questo non bastasse, è emersa da tale situazione un aspetto particolarmente fastidioso: infatti i pochi passaggi lasciati nei terrapieni ferroviari e i ponti per la loro visibilità estesa, diventano, per la loro frequentazione e la lentezza di attraversamento, tra i siti più ricercati dalle Società del ramo Pubblicitario, che si sforzano di fornire ai loro clienti posizioni altamente redditizie.

Ebbene, di fronte alla possibilità di introiti non indifferenti, le FF.S. hanno ricoperto di cartelloni pubblicitari non solo le ripe, ma addirittura le strutture architettoniche, spesso pregevoli, dei pochi sottopassi o ponti. Contando sulla troppa condiscendenza delle Amministrazioni cittadine. Di fatto a queste infrastrutture non è dato riconoscimento di architettura, ma solo di supporti della pubblicità, nascondendo così alla città strutture in ferro reticolare o in cemento e mattoni, spesso di buon disegno e, comunque, testimoni di un’epoca.

Le strutture architettoniche di queste infrastrutture, agli effetti del disegno urbano sono da considerarsi “punti cospicui” nell’ambito della diffusione di altre tipologie, spesso ripetitive, come le cortine edilizie, costituendo varianti ambientali che possono caratterizzare in meglio il disegno urbano della città.

Nell’articolo scritto e pubblicato nel 2003 sulla rivista ARCHITETTI e poi ribadito nel 2009 su ArcipelagoMilano mi domandavo perché queste strutture architettoniche non sono state protette come gli edifici religiosi, i monumenti o le vecchie e pregevoli costruzioni, tanto più che, per la loro tipologia, porterebbero variabili in un paesaggio urbano troppo spesso monotipo. A questo principio, condiviso anche da ARCXMI, mi sono adeguato presentando, prima in alcuni convegni e poi in sede di osservazioni al recente PGT la richiesta di allegare un elenco di “infrastrutture urbane” meritevoli di salvaguardia come quello già previsto dal PGT per gli edifici Moderni di Autore sull’allegato 5 del DDP “Contenuti Paesistici del Piano.”

Ma in un primo tempo gli uffici del Piano hanno controdedotto questa osservazione con “Proposta di non accogliere”. Ma dopo la ripresentazione di un PGT modificato nella nuova, ma identica alla prima controdeduzione, la osservazione è stata accettata con questa definizione: “… inserendo i manufatti ferroviari tra gli edifici e ambiti di rilevanza civile, religiosa, storica e culturale, segnalandoli come classe di sensibilità molto alta sull’allegato 2 del PdR Carta di attribuzione del giudizio sintetico di sensibilità paesaggistica”. Anche se sulle mappe alcuni ponti sono dimenticati e altri sbagliati come posizione, ma sperando in un loro rapido aggiornamento.

Soddisfatti da questo risultato che dovrebbe produrre un netto miglioramento della scena urbana dove tali infrastrutture sono presenti, con ARCXMI abbiamo allora preso contatto con gli uffici deputati alla pubblicità e poi con il vice Sindaco De Cesaris al fine di tradurre al più presto possibile, e sarebbe bello per l’EXPO, in un tangibile risultato la nuova prescrizione del PGT.

 

Gianni Zenoni

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti