13 novembre 2013

IL COMUNE E LE NOMINE: LA BUONA GOVERNANCE IN PILLOLE


Da che parte si può cominciare a ricostruire un Paese come il nostro? Perché ormai di ricostruzione si tratta visto il cumulo di macerie cui sono ridotte le istituzioni. Si può cominciare dalla più semplice delle cose: che ognuno cerchi di fare al meglio il suo mestiere. Noi di ArcipelagoMilano a questa massima crediamo e crediamo anche a quell’altra che viene subito dopo e che secondo noi dice: aiuta chi cerca di far bene il suo mestiere. Da qui l’idea del volumetto “La buona governance, piccolo manuale per amministratori di società ed enti a partecipazione pubblica”.

01editoriale39FBUn’idea semplice nata durante i primi mesi di vita della Giunta Pisapia mentre venivano via via nominati i nuovi amministratori nei consigli di amministrazione delle aziende possedute o partecipate dal Comune, in scadenza o in sostituzione di quelli che vi sedevano per designazione della Giunta precedente. Le scelte fatte erano figlie di un nuovo clima e al vecchio costume di “piazzare” in quelle posizioni donne e uomini “affidabili” per fedeltà politica o semplicemente “creditori” di favori elettorali o “trombati” alle elezioni, si stava sostituendo il criterio della competenza, della capacità e dell’onestà. I primi avevano poco interesse agli aspetti giuridici e formali in aderenza ai quali svolgere il proprio mandato ma i secondi non potevano certo affrontare il loro nuovo ruolo con leggerezza: un problema particolarmente grave per chi di codici, di norme giuridiche, di aspetti formali dell’attività di consigliere è particolarmente digiuno visto ché nello sceglierlo avevano fatto premio le sue doti di competenza su altri aspetti dell’attività della società o dell’ente nel quale è stato designato o nominato.

Il volumetto e stato redatto da Nedcommunity, associazione tra amministratori indipendenti, che ha ben interpretato il mandato ricevuto: ne è nato un testo agile, alla portata di tutti, in grado di orientare i neofiti ma anche di fornire agli esperti utili spunti di riflessione, prima di essere nominati ma anche dopo. Tra tutte le riflessioni una ve n’è che ci sta a cuore, a cavallo tra la politica e la buona governance di una società posseduta o partecipata dalla mano pubblica: i rapporti tra il nominante e il nominato. Per farla breve, la tradizione più consolidata voleva che l’amministratore designato fosse una sorta di servo sciocco e fedele. Oggi si vorrebbe e si vuole che non sia più così: l’amministratore deve fare prima di tutto gli interessi della società che amministra i cui obiettivi, il cui mandato, la cui missione sono chiaramente espressi nello statuto della società, ben sapendo che altri vengono prima dei soci: sono i creditori, gli enti previdenziali, i dipendenti e gli accantonamenti per il TFR e per finire il ruolo di sostituto d’imposta.

Ma chi è il socio? I soci siamo noi tutti, non chi ci rappresenta, non il sindaco, non i consiglieri comunali, non il presidente della Regione: anche loro sono lì in rappresentanza. L’amministratore nominato o designato deve guardare lontano, deve guardare al suo Paese. Dopo aver pubblicato il nostro piccolo manuale e averlo offerto in omaggio ai recenti nominati del Comune di Milano vorremmo fare un secondo passo: contribuire a un dibattito sul tema dei rapporti tra eletti e i nominati o designati nelle società possedute o partecipate, un ruolo di modesto ma utile servizio alla ricostruzione di un’identità collettiva presentabile. Ci proveremo, magari presto.

Luca Beltrami Gadola

 

 

 



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