5 febbraio 2014

PARCO URBANO DELLA CONOSCENZA. IL FLOP DI UN’EXPO SENZA UN VERO DOPO


Se fossi responsabile della realizzazione e del buon successo dell’Expo 2015, probabilmente metterei giù la testa sul recinto dell’Expo, senza pensare né a cosa succederà fuori dal recinto, né a cosa succederà dopo l’Expo. Più o meno come sta facendo l’attuale direzione. Se, invece, fossi portatore di qualche responsabilità pubblica per la città di Milano, per la grande area metropolitana, per la Lombardia, sarei molto interessato alla tematica di cosa può muoversi intorno all’Expo, di quali energie positive questo evento può mobilitare e di cosa succederà dopo che, nel recinto dell’Expo, si saranno spente le luci. Più concretamente mi domanderei cosa si può fare perché le luci non si spengano e l’Expo rappresenti la spinta ispiratrice di un nuovo ciclo di sviluppo per la nostra città e la nostra Regione, in una continuità di lavoro, che inizia con l’Expo ma non finisce con l’Expo.

02vitale05FBÈ noto che, nella maggior parte dei casi, le Expo più recenti hanno lasciato eredità negative, e ciò è avvenuto perché non c’è stata continuità tra l’Expo e il dopo Expo, perché l’Expo è stata concepita come una vicenda fine a se stessa, come un grande Luna Park, con un inizio e una fine. A noi si presenta l’occasione di fare diversamente, proprio grazie al tema dell’Expo (“Nutrire il Pianeta, Energia per la vita“), un tema importante e che esercita una forte attrazione (come dimostrato dall’adesione di un elevato numero di paesi), ma che soprattutto è un tema che continuerà, nei prossimi anni e decenni, a essere centrale per il mondo intero. L’eredità tematica dell’Expo deve, pertanto, rimanere la bussola e la guida centrale per il dopo Expo, per trarre dall’esperienza Expo il massimo vantaggio, attraverso un’azione di continuità, in un tema centrale anche dopo il 2015. Il percorso da intraprendere è, quindi, quello della costruzione di un progetto culturale, sociale e politico, condiviso e partecipato, che consenta a Milano e alla Lombardia di inaugurare, nel 2015, una nuova fase del proprio sviluppo sociale, economico, urbanistico.

È già chiaro, da quello che si è intravisto che, ancora una volta, il confronto in atto è tra chi pone al centro l’obiettivo della massima valorizzazione immobiliare – finanziaria delle aree per la proprietà, e chi pensa di utilizzare la straordinaria occasione per innestare nuovi temi di sviluppo. Nell’interno di questo due visioni configgenti sono configurabili molte varianti e compromessi, ma l’essenza dello scontro è, ormai, da tanti segnali, del tutto evidente. Che dei privati pongano al centro il primo obiettivo è comprensibile e, forse, giustificabile. Che dei soggetti pubblici, portatori della responsabilità di una strategia di sviluppo di un’intera comunità perseguano, in sostanza, gli stessi obiettivi e lo stesso approccio non è né comprensibile né accettabile. Ma è proprio questa la malattia più grave del nostro Paese in questa fase storica.

La finanziarizzazione dell’economia ha esteso i suoi tentacoli in tutte le sfere, anche pubbliche, della società. I nostri amministratori pubblici, invece di essere, come dovrebbero, dei visionari impegnati a disegnare il futuro sono ormai quasi tutti ridotti ad agire come mediocri contabili e pessimi economisti senza avere, per giunta, di norma, studiato né contabilità né economia. Sono di conseguenza prima di tutto succubi degli interessi precostituiti, soffocando le nuove energie. Per questo da noi il futuro non viene mai, per questo la modernizzazione non viene mai, per questo i nostri giovani migliori devono andare a cercare lavoro all’estero, dove si pensa, si progetta, si alimentano sogni e visioni, dove non c’è la paura del futuro, dove il puntare sulla conoscenza non è vano esercizio retorico, ma è il vero motore del nuovo sviluppo.

Qualcuno ha giustamente detto: non disperdiamo quello che si costruisce in relazione all’Expo. Si riferiva alle strutture costruite, ai più significativi padiglioni, all’hardware. È una raccomandazione corretta, ma che vale ancora di più per il software, per la conoscenza accumulata in direzione dell’Expo, dove, sul filone “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita“, si sono messe in moto energie, si sono stretti nuovi legami, si sono fatte ricerche, e molti paesi porteranno le loro esperienze e le loro conoscenze. Tutto questo è un patrimonio che non va disperso. La massima distruzione del valore, consiste proprio nel buttare via tutto ciò e dedicarsi ad altro.

In questa logica si pone, ad esempio, la curiosa idea di una cittadella dello sport, idea che può essere proposta solo da chi non ha la minima idea dei temi di sviluppo dell’area metropolitana milanese, da chi ignora alla radice le priorità in tale area, da chi non sa cosa è la Lombardia e le sue componenti principali.

Per questo quando il Comune di Milano ha emanato un bando per raccogliere proposte e idee sul dopo Expo, noi, il Gruppo “Parco della Conoscenza per la Continuità dell’Expo”, abbiamo proposto che nella grande area dell’Expo ci siano, per il dopo Expo, risposte articolate. Ci deve essere una componente dedicata ai legittimi interessi immobiliari. Ci può stare uno stadio, di medie dimensioni e plurifunzionale, secondo i migliori modelli contemporanei. Ma una parte significativa deve essere riservata a un Parco Urbano della Conoscenza (***) dedicato, in continuità con l’Expo, al tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita” che contenga un “Centro Interdisciplinare per la Nutrizione del Pianeta”.

Milano è al centro di una delle aree agricole più produttive del mondo, che vede concentrarsi in 230 mila ettari di aree agricole e forestali regionali le più significative filiere e tipologie produttive e un’enorme varietà di paesaggi e di biodiversità animali e vegetali. Naturalmente Milano conta su facoltà universitarie e altri centri di conoscenza qualificati e specializzati nel settore agroalimentare, oltre che di una competenza diffusa, accumulata in centinaia di anni.

Ma anche qui si sente la mancanza di un Centro interdisciplinare che coordini le varie competenze non al servizio di specifici compiti e competenze ma più generalmente al servizio del territorio, del suo sviluppo, e dalla buona alimentazione. Sempre più lo sviluppo nasce dalla ibridazione delle competenze più che dal loro isolamento.

Il secondo filone sul quale dovrebbe concentrarsi il Parco della Conoscenza è quello dell‘energia per la vita, intesa come componente importante della Green Economy, che nasce dalle nuove aree di sviluppo. La nostra proposta è quella di concentrarci sull’idroelettrico, che è un settore nel quale l’Italia ha una storia di esperienza accumulata di primo piano ed è quindi più legata al tema: “Nutrire il Pianeta”. Più precisamente parliamo di generazione di energia dall’acqua.

Le grandi imprese energetiche mostrano scarso interesse per gli sviluppi energetici innovativi legati all’idroelettrico di impianti di piccola taglia. Di conseguenza il maggior ostacolo all’affermazione degli stessi è costituito da aspetti burocratici e autorizzativi che ne rendono la nascita e lo sviluppo molto lunghi e difficoltosi. Da qui l’utilità di un “Centro Interdisciplinare indipendente per le energie rinnovabili” e in particolare per lo studio e la promozione della generazione di energia dall’acqua.

Vorremmo che il Comune di Milano e altri enti comunali, scegliessero, come dovrebbero, una funzione di guida, per la progettazione e costituzione di un Parco Urbano della Conoscenza, nell’ambito di un nuovo progetto di sviluppo. Perché questo accada deve emergere dalla società la volontà di muoversi in questa direzione, mettendo a disposizione le energie necessarie. Solo un comitato programmatore nel quale confluiscano grandi università, fondazioni civiche, associazioni imprenditoriali, organizzazioni agricole, imprese impegnate sul fronte alimentare ed energetico, personalità della cultura e dell’economia, potrà esprimere l’energia necessaria per un progetto così importante. Se ciò avverrà anche gli amministratori pubblici potranno, alla fine, reagire positivamente, secondo la regola che mi illustrò trent’anni fa un importante personaggio americano: “Politicians never act, they react“.

Marco Vitale

per il Gruppo “Parco della Conoscenza per la Continuità dell’Expo”

 

(***)

Il Parco Urbano della Conoscenza dovrebbe far capo a una Fondazione a prevalenza pubblica ma sarà caratterizzato da forte autonomia e articolato come segue:

* il Centro Interdisciplinare di Ricerca per la Nutrizione del Pianeta (di carattere globale).

Al Centro verranno invitate a partecipare facoltà universitarie agroalimentari; organizzazioni di agricoltori; distretti specializzati di facoltà mediche e di altre facoltà; fondazioni finanziarie impegnate sui temi dello sviluppo come la Cariplo; enti impegnati nella Greeneconomy come la Fondazione Symbola e Unioncamere, la cui prefazione al rapporto GreenItaly 2013 ci vede molto d’accordo. Bisognerà porre delle forti tutele statutarie e organizzative per assicurare che nel consiglio del Centro siano presenti solo persone altamente competenti, integre e rispettate e che lo staff del Centro sia formato da giovani di valore e motivati guidati da persone di grande esperienza e Qualcosa di simile quello che abbiamo in mente si trova nella “Pontificia Universidad Catolica de Valparaisio” dove è stato creato il CREAS (Centro Regional de Estudios en Alimentos Saludables Alimentos Y productos rieductabiles para Chile y el mundo), che illustra la sua missione con queste parole: “Nuestra Visión: EI CREAS sarà un centro interdisciplinario de excelencia, referente nacional e internacional en investigación, desarrollo e innovación en el ámbito de la production de alimentos y produco saludables, que alcanzará su auto-sustentabilidad respondiendo a las demandas de la comunidad empresarial, pública y cientifica.

Da qui la nostra proposta di un Centro Interdisciplinare per la Nutrizione del Pianeta, che fondi varie competenze con il compito di:

* identificare, sviluppare e divulgare i temi che su questa tematica verranno suggeriti dalla stessa Expo;

* sviluppare nuove relazioni virtuose tra sfera rurale e urbana (nella direzione dell’importante filone europeo del neoruralismo urbano);

* potenziare la ricerca e la conoscenza dell’agricoltura ecologica e, comunque, attenta ai temi della salute e della sostenibilità ambientale;

* contribuire alla modernizzazione e produttività dell’agricoltura lombarda in particolare;

* approfondire e divulgare un corretto rapporto tra prodotti agricoli e salute delle persone attraverso una conoscenza dell’alimentazione scientificamente fondata;

* diventare nel tempo punto di ricerca e presidio per un riconoscimento nazionale di qualità e sostenibilità di tutto il prodotto agroalimentare italiano nel mondo;

* Un centro commerciale e di ristorazione concentrato sui prodotti e specialità lombarde, una vetrina enogastronomica della Lombardia, affidata a una gestione di qualità con una forte partecipazione al risultato. Questo centro fornirà risorse finanziarie per il Centro di ricerca.

* Un collegamento operativo con il Parco Reale e dei Giardini di Villa Reale di Monza, parco storicamente nato come azienda sperimentale delle allora moderne pratiche agricole con il sistema di ville, cascine e mulini, che vanno ripristinati nella funzione originaria.

* Una fattoria agricola nel Parco Sud finalizzata a scopi sperimentali, didattici e turistici, preferibilmente collegata con una apposita pista ciclabile e impostata secondo un modello già proposto da Costa Edutainment Spa, parecchi anni fa, per il Parco Agricolo di Trenno. Anche questa fattoria sarà economicamente produttiva.

* Centro Interdisciplinare indipendente per le energie rinnovabili in particolare per lo studio e la promozione della generazione di energia dall’acqua.

Il maggior interesse è oggi suscitato da nuovi sviluppi resi possibili dalle nuove tecnologie che permettono la produzione di energia elettrica da impianti di taglia piccola, alimentati ad acqua fluente, senza grandi salti, distribuiti per una produzione locale senza necessità di grandi linee di trasporto in alta tensione. Questi piccoli impianti, denominati “impianti fluviali”, dato le taglie limitate di impianto, la vicinanza agli utilizzatori finali, e il loro minimo impatto ambientale sono di particolare interesse per:

* Impianti fluviali su reti irrigue;

* Impianti fluviali su canali e fiumi di pianura;

* Impianti fluviali in corrispondenza di sbarramenti e dighe già esistenti, anche in qualità di ulteriore garanzia di rilascio del deflusso minimo vitale.

Per quanto riguarda in particolare gli impianti idroelettrici fluviali il Centro dovrebbe:

* sviluppare una metodologia per l’identificazione dei siti idonei;

* promuovere studi economici su tali impianti;

* identificare fonti di finanziamento;

* promuovere una razionalizzazione e standardizzazione delle norme che ne regolino la realizzazione tagliando enormemente i tempi e le difficoltà burocratiche.

Questo Centro dovrebbe essere animato da giovani tecnologici ed economisti d’impresa brillanti e motivati, parecchi dei quali abbiamo avuto occasione di incontrare e dovrebbe avere come partner tecnologico privilegiato naturalmente il Politecnico di Milano.

In questo campo un partner tecnologico e didattico interessante per il Centro è la Fondazione Museo dell’Industria e del Lavoro (MUSIL) di Brescia che oltre a disporre di un museo di attrezzature industriali di primo piano, ha dato vita a Cedegolo (Valle Camonica), in un’antica centrale idroelettrica, a un museo interattivo e didattico dell’energia idroelettrica che è unico in Lombardia e probabilmente in Italia e che ha in corso ricerche interessanti proprio sul tema degli impianti idroelettrici fluviali.

* Incubatore per start up

Alcuni progetti presentati sottolineano l’importanza di inserire nel sito per il dopo-Expo un incubatore per start up. Questa proposta è senz’altro positiva e da accogliere ed è più che coerente con la nostra proposta. Tuttavia nell’attività dell’incubatore deve essere presente una sezione dedicata al tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita”. Come partner specialistico nella realizzazione di start up il nostro riferimento è al gruppo Superpartners Innovation Campus di Brescia che è formato da persone di grande esperienza e che ha al suo attivo importanti realizzazioni, tra le quali una start up denominata Talent Garden, che aiuta i giovani innovatori a lavorare insieme, di grande successo a livello nazionale.

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Comments are closed.



Ultimi commenti