6 luglio 2009

ABBADO, ALBERI E MODELLI DI CITTA’


Claudio Abbado ha chiesto, per tornare a suonare a Milano, che venissero piantati tanti alberi. E l’amministrazione provinciale ha iniziato a lavorare in quel senso. Ma ci sono state anche voci fuori del coro, che non hanno capito questa richiesta. Probabilmente sono le persone che non hanno mai avuto il privilegio di sentire un concerto diretto da Abbado, anche perché per sentire Abbado bisogna viaggiare e ascoltarlo in altre sedi di teatro, sia in Italia sia all’estero. I suoi concerti fanno sempre il tutto esaurito e questo è il primo punto da considerare: le elevate esternalità positive che un evento musicale ha sull’ambiente vicino, esternalità che spesso non sono considerate quando si valutano progetti per finanziare teatri e altre manifestazioni culturali. Il maestro Abbado attira spettatori da lontano che per sentire i suoi concerti viaggiano e quindi pernottano nella località, mangiano fuori, per partecipare all’evento scelgono spesso di mettere vestiti eleganti: tutti elementi da considerare perché favoriscono le strutture ricettive del luogo.

Secondo punto: il maestro Abbado ha fondato orchestre giovanili, orchestra Mozart e altre, e in questo modo sostiene i giovani che hanno affrontato lo studio della musica e quindi prepara loro un futuro. In un periodo in cui si discute del finanziamento degli enti musicali, si dovrebbe tener presenti anche questi effetti positivi, che non sono quantificati nei bilanci degli enti ma ne giustificano l’esistenza. La musica è un bene di relazione che contribuisce al benessere dell’individuo e quindi alla creazione di quel “capitale sociale” che assicura anche il benessere di una collettività, benessere come bene comune che dovrebbe essere considerata nelle scelte politiche.

Il grande prodotto “concorrente” è il calcio, che ha bilanci milionari ma che ugualmente pesa sulla collettività: chi paga le forze di polizia che devono assicurare l’ordine pubblico prima, durante e dopo le partite? Anche queste spese, vere esternalità negative, non sono considerate nei bilanci delle società sportive, che quindi non indicano il vero valore generato per la collettività. E qui è opportuno parlare di alberi. Siamo sicuri che il calcio debba essere solo passivo? Al posto dei grandi stadi non sarebbe meglio favorire lo sport attivo da parte di tanti? Ma dove farlo se a Milano le aree verdi sono praticamente introvabili.

Parlare di alberi a Milano significa quindi immaginare una città che abbia non solo case, con il loro giardinetto, ma anche spazi aperti, dove i giovani si possano incontrare, giocare, riposarsi, insieme agli altri abitanti. Quando ero ragazza i giovani potevano giocare in strada, c’erano aree libere; ora in zona Solari c’è un parco ma è sottodimensionato rispetto alle esigenze della zona. E’ un bel parco, in cui un architetto intelligente ha ricavato uno spazio recintato in cui si può giocare a pallone senza disturbare, è un parco con spazi recintati per bambini e per cani, e nei giorni belli affollatissimo, tipo scatoletta di sardine.

Purtroppo nel futuro non si vede nulla di nuovo. I progetti parlano ancora di costruire case, di dedicare all’edilizia anche le aree di San Siro, di eliminare le ultime cascine che circondano Milano. Ma ci si rende conto che così si costruisce una città invivibile? E’ una città dove si sta male, dove non ci sono aree di incontro “belle”, che non abbruttiscano chi le frequenta. Chiedere alberi per Milano significa chiedere una città a misura d’uomo, cioè di bambino.

Per Milano serve un grande progetto, ma un progetto non di speculazione, ma di riqualificazione di aree per venir incontro ai suoi cittadini più giovani. I progetti in corso prevedono la costruzione di case dal costo per mq di 5000 – 7000 euro: la mia domanda è: se il primo stipendio dei giovani è di 1000 euro, mentre, per riconoscere la giusta remunerazione a chi investe in case, l’affitto anche di un bilocale non potrà essere inferiore a 800 euro, chi abiterà quelle case? Se lo stipendio iniziale è di 1000 euro (sono sempre due milioni delle vecchie lirette!) come fanno i giovani a mettere su casa? Ora si parla di housing sociale ed è importate intervenire. L’effetto della speculazione edilizia di Milano è di togliere verde e di costruire case troppo costose, con la nefasta conclusione dell’abbandono di Milano da parte delle giovani coppie, dirette verso abitazioni nell’interland, dove la casa costa meno. Non solo, questo comporta anche la caduta della natalità con le conseguenze relative in termini di sostenibilità dei sistemi pensionistici.

La conseguenza di queste scelte edilizie sono però la cementificazione della Brianza, dove è rimasto solo qualche campo, con effetti deleteri sul microclima e sul “capitale sociale” di molte aree. Chiedere agli amministratori di pensare a una città vivibile, che consideri esigenze dei giovani e dei meno giovani è la sfida che Abbado ha posto con la sua richiesta di alberi.

L’altro grande tema di Milano è la mobilità. Si continua a parlare di autostrade, per Malpensa e non solo. Io vorrei sapere se i politici hanno mai volato: come si fa dopo otto ore di volo a mettersi in macchina e guidare? Le altre città europee, che hanno l’aeroporto, hanno il treno che corre spesso sotto la pista degli aerei e che consente di raggiungere i centri delle città senza fatica. Questo succede a Bruxelles, e non solo. Invece a Milano si parla di Pedemontana e la ferrovia Milano-Monza- Molteno, la linea ferroviaria che passa per le principali cittadine della Brianza, compreso Macherio, dove passerà la Pedemontana, ha un binario unico!

Milano è brutta. Intere aree dovrebbero essere ricostruite. La mia speranza è che si intervenga là dove è stato costruito in passato e che può essere riqualificato, senza occupare nemmeno un metro di aree ancora verdi. Abbiamo bisogno di verde, di alberi, di prati in cui stare e perché no, coltivare fiori, verdura, godere dello stare assieme, senza essere abbruttiti dal “grande fratello” o spettacoli simili.

Quindi alberi, alberi, alberi.

Alessandra Tami



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