16 aprile 2014

LA TASCA STRETTA DI UN COMUNE SMEMORATO: IDENTITÀ MILANO


Il Salone del mobile è finito. Peccato. È finito anche il Fuorisalone, peccato due volte. Milano aveva cambiato volto, si sentiva un frizzare di aria e di idee che abbiamo colto tutti, complice un clima dolce. Tra tutte le cose forse il meglio è stato il pubblico, giovane, attento e interessato. Gli anni scorsi avevo avuto l’impressione che a far girare la macchina fossero soprattutto le feste, gli aperitivi, una sorta di festival all’insegna del “qui si beve gratis”. Quest’anno no: occhi attenti, commenti (che ho indiscretamente orecchiato), interesse. Le vicende di Expo2015 e l’imminenza dell’evento sono finiti sullo sfondo e quest’ossessiva presenza per una settimana, nel migliore dei casi, è sembrata ridursi a una citazione d’obbligo.

01editoriale15FBEppure Expo c’era e anche in maniera istituzionale: in giro ma sopratutto alla Triennale l’operazione “identità Milano”. Che cosa sia in realtà è difficile capire in questo incolto turbinio di parole giustamente messe in campo e in discussione da Giancarlo Iliprandi, un ascoltato designer milanese con alle spalle più di sessant’anni di carriera: un logo? Un marchio? Un brand? Stefano Rolando, esperto di comunicazione e coinvolto nell’operazione, su queste stesse pagine ci parla del brand di Milano, altro comunque da quello che ho visto alla Triennale nella saletta al primo piano proprio sopra il Book shop. Certo missione impossibile comprimere un millennio e mezzo di storia in pochi metri quadri ma allora perché farlo?

La superficialità e la casualità sono state inevitabili ma anche le clamorose omissioni e le balzane attribuzioni come la citazione della “schiscetta” come invenzione milanese e labilissimo forzato aggancio alimentare all’Expo, nutrire il pianeta. Volevamo agganciarci alla tradizione espositiva milanese? Allora perche non una sola immagine della Fiera di Milano? Volevamo parlare della cultura milanese? Allora perché non un solo accenno al Piccolo Teatro? Perché non parlare di Milano come capitale italiana dell’editoria? E della televisione? La Milano industriosa fatta solo con un ritrattino di Giovanni Falk e di altri imprenditori più noti per i loro marchi che per la loro immagine? Non una parola dell’Alfa Romeo. E dell’architettura nulla? Solo poche immagini di edifici per i quali si indica il nome del fotografo e non dell’architetto che li progettò.

Dell’industria chimica nulla? Bastava a raccontare Milano la galleria dei ritratti, piccoli sketch a tratto tanto monotoni quanto poco somiglianti? Senza nemmeno la profondità storica delle immagini fotografiche che dagli abiti ti fanno risalire all’epoca? Milano tutta al presente o tutta al passato? L’impresa impossibile di chiudere Milano in una scatola dalle didascalie lucide, per leggere le quali ti devi spostare ora da un lato ora dall’altro, si è rivelata per quello che è: un piccolo fallimento. Non mi sono mai arruolato nell’esercito del benaltristi ma questa volta va detto: ci vuole ben altro per dare un’immagine sintetica di Milano. Difficile perché sintetica. Forse le guide verdi del Touring Club invogliano di più.

Ho sentito dire che non c’erano soldi (quanti ne sta buttando Expo?), che la cosa è stata fatta in fretta e furia per cogliere l’occasione del Salone. Quanto a questo adesso basta! Sono 53 anni che tutti gli anni c’e il Salone del mobile e sono sei anni che sappiamo che ci sarà Expo, la fretta non è una scusa ma una colpa e questo vale per tutto e per tutti, soprattutto per Expo e dintorni. La recente fortuna del Salone è arrivata con il Fuorisalone, forse una speranza anche per Expo è il Fuoriexpo. Si è detto da tutti che stavamo assistendo alle prove generali, riuscite, del 2015. Al riguardo dopo i primi entusiasmi qualcuno, sommessamente, avanza dubbi e perplessità. Il prossimo Salone quando sarà? Aprile 2015. Dopo aprile viene maggio, il temuto maggio 2015.

Luca Beltrami Gadola



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