2 aprile 2014

LEGGE ELETTORALE EUROPEA: UNA SOLUZIONE AL PROBLEMA DI GENERE


Mentre l’Italicum, il progetto di legge elettorale presentato dal Governo, ristagna a Palazzo Madama e dev’essere ancora assegnato alla commissione Affari Costituzionali, è un’altra riforma della legge elettorale a tenere banco al Senato in questi giorni, quella per le elezioni europee.

10livigni13FBLa situazione, anche in questo caso, è molto complessa: anche in chiave europea si rigenerano gli stessi problemi affrontati alla Camera per l’Italicum, con dispute più o meno di bandiera per quanto riguarda la problematica degli sbarramenti.

Per quanto concerne la parità di genere, clamorosamente bocciata nel primo passaggio di approvazione alla Camera qualche settimana fa, il disegno di legge elettorale sulle elezioni europee fa registrare un dato molto significativo, anche grazie ad alcune parlamentari proponenti del Partito Democratico che non si sono arrese alla sconfitta.

Il progetto di legge elettorale per le europee, infatti, prevede che l’elettore possa esprimere tre preferenze e una di queste dovrà essere del genere meno rappresentato, ovvero indicare una donna.

Nel caso di voto con tre preferenze maschili, il progetto prevede l’annullamento del voto stesso, ma se l’elettore si limitasse a esprimere solo due preferenze maschili il voto sarebbe valido. Si tratta però di una disposizione transitoria: le preferenze saranno due – e non più tre – per le elezioni del 2019 e una dovrà essere di genere.

La proposta, votata a larga maggioranza nell’assemblea dei senatori Pd convocata ad hoc, ha trovato un’intesa di massima nella maggioranza che sostiene il Governo e anche in qualche partito di opposizione, quale Forza Italia. Ora bisogna fare in fretta, con un’approvazione da parte del Parlamento in tempo utile per le elezioni del prossimo 25 maggio. Auguriamoci che questa sterzata, che ci si augura solutoria per l’approvazione della legge elettorale per le europee, possa essere di spinta per il Parlamento per rivedere la bozza di progetto elettorale nazionale nel senso della rappresentanza minima di genere.

La questione è molto complessa, a parere di chi scrive e non deve essere utilizzata artificiosamente per nascondere un problema reale. È ovvio e naturale che in una società in cui la parità di genere nella rappresentanza politica e istituzionale fosse comune denominatore accolto da tutti, una legge elettorale basata sulle cosiddette “quote” – termine orrendo, in quanto permeato da un altro alfabeto, quello dei numeri e non quello delle persone – sarebbe inutile oltre che fuorviante il reale pensiero degli elettori.

Ma la situazione italiana, assolutamente impari per le donne sia in punto di rappresentanza sia di prospettive professionali, non consente a oggi un’autoregolamentazione. Occorre un input normativo che formi la società civile, nella concreta speranza che, dopo alcuni anni, non sia più necessaria questa “riserva” alla rappresentanza di genere.

Ricordiamo che la legge 120/2011, la cosiddetta “Golfo/Mosca”, ha previsto che gli organi sociali delle società quotate in scadenza dal 12 agosto 2012 dovranno essere rinnovati riservando una quota pari ad almeno un quinto dei propri membri al genere meno rappresentato, ovvero quello femminile. Donne che, a partire dal secondo e terzo rinnovo degli organi sociali, dovranno essere pari ad almeno a un terzo dei componenti i Consigli di Amministrazione. Tale legge ha una validità temporale di soli dieci anni, entro i quali si auspica di raggiungere l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli che sinora hanno limitato l’accesso delle donne a ruoli di comando, favorendo un processo di rinnovamento culturale a supporto di una maggiore meritocrazia e di opportunità di crescita.

I risultati della “Golfo Mosca” sono davanti agli occhi di tutti: oltre il 90% delle società quotate ha ottemperato agli iniziali obblighi di legge nel primo rinnovo dei Consigli di Amministrazione.

Credo che, sulla spinta di tale normativa, sia un dovere politico e morale del nostro Parlamento l’approvazione di una legge elettorale con una riserva di genere, sia per quanto concerne le elezioni europee sia per quanto riguarda quelle nazionali. Solo con questa spinta potremo, in futuro, non aver più bisogno del legislatore, in una società davvero paritaria che valorizzi le diverse peculiarità e professionalità di donne e uomini.

Ilaria Li Vigni



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