16 aprile 2014

MONDO MEDIA: RADIO WEB OVUNQUE, PER TUTTI E PER IL TERRITORIO


La radio è nata a Milano. Non la radio di Marconi, non la radio in senso storico: ma la radio che la gente ascolta, la radio che lascia un segno, che crea, che innova, che fa tendenza, che incide sul territorio sulle abitudini, la radio che prima non c’era. Questa radio non poteva nascere che a Milano. La BBC ha costruito la sua “Broadcasting House” nel 1932; seguendo quell’esempio dalla mano geniale di Giò Ponti ha preso forma pochi anni dopo uno splendido esempio di architettura funzionale: l’edificio RAI di Corso Sempione a Milano, dove l’architettura si coniugava con le esigenze dell’acustica radiofonica, completamente diverse da quelle sino allora comunemente affrontate.

05rivetta15FBPassano un po’ di anni, la radio in Italia è (per legge) solo Rai, ma quando sull’etere si affacciano i primi fermenti dell’irripetibile fenomeno delle “radio libere”, Milano è in pole position. Nel marzo 1975 manca ancora un anno alla storica sentenza della Corte Costituzionale che spalancherà le porte dell’etere ai privati: ma Radio Milano International è già in onda. Nel luglio 1976 la sentenza 202/1976 cambia tutto: legittime le radio libere, purché a diffusione locale. Milano ribolle. Idee e iniziative diverse e variopinte. C’è anche un giovanotto, si chiama Alfredo Cotroneo: pensa ai manager stranieri che dirigono filiali di multinazionali a Milano. Si costruisce un trasmettitore in casa, scrive alle stazioni radio inglesi e americane e si fa mandare (per posta!) le cassette con le registrazioni dei programmi. In inglese, of course, e le manda in onda. IRRS-Globe Milan Radio finisce nelle camere dei più importanti alberghi “business” di Milano, attraverso la filodiffusione interna.

Radio Studio 105 nasce nel febbraio 1976, e diventa subito il faro di tante radio che volevano diventare “grandi”. 105 fa tendenza, ricordo il dj di una radio di provincia che annunciava il “prossimo brano”, faceva partire il disco e subito dopo metteva le sue cuffie su 105, come per trarne ispirazione. Alcune volte il disco finiva e in onda ci andava il cric croc della fine solco (i piatti non avevano l’arresto automatico), e dall’altra parte picchiavano i pugni sul vetro per richiamare all’ordine l’estasiato e distratto conduttore!

Praticamente tutta la radio che ha detto qualcosa è passata da Milano: Milano è stata la culla del pensiero radiofonico italiano, è stata una fucina d’idee e d’invenzioni, e ha saputo guidare da autentica leader la trasformazione delle “radio libere”, da stazioni di quartiere a radio innovative. E, poi, a radio nazionali. Deejay è forse il primo esempio delle radio della seconda generazione, con un formato nuovo e una velocità completamente diversa. RTL 102.5 ha sperimentato un ritmo con un clock molto rigido, molto americano, ma con la capacità di parlare e piacere alle persone normali. Oggi è di gran lunga la radio più ascoltata d’Italia, e supera di molte lunghezze anche Radio Rai. L’ultimo fenomeno radiofonico di scala nazionale nato a Milano è Radio24: come una scommessa vuole rilanciare in Italia la “talk radio”, ed è un successo.

Le tantissime emittenti locali di Milano durano sino alla fine degli anni 1990. Nel nuovo secolo subentrano complicazioni burocratiche sempre più stingenti, i costi della bolletta elettrica per i trasmettitori iniziano essere pesanti, e la crisi determina un crollo dei ricavi da pubblicità. Si salvano in poche, e a parte alcune emittenti significative (Popolare, Radio Marconi, …) oggi assistiamo al consolidamento dei network: in pratica tutti i network radiofonici attuali sono nati a Milano.

I costi per l’accesso all’FM sono ormai impegnativi: il web rappresenta da molti anni un’alternativa tecnicamente valida a una frazione dei costi necessari per la radiofonia tradizionale. Nei primi anni del secolo la qualità delle connessioni disponibili a casa degli utenti, e la sostanziale impossibilità di connettersi in mobilità, ha costretto le “web radio” a un ruolo di prodotto per specialisti o per entusiasti. In poco tempo, però, le cose sono completamente cambiate: l’ascolto domestico è universalmente possibile, e non è raro vedere per strada o sul treno persone che ascoltano una web radio attraverso il proprio smartphone. Il web ha accolto alcune realtà storiche che avevano difficoltà a proseguire secondo il formato classico in FM (citiamo ad esempio l’indimenticabile Radio dei Navigli, che trasmette ora solo in streaming), ma il web ha anche saputo affrancarsi dallo scomodo ruolo di “scelta di ripiego” per emittenti a corto di risorse. Il web ha paradossalmente raccolto l’eredità delle radio libere degli albori: l’espressione del territorio, del particolare, dell’iperlocale. Sono nate le street radio, le radio itineranti, le event radio, le radio universitarie e le radio per la valorizzazione del territorio (Share Radio di Baggio ne è un bell’esempio). Anche l’ultimo vero ostacolo alla diffusione dell’ascolto in streaming è ormai ad un passo dall’essere superato. L’ascolto in auto è di gran lunga la forma di ascolto preferito in Italia, ma fino a poco tempo fa collegarsi a internet da un’auto in viaggio era un esercizio per pochi specialisti.

Adesso stanno arrivando le prime auto “connesse”, dove l’elettronica pensa a tutto: anche a farci ascoltare sull’impianto audio di bordo anche le web radio. Lo spazio internet è globale per definizione, e in più è anche libero e low cost: proprio com’era la FM degli anni 70. I ricevitori di domani non chiederanno all’ascoltatore di selezionare la banda o la frequenza di trasmissione: basterà comunicare il nome dell’emittente, e il ricevitore si occuperà di individuare la piattaforma di emissione corretta (radio tradizionale, radio digitale terrestre o web), senza che l’ascoltatore debba fare nulla. Le web radio stanno finalmente per diventare a tutti gli effetti semplicemente quello che sono: radio.

Andrea Rivetta



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